01 aprile 2021

Monte Verità: dopo il restauro torna visitabile il Padiglione Elisarion. Intervista

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Con la conclusione del restauro del Padiglione Elisarion, il Complesso Museale di Monte Verità da oggi riapre al pubblico nella sua interezza. Ne abbiamo parlato con Nicoletta Mongini, Responsabile Cultura Fondazione Monte Verità

Interno Padiglione Elisarion, 2021, Ph: Ars Artis AG, Courtesy Fondazione Monte Verità

Ad Ascona, nel Canton Ticino, da oggi, primo aprile, con la conclusione del restauro del Padiglione Elisarion il Complesso Museale di Monte Verità, riapre completamente al pubblico, che potrà tornare ad ammirare il polittico di Elisàr von Kupffer Il chiaro mondo dei beati, cuore ideale di Monte Verità, composto da 16 tele per quasi 9 metri di lunghezza (di cui potete trovare la storia qui sotto, dopo l’intervista), cuore ideale, oggi, di Monte Verità, insieme a Casa Anatta, Casa Selma e Casa dei russi, che insieme costituiscono il complesso museale.

Dall’inizio del secolo scorso il Monte Moscia, divenne meta per chi cercava una modo di vita anticonvenzionale, con un rinnovato rapporto con la natura, in cui un nuovo approccio all’esistenza potessero trovare spazio. Nacque così Monte Verità, da cui transitarono nel tempo, come ricorda la Fondazione che oggi lo gestisce, teosofi, riformatori, anarchici, comunisti, socialdemocratici, psicoanalisti, scrittori, artisti ed emigrati di entrambe le guerre mondiali, tra cui Hermann Hesse, Rudolf von Laban, Isadora Duncan, Hugo Ball, Hans Arp, Marianne von Werefkin, Alexej von Jawlensky e molti maestri del Bauhaus, come Gropius, Albers, Breuer, Feiniger, Schlemmer, Moholy-Nagy e altri.

Tra gli anni ’60 e ’70 questo luogo stregò Harald Szeemann, che vi dedicò un enorme lavoro di ricostruzione storica, che lui stesso aveva presentato nella mostra “Monte Verità. Le mammelle della verità”, oggi allestita in modo permanete Casa Anatta. 

Interno Padiglione Elisarion, 2021, Ph: Roberto Pellegrini, Courtesy Fondazione Monte Verità

Intervista a Nicoletta Mongini, Responsabile Cultura Fondazione Monte Verità

Che cosa ha rappresentato Monte Verità per la sua contemporaneità? E in che aspetti conserva, oggi, la sua attualità?

«Nei primi del ‘900 Monte Verità ha rappresentato uno dei principali esempi di comunità di Lebensreform, un movimento molto diffuso in Nord Europa che contrastava le conseguenze negative della crescente industrializzazione, da un punto di vista morale e fisico, riportando l’uomo in un costante e necessario rapporto quotidiano con la natura. La colonia di Monte Verità è stata esemplare in questo senso per il numero di persone che vi sono giunte e per i numerosi intellettuali, artisti, teosofi e filosofi che l’avevano eletto come meta. Con gli anni si trasforma in comunità di artisti, accogliendo personaggi del calibro di Hugo Ball, Hans Arp, Sophie Teuber e poi Marianne Werefkin e Alexej Jawlensky, fino ai Bauhauser Walter Gropius, Paul Klee e Moholy Nagy. Diventa un crocevia di pensieri, di utopie, di espressioni artistiche che convergono per decenni su questa collina. Oggi Monte Verità mantiene viva la memoria della sua storia grazie all’eccezionale lavoro che Harald Szeemann ha raccolto nella sua mostra Monte Verità. Le mammelle della verità e affianca il Complesso Museale con attività estremamente legate al suo spirito originario, pur orientate a una visione contemporanea e futura».

Nicoletta Mongini, Responsabile Cultura Fondazione Monte Verità
L’eredità di Monte Verità: come è stata recepita l’esperienza di Monte Verità dalla comunità locale e se ne sono conservato tracce nel tessuto sociale?


«All’epoca della fondazione della colonia di Monte Verità, Ascona era un borgo di pescatori in un Ticino cattolico. L’esperienza del Monte veniva certamente guardata con un po’ di diffidenza e sospetto. È ormai di uso comune il termine “Balabiott” che nacque proprio ad Ascona per descrivere gli abitanti del Monte. Al contempo, la presenza in questa area geografica di diverse esperienze alternative, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, lascia pensare a un atteggiamento comunque tollerante da parte della popolazione locale, nonostante non ci fossero particolari scambi e relazioni, anche banalmente a causa delle differenze linguistiche. E’ certo che lo sviluppo della collina di Monte Verità ha, già dai primi anni, trasformato non solo il tessuto sociale ma anche quello economico del territorio circostante. Ascona e dintorni diventano terre di artisti, di intellettuali, richiamando numerosi nuovi ospiti.  Diverse istituzioni che oggi operano nel settore culturale locale devono la loro origine a questo luogo. Basti pensare alla Fondazione Arp, al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona o alla Fondazione Eranos».

Padiglione Elisarion – processo di restauro, 2021,
Ph: Ars Artis AG, Courtesy Fondazione Monte Verità
All’esperienza di Monte Verità partecipò anche Harald Szeemann, che ruolo ha avuto lui in questa comunità e che peso ha avuto questa esperienza nel suo lavoro?

«Harald Szeemann arriva in Ticino a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 e viene “rapito” dallo spirito del Monte Verità e dal suo genius loci. Vi dedica un fenomenale lavoro di ricostruzione storica, raccogliendo testimonianze dirette, testi, oggetti, immagini che sono state raccolte nella mostra Monte Verità. Le mammelle della verità, mostra che è stata presentata in diverse città europee, per poi essere allestita in modo permanente al Monte in Casa Anatta, una delle case dei primi fondatori. Szeemann ha fatto conoscere la storia di questo luogo al mondo, favorendone certo anche il destino che, tutt’oggi, lo vede un luogo attivo, fertile, che non ha perso la sua natura originaria».

Padiglione Elisarion – processo di restauro, 2021
Ph: Ars Artis AG, Courtesy Fondazione Monte Verità
A quale uso sono destinate, oggi, le sue strutture e quali sono le prospettive per il futuro?

«Ovviamente l’assetto del Monte Verità è cambiato e oggi si portano avanti attività diverse tra loro, ma tutte in qualche modo riconducibili alla sua storia. Si è mantenuto l’albergo, già inaugurato dal Barone von der Heydt nel ’27 come hotel in stile Bauhaus. Il Barone, ultimo proprietario del Monte, ha lasciato tutta la proprietà al Canton Ticino, con la richiesta che vi si continuasse l’attività culturale, accademica e scientifica. Da questo è nato un accordo con il Politecnico di Zurigo che ha portato qui la sua piattaforma congressuale, favorendo la presenza di scienziati e accademici di prestigio internazionale che ogni anno sono protagonisti di convegni e workshop del nostro centro congressuale. E, come accennato, il Complesso Museale e le attività culturali mantengono il Monte nella scena artistica contemporanea. Oggi abbiamo finalmente aperto il Padiglione Elisarion che suggella il completamento del Complesso, composto anche da Casa Anatta e dalle capanne aria e luce, abitazioni dei fondatori della colonia. Le attività culturali che portiamo avanti sono sempre legate alle tematiche che hanno caratterizzato questo luogo, quindi organizziamo residenze artistiche ed esposizioni, incontri letterari, simposi e conferenze in ambito filosofico e storico, anche in collaborazione con altre fondazioni e istituzioni».

Elisàr von Kupffer, Il chiaro mondo dei beati, 1924-1939, particolare del dipinto dopo il restauro, 2021, Ph: Claudio Berger,
Courtesy Fondazione Monte Verità

Il grande dipinto circolare restaurato

«Il restauro conservativo dell’intero complesso, diretto dagli architetti Gabriele Geronzi e Carlo Zanetti, – ha spiegato Fondazione Monte Verità – si conclude portando nuovamente alla luce il polittico di Elisàr von Kupffer Il chiaro mondo dei beati, grazie a un restauro realizzato da Petra Helm e Christian Marty, promosso da Fondazione Monte Verità e dall’Associazione Pro Elisarion, nata nel 2008 per salvaguardare l’opera di Elisàr von Kupffer e Eduard von Mayer.

Composto da 16 tele, Il chiaro mondo dei beati è un dipinto circolare scenico di quasi 9 metri di diametro. Realizzato sullo stile dei modelli romantici e preraffaeliti, presenta 84 nudi maschili immersi in un idilliaco paradiso terrestre, in 33 scene descritte in versi dallo stesso Elisàr von Kupffer.

Nato in Estonia nel 1872, von Kupffer è stato pittore, poeta, storico e drammaturgo. Con il compagno Eduard von Mayer si stabilisce in Ticino dove fonda il Clarismo, un movimento filosofico-religioso orientato all’emancipazione sociale e sessuale.

Tempio del Clarismo fu il Sanctuarium Artis Elisarion, costruito dalla coppia a Minusio, in cui venne collocato il dipinto circolare, visibile al termine di una sorta di percorso iniziatico che conduceva i visitatori dal “Mondo del Caos” al “Chiaro Mondo”.
Alla morte di von Kupffer e di von Mayer l’immobile e il dipinto vennero lasciati al Comune di Minusio, con lo scopo di restare un luogo d’arte e di cultura.

Il dipinto, rimosso dalla sua sede originaria nel 1977 in seguito a una ristrutturazione, 10 anni più tardi venne riscoperto da Harald Szeemann che lo inserì nell’esposizione itinerante “Monte Verità. Le mammelle della verità” dedicata alla storia di questa comunità unica al mondo.

Dopo la mostra – esposta a Zurigo, a Berlino, Vienna e Monaco – nel parco del Monte Verità venne edificato, sulle fondamenta del solarium della vecchia colonia, l’edificio destinato a ospitare l’opera. Oggi il Padiglione Elisarion è parte integrante del Complesso Museale di Monte Verità,– insieme a Casa Anatta, con la permanente di Harald Szeemann e le capanne aria e luce, esempi delle prime abitazioni dei fondatori della colonia vegetariana – e ospita una mostra introduttiva a cura di Andreas Schwab».

Il progetto di restauro del dipinto, «finanziato da Confederazione Svizzera, Repubblica e Cantone Ticino, Comune di Minusio, proprietario del dipinto, e da fondazioni private, permette oggi al pubblico di tornare ad ammirare un’opera pittorica che, come tutto il Complesso di Monte Verità, è un bene culturale sotto la tutela dell’Ufficio dei Beni Culturali del Canton Ticino che ha supervisionato l’intero processo di restauro».

Elisàr von Kupffer, Il chiaro mondo dei beati, 1924-1939, particolare del dipinto dopo il restauro, 2021, Ph: Claudio Berger,
Courtesy Fondazione Monte Verità

Monte Verità, ieri e oggi

«Monte Verità a cavallo fra Otto e Novecento il Ticino diventò destinazione privilegiata di un gruppo di solitari anticonvenzionali, che trovarono nella regione terreno fertile in cui piantare quei semi dell’utopia che non erano riusciti a coltivare a Nord. Il Ticino rappresentava per loro l’antitesi a un mondo industrializzato, un santuario per lo spirito. Dal 1900 in poi il Monte Monescia, sopra Ascona, fu polo di attrazione per chi cercava una vita alternativa, una terza via fra il blocco capitalista e quello comunista. I fondatori giunsero da ogni dove: Henry Oedenkoven da Anversa, la pianista Ida Hofmann dal Montenegro, l’artista Gusto Gräser e il fratello Karl Gräser dalla Transilvania. Uniti da un ideale comune, si insediarono sul Monte Monescia, che ribattezzarono Monte Verità.
Vestiti con gli indumenti “della riforma”, lavorarono giardini e campi, costruirono capanne in legno rilassandosi con l’euritmia e bagni di sole. Adoravano la natura, predicandone la purezza e interpretandola simbolicamente come un’opera d’arte ultima. La loro organizzazione sociale si basava su un sistema cooperativo e autarchico, dediti a coltivare la mente, così come l’unità di corpo e anima. Frequentato nel tempo da teosofi, riformatori, anarchici, comunisti, socialdemocratici, psicoanalisti, scrittori, artisti ed emigrati di entrambe le guerre mondiali, il Monte vide approdare figure come Hermann Hesse o il coreografo Rudolf von Laban, le danzatrici Mary Wigman e Isadora Duncan, gli artisti Hugo Ball, Hans Arp, Marianne von Werefkin e Alexej von Jawlensky. Acquistato nel 1926 dal Barone von der Heydt, banchiere dell’ex imperatore Guglielmo II, il Monte visse una seconda straordinaria stagione culturale. La costruzione di un albergo in stile Bauhaus fu affidata all’architetto Emil Fahrenkamp, progettista dell’edificio Shell di Berlino. Grazie alla costruzione dell’albergo, molti maestri del Bauhaus abitarono la collina, come Gropius, Albers, Bayer, Breuer, Feiniger, Schlemmer, Schawinksy o Moholy-Nagy, tutti sedotti e affascinati dal magnetismo di un luogo dove – come disse Ise Gropius – “la nostra fronte sfiora il cielo…”.

Oggi Monte Verità è di proprietà del Cantone Ticino ed è gestito dall’omonima fondazione. Realtà poliedrica, dal 1989 è piattaforma congressuale del Politecnico di Zurigo, è un albergo e ristorante e un centro culturale. Il Complesso museale raccoglie Casa Anatta, con l’esposizione permanente Monte Verità. “Le mammelle della verità” di Harald Szeemann, il Padiglione Elisarion che ospita il dipinto circolare Il Chiaro mondo dei beati di Elisàr von Kupffer, Casa Selma e Casa dei russi, le prime abitazioni dei fondatori della colonia. Ogni anno viene proposto un calendario culturale con esposizioni e incontri dedicati ad arte, filosofia, letteratura e attualità», ha spiegato l’organizzazione.

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