01 giugno 2022

‘L’esca’: la collettiva sul rapporto tra collezionista e artista al MACTE, Termoli

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Il 4 giugno al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli inaugura la collettiva "L'esca" in cui saranno esposte trenta opere provenienti da una collezione privata

Stefano Arienti, Senza titolo. Collezione privata

Al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli il 4 giugno, dalle 18 alle 20 inaugura la “L’ESCA” (fino all’11 settembre), una collettiva che presenta trenta opere da una collezione privata, con lavori di Mario Airò, Stefano Arienti, Francesco Bernardi, Monica Bonvicini, Maurizio Cattelan, Mario Dellavedova, Miltos Manetas, Eva Marisaldi, Amedeo Martegani, Liliana Moro, Alessandro Pessoli, Paola Pivi, Lorenzo Scotto Di Luzio, Alessandra Tesi, Tommaso Tozzi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa.

«Il titolo – ha spiegato il museo – fa riferimento alla relazione tra collezionista e artista, che nasce attraverso un “colpo di fulmine” per l’opera d’arte. Questa mostra rivela il risultato di rapporti costruiti negli anni dal collezionista con assidue frequentazioni degli studi d’artisti, delle gallerie e di spazi espositivi in diverse città italiane.
“L’ESCA” racconta una parte di storia di questa collezione privata, influenzata anche dalla visione di alcune opere che hanno fatto la storia del Premio Termoli, prima ancora che esse diventassero parte della collezione permanente del MACTE.

Vedovamazzei, Paesaggio su carta, dittico (part.). Collezione privata

L’esposizione è incentrata su alcuni artisti emersi nel panorama dell’arte italiana negli anni Novanta. Si tratta di persone che hanno saputo giocare con diversi linguaggi e convenzioni dell’arte contemporanea, ma mentre alcuni hanno continuato a lavorare con successo, altri invece hanno avuto vicende alterne o addirittura smesso di esporre.
Grazie a una collezione raccolta in quarant’anni, “L’ESCA” rappresenta un’occasione unica per scoprire opere che raccontano approcci critici, giocosi, narcisi, che hanno in comune un’insofferenza ai materiali e alle tecniche tradizionali in favore di una vena dissacratoria e introspettiva.
Liberata dalla dimensione domestica, nella sale del museo, la collezione respira, rivelando tutta la sua ricchezza nella condivisione con il pubblico, che potrà attivare commenti, opinioni, confronti».

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