06 agosto 2022

Gabriella Ciancimino e Pamela Diamante per “Nucré”, a Ceglie Messapica

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Da oggi, 6 agosto, al 15 settembre con “Nucré”, rassegna di arte contemporanea" in Valle d’Itria, due mostre collettive, in cui "artisti contemporanei mostrano il loro sguardo sui luoghi, sui paesaggi e sul patrimonio culturale e antropologico del territorio"

Pamela Diamante, Aurora al trullo Rubina, 2022. Courtesy l'artista e Gilda Lavia

In Valle d’Itria, in Puglia, a Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, al via oggi “Nucré – Rassegna di arte contemporanea”, che si compone di due mostre: “Frammento e Ornamento”, a cura di Roberto Lacarbonara, al Castello Ducale − Pinacoteca Emilio Notte, con opere di Emanuele Becheri, Max Bill, T-Yong Chung, Gabriella Ciancimino, Benjamin Cohen, Antonio Corpora, Francesco Gennari, Giorgio Griffa, Franco Guerzoni, Jean-Baptiste Maitre, Vincenzo Marsiglia, Elizabeth McAlpine, Diego Miguel Mirabella, Davide Monaldi, Emilio Notte, Achille Perilli, Markus Saile, e “Dova la Terra incontra il cielo”, dedicata a Rubina Ciraci e curata da Giulia Bortoluzzi, al Trullo Rubina, in contrada Menzella, con opere di Pamela Diamante, Elise Eeraerts , Andrea Francolino, Luigi Ghirri, Carlo Guaita, Bea McMahon, Niamh O’Malley, Fabio Roncato, Martinelli Venezia.

«Fra trulli, terrazze e mura storiche […] artisti contemporanei mostrano il loro sguardo sui luoghi, sui paesaggi e sul patrimonio culturale e antropologico del territorio con “Nucré” […]. Siamo nella città che ha dato i natali a Emilio Notte (Ceglie Messapica, 30 gennaio 1891 – Napoli, 7 luglio 1982) uno dei più importanti esponenti del movimento futurista italiano. Notte nel 1977 donò una parte della propria collezione personale alla sua Ceglie Messapica, oggi nel Castello Ducale, in particolare nelle sale della Pinacoteca intitolata all’artista, sono custodite 10 opere, che finalmente il pubblico potrà ammirare», hanno anticipato gli organizzatori.

«Nucré, – hanno proseguito – è una parola composta dai termini dialettali “nu” + “cré” e rappresenta una ricorrente formula vernacolare del territorio con cui si indica generalmente “un domani”, allusione e suggestione usata in forma di speranza, di promessa, di destino. Il termine fa riferimento a una delle più celebri poesie di Pietro Gatti, autore cegliese tra i più influenti poeti regionali del Novecento, cui è dedicata la Biblioteca civica».

Castello Ducale, Ceglie Messapica

“Frammento e Ornamento”

«In stretta relazione con l’opera Oggetti (1969) di Emilio Notte, ospitata nel Castello Ducale − Pinacoteca Emilio Notte di Ceglie Messapica, l’esposizione “Frammento e Ornamento”, a cura di Roberto Lacarbonara, include i lavori di artisti contemporanei, italiani e internazionali, chiamati a indagare il carattere sempre parziale, frammentario, indiziario dell’opera, intesa come elemento di una unità perduta o indefinita. Oggetti appartiene alla serie delle “nature morte” e dei collage che Emilio Notte realizza nel pieno di una crisi della figura e della composizione: una lacerazione in grado di privilegiare la parzialità all’unità, il dettaglio all’interezza. Con la sua forma irregolare, l’aspetto di un antico mosaico, i contorni segnati dalla linea spezzata, ulteriormente accentuata dall’impiego di cornici a zig-zag, questa tela – insieme con le coeve Frammento e Composizione – mostra un debito nei confronti dell’amato Braque e del cubismo, pur nella consapevolezza di radunarne i frammenti alla luce di nuove esigenze spaziali. Le opere degli artisti in mostra definiscono pertanto un’ipotesi di ritrovamento, il rinvenimento di lacerti visivi residuali e discontinui, presenze “quasi-archeologiche” che riattivano segni immaginifici di grande potere evocativo. Una suggestione che sembra ulteriormente rafforzata dalla memoria dei preziosi apparati iconografici e ornamentali che decoravano il castello, riccamente affrescato nel XV secolo dalla famiglia Sanseverino, le cui tracce ancora visibili appaiono sulle mura dell’adiacente Biblioteca “Pietro Gatti”».

Trullo Rubina

“Dova la Terra incontra il cielo”

«Il progetto “Dova la Terra incontra il cielo”, a cura di Giulia Bortoluzzi, si propone come una riflessione sulla relazione tra la tradizionale vocazione agricola dei Trulli e l’importanza che l’osservazione e la conoscenza della natura, in particolare del cielo, da sempre caratterizzano il lavoro della terra. Queste antiche costruzioni, tipiche del territorio pugliese, sono infatti legate a origini contadine tanto nella loro forma architettonica quanto in un’accezione storico-antropologica − i Trulli originariamente erano costruiti utilizzando materiali ricavati dallo spietramento del terreno per renderlo più facilmente coltivabile ed erano utilizzati per alloggiare contadini e animali. Con la loro forma quasi a cupola i Trulli si slanciano verso l’alto e spesso all’esterno riportano segni e simboli, appartenenti a diverse culture (cristiana, ebraica, pagana etc.), che rimandano alla conoscenza dei regimi atmosferici, della natura del clima, e dell’osservazione delle stelle. La relazione tra terra e cielo emerge spontanea nell’incontro col territorio, ed è osservata sia dal punto di vista materico, nella sua architettura e artigianalità, sia da quello metaforico, legato a visioni cosmologiche ed esistenziali. Con le loro opere, gli artisti coinvolti invitano a osservare l’architettura che li ospita e il paesaggio circostante in nuove relazioni capaci di attivare inediti significati e sensazioni».

 

 

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