27 luglio 2022

Alice Ronchi con “Sole” a Masseria Canali per I.D.E.A. Salento. Intervista all’artista

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Inaugura oggi "Sole", la mostra di Alice Ronchi, presso Masseria Canali per I.D.E.A. Salento, a cura di Lorenzo Madaro e accompagnata da un suo testo critico

Alice Ronchi, Sole, 2020. Ferro, 55x102x4 cm. Ed 1/5 + 1 AP

Masseria Canali a Casarano, dimora privata del collezionista milanese Davide Meretti, apre per il secondo anno consecutivo, i suoi spazi a I.D.E.A. Salento, residenza satellite di Cascina I.D.E.A., il progetto ideato dalla collezionista e mecenate Nicoletta Rusconi. Protagonista è Alice Ronchi, brava a sintetizzare il rigore della forma e l’apparente immediatezza dei suoi segni e della sua scrittura, come si evince dalla prima opera installata site-specific all’ingresso della masseria: “Sole”, una scultura a parete che evidenzia il genius loci, ma anche un richiamo alla semplicità e all’intensità di un immaginario legato alla natura e alle sue declinazioni più recondite.

Abbiamo chiesto ad Alice di condurci attraverso “Sole”, accompagnandoci in un luogo il cui spirito, come dice Davide Meretti, è «da ricercarsi nell’interconnessione di architettura, natura ed arte e nelle sensazioni di armonia che l’interazione di questi elementi è in grado di generare».

Alice Ronchi. Courtesy l’artista

Alice, come si sviluppa la mostra?

«La mostra si sviluppa attraverso un dialogo diretto con lo spazio che la accoglie, ovvero Masseria Canali, mediante alcune opere concepite appositamente per il progetto e altri lavori già esistenti. L’idea è quella di proporre una panoramica di opere tra loro connesse, in grado anche di evocare alcune suggestioni che appartengono al mio lavoro e ad alcuni elementi naturali. Si parte con Sole, una grande scultura a parete installata sopra all’arco che accoglie i visitatori all’ingresso della masseria, si prosegue poi nell’ambiente principale con due grandi dipinti su tela di lino grezza e poi in altri ambienti dove sono posizionate un altro grande dipinto e alcune sculture in ferro».

“Sole” è il titolo della mostra ma anche di un lavoro site-specific. Che cosa significa per te questa parola? Come l’hai scelta e come si relaziona con la masseria?

«Ho maturato l’idea di proporre un’ opera che potesse essere una sorta di benvenuto, un incontro con qualcosa di alto e armonico. Per me “Sole” non si riferisce unicamente alla stella madre del sistema solare, bensì a un incontro con qualcosa di naturale che dialoga con l’interiorità dell’uomo, simbolo di luce e positività. Non è un caso che sia l’opera che apre la mostra, che accoglie per prima il pubblico che la visiterà. La forma ad arco presuppone apertura e accoglienza, anche per questo dà il titolo all’intero progetto».

Nella tua pratica e in questa mostra la tua scrittura visiva, e installativa, si affianca alla ricerca pittorica. Come ti muovi tra queste produzioni?

«Adottando un linguaggio astratto caratterizzato da forme organiche che caratterizzano sia i dipinti che le sculture, nella mostra l’intenzione è di emozionare lo spettatore rievocando la natura e le suggestioni che essa scaturisce in noi. La dimensione della parola attraverso la scrittura è propedeutica a un lessico visivo che rinuncia sempre all’immagine compiuta per divenire segno. Scabro, ogni volta rigoroso, vitale: il segno che si ramifica nelle opere in mostra è primario, per certi versi arcaico».

Sei in mostra in Masseria e anche a Montemarcello con una Boccata d’Arte. Come si stanno sviluppando i progetti, entrambi fortemente relazionati al loro luogo, e cosa ti aspetta nel futuro?

«Il progetto a Montemarcello è nato da un ciclo di interviste agli abitanti del borgo che ho potuto fare durante una serie di sopralluoghi, ancora in corso. Mi incuriosiva molto il rapporto intimo tra gli abitanti e il borgo, le esperienze e le emozioni che hanno condiviso con me rispetto a questo profondo dialogo. Da questo processo è nata una grande scultura installata sul portale d’ingresso del borgo: una sintesi delle lettere che i singoli cittadini hanno dedicato a questo luogo, come parte del mio progetto. Non esiste un metodo di lavoro univoco per tutti i progetti, mi piace piuttosto di volta in volta osservare i luoghi, cercare di coglierne l’essenza e interpretarla. A metà settembre, al termine della mostra, ci sarà un momento di lettura di tutte le lettere davanti agli abitanti, per condividere quel sentimento profondo di amore e appartenenza al borgo che li accomuna tutti».

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