19 novembre 2021

A Merano Arte “The Poetry of Translation”

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Merano Arte, a pochi chilometri da Bolzano, indaga il fenomeno della traduzione attraverso più di 70 opere di 30 artisti contemporanei. Le parole di Judith Waldmann, curatrice della mostra

Installation view “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. (Cerith Wyn Evans, Katja Aufleger, Lawrence Abu Hamdan). Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021

Da oggi, 18 novembre, fino al 13 febbraio 2022 a Merano Arte, a pochi chilometri da Bolzano, presenta la mostra “THE POETRY OF TRANSLATION”, a cura di Judith Waldmann, che indaga «il processo della traduzione da prospettive inedite» attraverso più di 70 opere di 30 artiste e artisti, nazionali e internazionali, analizzandone la ricaduta sociale e le implicazioni socio-politiche, tra osservazioni universali e aspetti legati alla peculiarità della realtà plurilingue e multietnica dell’Alto Adige. Nel percorso espositivo sono presenti opere di Annika Kahrs, Anri Sala, Babi Badalov, Ben Vautier, Carla Accardi, Cerith Wyn Evans, Christine Sun Kim & Thomas Mader, Ettore Favini, Elisabetta Gut, Franz Pichler, Irma Blank, Jorinde Voigt, Kader Attia, Katja Aufleger, Ketty La Rocca, Kinkaleri, Lawrence Abu Hamdan, Lawrence Weiner, Leander Schwazer, Lenora De Barros, Maria Stockner, Mirella Bentivoglio, Siggi Hofer, Slavs and Tatars, Tomaso Binga.

Il percorso espositivo

«A partire dalla traduzione di tipo linguistico, – ha spiegato Merano Arte – la mostra allarga l’indagine alla trasposizione di ulteriori sistemi segnici (artistici) come la musica, il canto, la danza, la luce, i codici digitali o la pittura. Attraverso alcune opere esposte, in cui unità di codice morse sono tradotte in segnali luminosi (Cerith Wyn Evans, Goodnight Eileen, 1982) o la musica in disegno (Jorinde Voigt, Ludwig van BeethovenSonate Nr. 1 bis 32, 2012), l’esposizione intende porre interrogativi come: cosa succede quando un sistema viene trasferito in un altro? E cosa accade quando un visitatore non è in grado di decifrare il codice di un sistema di segni e si ritrova a confrontarsi con degli schemi astratti?»

«Le ricerche contemporanee sono inoltre accompagnate da due excursus storici: una sala è dedicata alle lingue artificiali. Tanto l’esperanto che il linguaggio internazionale per immagini isotype (sviluppati, rispettivamente, nel 1887 da Ludwik Zamenhof e nel 1925 da Otto Neurath) ci raccontano il desiderio di un mondo antinazionale e senza traduzioni. Una seconda sala si confronta con la poesia visiva e concreta degli anni ’60 e ’70, dando spazio – in particolare – a un gruppo di artiste che erano state riunite da Mirella Bentivoglio in occasione della mostra “Materializzazione del Linguaggio”, realizzata in occasione della Biennale di Venezia del 1978, che aveva aperto prospettive inedite e dato spazio alla visione femminile del linguaggio e alla traduzione del linguaggio in forme visive», ha proseguito l’istituzione.

«La mostra prevede, inoltre, un ampio programma di iniziative, di offerte didattiche, visite guidate e incontri, tra cui un artist talk di Francesca Grilli, un concerto di Alessandro Bosetti, in collaborazione con Ensemble Conductus, e una performance di Kinkaleri.
Il percorso espositivo è completato da due opere di arte pubblica realizzate da Lawrence Weiner e Heinz Gappmayr presso l’ospedale di Merano.
È attesa per dicembre 2021 la pubblicazione di un volume edito da Mousse Publishing con una raccolta di testi inerenti alle opere in mostra», hanno anticipato gli organizzatori.


Kunst Meran Merano Arte: “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. Anna Zinelli, Martina Oberprantacher, Judith Waldmann, Ursula Schnitzer. Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021

Le parole di Judith Waldmann, curatrice della mostra

Come è nata la mostra “THE POETRY OF TRANSLATION” e come si colloca nella programmazione di Merano Arte?

«“THE POETRY OF TRANSLATION” è nata in stretto rapporto con la realtà vissuta in questo territorio. La geografia, la storia nonché il multilinguismo e la convivenza interetnica che lo caratterizzano hanno rappresentato un impulso decisivo per la realizzazione a Merano di un’ampia mostra su questa tematica. Si può infatti affermare che la traduzione appartenga al DNA dell’Alto Adige e Merano Arte offre quindi un contesto ideale per i lavori esposti. Intendo questa tematica come un’opportunità per avvicinarsi con sensibilità alle dinamiche e alle condizioni locali e per affrontare questioni ad esse connesse. Cosa significa avere tre lingue ufficiali? Quali possibilità della traduzione vengono aperte e quali sono invece i suoi limiti? La mostra solleva inoltre questioni più ampie su concetti quali identità, multiculturalismo, diversità. In futuro Merano Arte intende dedicarsi maggiormente a tematiche di carattere sociale e politico: “THE POETRY OF TRANSLATION”, che affronta anche aspetti politici, è stata sviluppata in linea con questo orientamento verso la prossima programmazione».

Installation view “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. (Mirella Bentivoglio, Irma Blank, Elisabetta Gut). Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021
La mostra si propone di «far luce sul processo della traduzione da prospettive inedite». Come si ritrova questo aspetto nel percorso espositivo? Può farci un paio di esempi?

«Le opere esposte guardano alla traduzione come a un momento magico, capace di far scaturire sempre qualcosa di nuovo. “THE POETRY OF TRANSLATION” vuole fare luce sulla traduzione nella sua complessità, intendendola tanto come fonte di partecipazione, comprensione internazionale, creatività, genio e poesia quanto come possibile causa di incomprensioni ed esclusioni. Il percorso espositivo prende le mosse da una concezione “classica” della traduzione, da una lingua a un’altra. Proseguendo, la mostra allarga l’indagine a forme non convenzionali e sorprendenti, con traduzioni in altri sistemi segnici (artistici) come la musica, il canto, la danza, la luce, i codici digitali o la pittura. Ad esempio, un lavoro dell’artista gallese Cerith Wyn Evans traduce unità di codice morse in segnali luminosi emessi da un lampadario veneziano. Oppure, l’artista berlinese Jorinde Voigt ha assunto l’immane compito di tradurre tutte le 32 sonate di Beethoven in disegni. Con questi lavori ci troviamo di fronte a codici che non riusciamo a decifrare direttamente, come se si trattasse di una lingua straniera. Più questo processo diventa astratto, più emerge l’aspetto poetico della traduzione, che riguarda il capire e il non capire il codice, implica leggere e decodificare ma comprende anche la fantasia, l’associazione, l’interpretazione».

Installation view “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. (Ketty La Rocca, Marilla Battilana ). Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021
Che rapporto si instaura tra il tema della mostra e il territorio multietnico e plurilingue dell’Alto Adige?

«Un’intera sala è dedicata proprio a questa tematica. Vi è esposto, ad esempio, un manifesto dello spettacolo teatrale di Bertolt Brecht Die Rundköpfe und die Spitzköpfe (Teste tonde e teste a punta) che, all’inizio degli anni ’80, aveva creato scalpore. Il regista berlinese Götz Fritsch ha avuto l’idea brillante di proporlo recitato in tutte e tre le lingue ufficiali in Alto Adige. Le reazioni controverse, talvolta feroci, uscite sulla stampa mostrano come questa scelta abbia toccato un punto dolente, se non addirittura infranto una legge non scritta. Da una parte lo spettacolo è stato elogiato come una produzione che tutti gli altoatesini avrebbero dovuto vedere, da un’altra attaccato come un miscuglio linguistico pseudo-conciliante che avrebbe dovuto essere rigorosamente evitato. Questo incontro tra le tre lingue aveva una misteriosa carica esplosiva. Quando la pièce è stata portata a Merano, dopo la prima a Bolzano, la sala era talmente piena che lo spettacolo è iniziato un’ora dopo. Penso sia interessante, all’interno di una mostra che si occupa di traduzione a Merano nel 2021, ridare visibilità a un evento come questo, riflettendo sulle motivazioni per cui ha smosso così gli animi e forse lo fa ancora oggi».

Installation view “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. (Slavs and Tatars, Babi Badalov). Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021
Quali saranno le prossime mostre a Merano Arte?

«La prossima mostra, curata da Ursula Schnitzer, è dedicata a due artiste legate al territorio, il cui lavoro presenta numerosi punti di contatto: Elisabeth Hölzl e Regina Klaber Thusek. Negli anni ’70 erano rispettivamente studentessa e insegnante. La mostra le porta a rincontrarsi, quasi 50 anni dopo, attraverso una narrazione poetica della loro opera.
Seguirà una mostra collettiva curata da me. Il titolo previsto, ma ancora provvisorio, è “TOGETHER – Interact, Interplay, Interfere”. Dopo due anni di pandemia, con l’isolamento sociale e lo spostamento dell’interazione nello spazio digitale che ha implicato, Merano Arte intende concentrarsi sul tema della “comunità”. La mostra celebrerà l’aspetto corporeo, lo scambio fisico diretto, la vicinanza sociale, l’interazione in gruppo. Il focus sarà posto su domande come: quando il potere di azione individuale si unisce a quello di molti nel formare un collettivo, che opportunità si aprono e quali rischi si presentano?».

Installation view “The poetry of Translation”, curated by Judith Waldmann. (Slavs and Tatars, Babi Badalov, Siggi Hofer). Foto: Ivo Corrà, Kunst Meran Merano Arte 2021

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