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Suggestiva, è questo l’attributo che Hypermaremma sceglie per l’installazione di Maria Loboda, To Separate the Sacred from the Profane, con cui si apre la nuova stagione del festival d’arte diffuso nel territorio maremmano.
Classe 1979, originaria di Cracovia, Maria Loboda è solita comporre installazioni e sculture per indagare i codici culturali, rappresentati dai segni pittorici e dalla grammatica di vari materiali e oggetti. Nel suo lavoro si confronta con le narrazioni storiche attribuite a certi oggetti e le giustappone a interpretazioni contemporanee e riferimenti moderni per affrontare la trasformazione del significato di oggetti e immagini, tracciando il loro percorso dalla trasmissione all’incontro. «In un certo senso considero tutte le mie mostre come capitoli di un libro, forse non in continuità logica ma come un flusso di poesia. Le mie idee sono tutte intrecciate, una si evolve dall’altra, i titoli definiscono i capitoli e le opere ne derivano», ci aveva racconta qualche anno fa in occasione della sua prima mostra personale in Italia (Faux, Vistamare, Milano).
Nel Parco Archeologico dell’Antica Città di Cosa ad Ansedonia, con il sostegno dei Parchi Archeologici della Maremma, ritroviamo To Separate the Sacred from the Profane, dopo il suo debutto alla mostra Kaleidoscope del Modern Art Oxford nel 2016. Da allora è stata esposta in diversi spazi di rilievo, tra cui le mostre personali al Contemporary Art Center di Vilnius, all’Institut d’art contemporain di Villeurbanne/Rhône-Alpes e la collettiva “Si Sedes Non Is” curata da Milovan Farronato alla Breeders Gallery di Atene, tutte nel 2017.
Parte della collezione dell’Institut d’art contemporain di Villeurbanne/Rhône-Alpes, To Separate the Sacred from the Profane si si compone di un grande portale circolare alto quattro metri, ispirato al chinowa, che trova posto nella suggestiva cornice del Parco Archeologico dell’Antica Città di Cosa ad Ansedonia. Oggetto tradizionale dello Shintoismo giapponese, il chinowa ha la funzione di porta simbolica per la purificazione. Nella credenza scintoista, attraversare un chinowa rappresenta il passaggio da uno stato di impurità a uno di purezza, consentendo agli individui di passare dal mondo del peccato a quello dello spazio sacro. L’installazione di Loboda collega le antiche tradizioni shintoiste orientali al ricco tessuto storico del Parco Archeologico e alla sua storia millenaria. Posizionata in un punto cruciale di intersezione tra il foro – dove si svolgevano attività politiche e commerciali – e l’area sacra del Capitolium, il tempio dedicato alla triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, quest’opera offre un dialogo unico tra culture ed epoche.
Come in tutto il suo percorso, anche in Maremma Maria Loboda enfatizza il potere della forma e del simbolismo, attingendo da diversi ambiti culturali per creare nuovi significati che risuonano in contesti contemporanei. Attraverso la sua installazione, l’artista invita gli spettatori a riconsiderare il rapporto tra modernità e pratiche antiche, sfidandoli a esplorare nuovi valori estetici e mistici nel quadro dell’archeologia contemporanea.