07 febbraio 2020

“Dancing at the Edge of the World” a z2o Sara Zanin Gallery, Roma

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A Roma, alla z2o Sara Zanin Gallery, dieci artiste per una collettiva e due performance, tra femminismo e utopia. La curatrice, Marcelle Joseph, ci ha raccontato la mostra

Sara Zanin dancing
Megan Rooney, Goods & Services (detail), 2019, Pastel, pencil, acrylic, oil sticks on magazine papers, framed in handcolored wood frame with Plexiglas and screws, 83 x 65 cm, Courtesy the artist & DREI, Cologne

A Roma, alla z2o Sara Zanin Gallery, inaugura oggi, 7 febbraio, la collettiva “Dancing at the Edge of the World”, a cura di Marcelle Joseph, con le artiste Saelia Aparicio (1982, Spagna), Charlotte Colbert (1985, New York), Monika Grabuschnigg (1987, Austria), Zsofia Keresztes (1985, Budapest), Alexi Marshall (1995, Londra), Florence Peake (artista londinese che lavora dal 1995) e Eve Stainton, Proudick (Lindsey Mendick, 1987, Londra, e Paloma Proudfoot, 1992, Londra) e Megan Rooney (1985, Canada).

Saranno parte del percorso espositivo anche due performance: la prima, di Proudick, si svolgerà questa sera alle 19.00, in occasione dell’opening, e la seconda, di Florence Peake e Eve Stainton, il 26 febbraio, alle 19.00.

Dancing at the Edge of the World” è pensata come «un centro di attività femminista» che attraverso il lavoro delle dieci artiste invitate metterà in primo piano relazioni, connessioni e scambi per sovvertire gli equilibri del tradizione potere sociale e culturale a favore, tra femminismo e utopia, di una società in cui a ciascun individuo siano garantiti diritti e realizzazione.

La curatrice, Marcelle Joseph, ci ha accompagnati alla scoperta della mostra.
Come è nata “Dancing at the Edge of the World”?

«Ho curato un’altra mostra collettiva presso la galleria di Sara Zanin nel 2017 e ho profondamente apprezzato quell’esperienza a Roma, perciò ho raccontato a Sara l’idea che avevo in mente, idea che lei ha subito amato e voluto portare nella Città Eterna.

Ho letto molto Ursula Le Guin e sono stata particolarmente ispirata dalle utopie femministe e non binarie a cui ha dato vita nei suoi racconti di science fiction».

Come ha scelto le artiste invitate?

«Ho scelto le artiste in mostra a partire dalla loro ricerca, dalla loro esplorazione del corpo da una prospettiva di genere e di potenziamento del femminile. Ho inoltre voluto attribuire alla mostra un contenuto performativo e così ho invitato due coppie di artiste – Proudick (Lindsey Mendick e Paloma Proudfoot), Florence Peake ed Eve Stainton – che spesso collaborano muovendosi in un terreno di contaminazione tra performance, installazione e scultura».

Qual è il concept della mostra?

«Questa mostra presenta il lavoro di dieci artiste identificate come donne mettendo in scena un mondo futuristico e alternativo in cui l’umanità parla attraverso quella che Le Guin chiama la “lingua madre”, ovvero un linguaggio che incoraggia le relazioni , le connessioni e gli scambi, al posto di una “lingua paterna” biforcuta – ossia il linguaggio del potere parlato dall’“Uomo Civilizzato” che guarda al resto della società da un’ottica dicotomica contesa tra termini oppositivi come soggetto / oggetto, sé / altro, maschio / femmina, mente / corpo, attivo / passivo, Uomo / Natura, dominante / sottomesso.

La mostra stessa sarà un centro di attività femminista sovversiva in cui il corpo – fatto di carne, spesso permeabile e talvolta desideroso – è onnipresente ma mai separato dalla mente. Le artiste in questa mostra invadono la propria privacy per esplorare l’incarnazione e la rappresentazione attraverso una strategia anarchica e auto-realizzante di legittimazione. Ci saranno opere d’arte che possiedono una sensazione eruttiva in grado di riecheggiare gli universi dei romanzi di Le Guin, desiderosi di un’utopia femminista o non binaria – una sorta di nuovo universalismo, privo di disuguaglianze, dominio e sfruttamento e pieno di piacere femminile».

Da dove deriva il titolo della mostra “Dancing at the Edge of the World”?

«”Dancing at the Edge of the World” è il titolo di un’antologia di scritti non-fiction di Le Guin da cui ho citato due passaggi che stanno a segnare un’epigrafe introduttiva al testo critico della mostra. Mi sono perciò appropriata del titolo di Le Guin per dare il titolo a questa mostra. Attraverso le opere selezionate vorrei raccontare come queste dieci artiste donne “ballano [] …al limite delle cose” o divengono “vulcano” per liberare il vecchio mondo dalla sua tendenza populista e patriarcale che persiste nell’oppressione e nell’esclusione delle alterità, di quegli esseri umani che si trovano al di fuori di un ristretto gruppo demografico che si identifica con il potere e il genio, per costruire invece un nuovo mondo in cui le comunità emarginate non sono sempre sul punto di divenire, ma sono diventate comunità di individui pienamente realizzati, con tutti i diritti e i privilegi dell’ “Uomo Civilizzato”».

Di che cosa tratterà la performance di Proudick di questa sera?

«La performance di Proudick si svolgerà nel loro negozio di scarpe di design – a rappresentare quel paradiso per eccellenza del desiderio aspirazionale femminile. Questa installazione sarà costellata di scarpe in ceramica – dagli stivali da cowboy con teste di serpente che spuntano fuori dalle punte alle delicate scarpe con tacco dal sapore romanesco (ovvero il salame), dalle ballerine a punta con fibbia a forma di rana alle scarpe con zeppa di epoca rinascimentale ispirate alle chopine veneziane del Sedicesimo Secolo.
Proudick interpreterà la duplice personalità della commessa – offrendo cioccolatini a forma di scarpa e bicchieri di vino rosso, imitando la falsa cordialità delle commesse dei negozi di design di fascia alta lì dove credono che i loro clienti abbiano le risorse economiche per acquistare dei prodotti eccessivamente costosi e, per contro, prendendosi gioco di loro mangiando e bevendo, in modo scomposto, tutto ciò che hanno a disposizione da offrire, senza curarsi di quei clienti che considerano troppo trasandati o non all’altezza».

Saelia Aparicio, Charlotte Colbert, Monika Grabuschnigg, Zsofia Keresztes, Alexi Marshall, Florence Peake, Proudick, Megan Rooney, Eve Stainton
“Dancing at the Edge of the World

A cura di Marcelle Joseph
Dal 7 febbraio al 31 marzo 2020

z2o Sara Zanin Gallery
Via della Vetrina 21, Roma
Opening e performance di Proudick  (Lindsey Mendick e Paloma Proudfoot): 7 febbraio 2020, alle 19.00
Performance di Florence Peake e Eve Stainton: 26 febbraio 2020, alle 19.00
Orari di apertura della galleria: dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 19 (sabato su appuntamento)
www.z2ogalleria.it

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