14 ottobre 2019

Vendi Napoli e poi muori | Galleria Fonti

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Fino al 15.XI.2019
Essere Napoletani oggi. Rispondono Maurizio Esposito, Gianluca Panareo, SAGG NAPOLI, Sven Sachsalber e Constantin Thun in una collettiva alla Galleria Fonti

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Vendi Napoli e poi muori, vista della mostra foto di Amedeo Benestante

La mostra “Vendi Napoli e poi muori” presso la Galleria Fonti è il quarto appuntamento di una serie di collettive in cui artisti noti ed emergenti si confrontano su temi specifici. Maurizio Esposito, Gianluca Panareo, SAGG NAPOLI, Sven Sachsalber, Constantin Thun sono stati invitati a confrontarsi sul concetto di “napoletanità” nell’odierna era della globalizzazione, tema focale del romanzo di Gennaro Ascione. Da questo testo l’evento prende in prestito il titolo, utilizzandolo come «pretesto per sviluppare analisi antropologiche o psicologiche sul territorio».

L’esposizione apre le porte al pubblico in un clima di fervido interesse e accesa curiosità grazie anche all’incontro avvenuto il giorno prima del vernissage presso l’art hotel SuperOtium durante il quale il curatore Lorenzo Xiques ha incontrato una cerchia attenta di artisti, lavoratori dell’arte e operatori culturali invitati a riflettere sullo stato dell’arte contemporanea emergente nel capoluogo campano. Diversi gli argomenti che hanno animato il dibattito: dalla denuncia dell’inesistenza di una scena artistica contemporanea partenopea capace di sostenere il peso e la responsabilità di tale definizione, alla problematica fuga di talenti costretti a emigrare, all’esigenza di raccontare una Napoli differente dall’immaginario narrativo diffuso e stereotipato. Molti gli interventi che hanno tentato di dare una risposta e individuare delle responsabilità: l’assenza di investimenti nel settore culturale; la carenza di contenuti; la difficoltà dell’Accademia nell’essere fucina di talenti emergenti; il non riuscire a eguagliare realtà come Milano, Berlino e Londra. Un dibattito acceso che ha unito tutti i partecipanti nel riconoscere la necessità di azioni concrete e nuove visioni alla luce delle grandi possibilità e potenzialità che la città di Napoli offre e possiede da sempre nel proprio DNA.

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SAGG NAPOLI per Vendi Napoli e poi muori, vista della mostra foto di Amedeo Benestante

Nell’idea in cui tutto è contemporaneità e nulla ha realmente il tempo di esserlo, il confronto apre una breccia nel contesto che vede l’arte contemporanea come moda e fenomeno di costume rispondendo ad una globalizzazione strumentale nella quale andrebbe ripensata – o quantomeno rielaborata – la contemporaneità in quanto paradigma che non può trascendere la fluidità del presente. Presente che, volendo citare il testo di Ascione, «vive della segretissima e seducente voluttà che la deriva si faccia naufragio tra i flutti del degenere piuttosto che confortante ristagno negli specchi lacustri del già detto e del già fatto». Nell’attuale panorama culturale, caratterizzato dalla crisi dei contenuti – aggravata da una critica assopita (se non del tutto assente) – il termine “contemporaneo” diventa alibi perfetto per qualsivoglia operazione possa trovare consenso di pubblico e approvazione da parte del sistema dell’arte. In questo contesto il progetto espositivo di Xiques si propone di far emergere il problema attuale della narrazione come processo di emulazione artistica. L’esposizione restituisce con puntualità una selezione di opere che evidenziano l’uso ridondante di medium post-moderni al servizio di operazioni meramente narrative laddove «la narrazione e i suoi linguaggi ottici sono poco più che un pretesto per leccare via i fluidi vitali dalla carcassa marcescente della forma-romanzo». C’è da chiedersi se nell’ambiguo scenario post-internet abbia davvero senso interrogarsi sulla scena contemporanea napoletana chiamando in causa il movimento dei Futuristi e le passate avanguardie. La risposta forse risiede nell’arti-star più ricercata della collettiva: SAGG NAPOLI che cavalcando l’ondata di popolarità e visibilità ripropone le pratiche anglosassoni che furono di Ana Voog e Petra Cortright, fino alle più giovani Signe Pierce e Molly Soda. Ricalcando le orme fluorescenti e le estetiche new kitsch l’artista ne adatta l’immaginario in chiave partenopea mettendo in scena una specifica napoletanità, quella che emerge dall’uso popolare dei social media. Il pubblico più giovane era presente soprattutto per lei, per incontrarla di persona e selfificarla. La possibilità di assistere durante l’inaugurazione ad una sua performance, ha messo in evidenza l’approccio innovativo del curatore nell’invitare il pubblico a riflettere sulle attuali pratiche artistiche e in particolare sul coinvolgimento dello spettatore; tema questo recentemente affrontato da Francesco Bonami in un articolo sul futuro dei musei (la Repubblica, 10 settembre 2019, p.29) in cui afferma: «Lo spettatore diventa un partecipante nello spazio. Lo spazio è la natura dell’opera, la tela o il marmo di una volta. […] Il visitatore si trasformerà in cliente. La cultura diventerà su misura con il rischio di condannare a morte curiosità e meraviglia». Arriveremo a visitare mostre e musei con la stessa compulsività con la quale si scrolla il profilo personale di un VIP, alla ricerca dell’ultimo gossip o del post inedito? L’esperenziale si fa spazio nella cultura contemporanea trasformando fenomeni di costume in una pratica artistica nella quale diventa sempre più difficile la distinzione tra una performance e un dj-set. Ma questo è un altro discorso e il problema diventa squisitamente di tipo semantico lessicale. La mostra lascia il dibattito aperto e sospeso, in attesa del prossimo incontro utile. Per il momento nulla di nuovo sotto ‘o sole mio.

 

Tiziano Manna

mostra visitata il 29 settembre

 

Dal 20 settembre al 15 novembre 2019

Maurizio Esposito, Gianluca Panareo, SAGG NAPOLI, Sven Sachsalber, Constantin Thun, Vendi Napoli e poi muori

Galleria Fonti

Via Chiaia, Napoli

Orari: dal lunedì̀ al venerdì, dalle 11 alle 14 e dalle 16 alle 20

Info: info@galleriafonti.it

 

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