16 gennaio 2019

Le “ossessioni” di Giaconia, Miliani e Zeneli alla GAMeC

 

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Alla GAMeC di Bergamo da questa sera tre nuove mostre dedicato alla “ossessioni” dei tre artisti: la prima personale di Oscar Giaconia in un museo italiano, la presentazione del nuovo progetto di Jacopo Miliani e la prima presentazione in un’istituzione italiana della trilogia di video When Dreams Become Necessity di Driant Zeneli. Le curatrici, Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni, ci hanno accompagnato, in anteprima, alla scoperta di ciascuna mostra attraverso le loro voci e quelle degli artisti, che hanno raccolto per Exibart.
«Oggi la GAMeC – ci ha raccontato Valentina Gervasoni – inaugura con una serie di “prime”: “Hoysteria”, la prima personale dell’artista Oscar Giaconia in un’istituzione museale italiana; l’undicesima edizione di Artists’ film International, che diventa però prima occasione in cui la GAMeC ha sostenuto la produzione di un nuovo progetto di Jacopo Miliani qui presentato contestualmente al video Deserto (2017), selezionato per la rassegna internazionale dedicata ai film d’artista; e infine la prima presentazione in un’istituzione italiana della trilogia video When Dreams Become Necessity di Driant Zeneli. Progetti molto diversi, accomunati, senza volontà, da un confronto con le personali “ossessioni” dei tre autori».
Si parte, idealmente, con la mostra più ampia: «Hoysteria – ci ha spiegato Sara Fumagalli – è una riflessione sulla pittura, che molto rivela, a partire dal titolo stesso – crasi intraducibile delle parole “osteria”, “ostrica”, “isteria” –, di Giaconia e del suo approccio alla pittura: ovvero quel tentare ostinato anche se votato al fallimento, di tradurre l’intraducibile, e al tempo stesso, di difendere l’intraducibilità, l’indicibile, attraverso la traduzione. L’ambiente immersivo creato da Giaconia per lo Spazio Zero del museo costituisce un grande contenitore abitato da altri contenitori e da creature ambigue che incarnano un’alterità abbietta e ostile». In merito a questo progetto Oscar Giaconia ci spiega che «per entrare dentro HOYSTERIA bisogna lasciare tutto fuori. HOYSTERIA è un agglutinamento di parole propriamente improprie, dove il dubbio è l’unico supporto certo: è la messa in abisso di un contenitore di contenitori, come vagoni di un treno incidentati. La mostra è un’eventualità pittorica sorta da un caleidoscopio derivato dagli scarti di una mostra precedente (Green Room, 2016), durante la quale venni trasformato da un truccatore prostetico, Vittorio Sodano, in un’escalation di personaggi. Tutto il materiale prodotto in quella circostanza, video e fotografico, è stato rielaborato, tradotto e tradito pittoricamente e ha generato molte delle opere presenti in GAMeC. HOYSTERIA è inguainata e foderata in salpa, riveste tutto lo Spazio Zero, un riciclato del cuoio, materiale interstiziale generalmente usato nell’industria calzaturiera che non si vede mai, perché applicato internamente, che mi interessa proprio in quanto “materiale fantasma”. Ritorna il motivo di stanze che si sdoppiano e si concatenano: le opere contenute in queste concatenazione di interni, anche se preferirei chiamarle artaudianamente “documenti”, sono ermeticamente chiuse, asfittiche, mute, incapaci di parlare forse perché straziate da eccessivi tentativi denominativi ed ermeneutici. Aleggia su tutto lo spettro di un restauro psichico destinato al naufragio, che non potrà mai avere né luogo né un luogo. Sono come vampiri che reclamano il proprio castello-rudere, nonostante appartengano ad un dominio feudale ormai decaduto. Quindi non ci sarà nessun punto di arrivo, la moltiplicazione di questi contenitori non avrà fine perché semplicemente è il fine stesso a mancare. Esistono solo entrate, nessuna via d’uscita».
Si cambia completamente atmosfera con il progetto di Jacopo Milani: «Le 18 istituzioni parte del network internazionale di Artists’ Film International – ci ha spiegato Valetina Gervasoni – si confrontano quest’anno con il tema del “gender”. GAMeC ha selezionato, nel panorama italiano, il video Deserto (2017) di Jacopo Miliani. Con Jacopo è nato uno scambio proficuo che ci ha portato a sostenere con entusiasmo la produzione di due nuovi progetti video, innestati anch’essi sui paradigmi pasoliniani di Teorema (1968), che creano nuovi materiali nella riflessione dell’artista sul tema delle identità multiple. La ricerca interdisciplinare di Miliani si confronta sovente con il linguaggio della danza come alternativa a quello verbale e testuale nella creazione di un significato altro. Se in Deserto, le parole di Pasolini convivono con quelle di Miliani nel recitato di una voce fuori campo, in Teorema Teorema Teorema è Matyouz, Master of Ceremony parigino, a rispondere a una serie di quesiti ispirati dal film del 1968 e dai suoi personaggi e a cimentarsi in una Hand-performance di Vogueging». In merito a ciò Miliani così ci ha raccontato: «Sono molto contento di esser stato selezionato per Artists’ Film International, rassegna internazionale che per quest’anno si raccoglie attorno alla tematica del ‘gender’. Come per qualsiasi altra definizione, credo che le parole devono aprirsi a una pluralità di vedute e riflessioni e per questo motivo sono molto contento che il mio progetto sia presentato in relazione ad altre opere e altri artisti. Per tale occasione, oltre al video selezionato, Deserto (2017), la GAMeC ha prodotto i video Teorema Teorema Teorema e Hand-Performance che saranno mostrati per la prima volta al pubblico in questa occasione. Entrambi i lavori si raccolgono attorno a un’ossessione personale per il film Teorema (1968) di Pier Paolo Pasolini. Non si tratta di un remake, proprio perché considero fallimentare – e per questo potenzialmente creativo – il processo del ‘rifare’. Già in questa mia presentazione il linguaggio sembra esser protagonista e lo sarà anche nei lavori presentati. Il linguaggio e la sua interpretazione non sono mai unici e definiti. In questo caso è stato fondamentale l’incontro con Matyouz, performer di Parigi che ha già stupito il team di lavoro della GAMeC e delle persone coinvolte nella produzione (T-space) nei giorni delle riprese avvenute nelle sale del museo quando ancora erano in fase di allestimento».
Nelle sale del museo si apre, infine, uno spazio dedicato all’utopia, con i video di Driant Zeneli, artista che rappresenterà l’Albania alla prossima Biennale di Venezia: «When Dreams Become Necessity – ci ha spiegato Sara Fumagalli – comprende tre video di breve durata che documentano altrettante azioni performative svolte dall’artista stesso. In tutti i casi, Zeneli cerca di realizzare tre desideri, tre sogni verosimilmente impossibili da concretizzare, ma che costituiscono per l’artista una sorta di ossessione: volare con il parapendio per disegnare una nuvola, saltare nel vuoto per toccare la luna, lanciarsi a tutta velocità agganciato a una teleferica per attraversare il sole. I video si concentrano in particolare sulla documentazione della preparazione che precede l’azione vera e propria e che si risolve in brevi istanti. Questi aspetti sottolineano la risolutezza e la determinazione necessarie per realizzare obiettivi utopici, ma forse, ancor di più, indispensabili per accettare l’eventualità del fallimento. La trilogia When Dreams Become Necessity, nel suo complesso, costituisce infatti una riflessione sul fallimento, inteso non come fine ma come opportunità per immaginare sentieri ancora inesplorati e accogliere lo stimolo di nuove sfide». In merito Zeneli ha dichiarato alle curatrici: «Il sogno si riferisce al tentativo di realizzare qualcosa d’impossibile, è proprio nel tentativo che risiede il sogno più che nel raggiungimento dell’obiettivo. Solo grazie ai tentativi, e ai possibili fallimenti, possiamo trarre delle conclusioni nella vita personale come nella scienza o nel progresso, possiamo cambiare strada per intraprenderne una nuova, possiamo scoprire qualcosa di nuovo, o fallire ancora». (Silvia Conta)
Oscar Giaconia, Hoysteria 
Jacopo Miliani, Artists’ Film International – XI Edizione
Driant Zeneli, When Dreams Become Necessity 
Mostre a cura di Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni
17 gennaio – 24 febbraio 2019
Opening: 17 gennaio 2019, h 19 
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Via San Tomaso, 53
Orari: dal lunedì alla domemica, dalle 10:00 alle 18:00 (martedì chiuso)
www.gamec.it

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