19 maggio 2021

Palazzo Grimani protagonista a Venezia, con Baselitz e il riallestimento della Sala del Doge

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A Venezia il Museo di Palazzo Grimani presenta un doppio appuntamento: "Archinto", mostra di nuovi dipinti e sculture di Georg Baselitz, e "DOMUS GRIMANI. La Sala del Doge", il riallestimento di uno degli ambienti più spettacolari del palazzo che torna ai suoi splendori rinascimentali. Intervista ai curatori

Georg Baselitz, Archinto, 2021, installation view, Artwork © Georg Baselitz Foto: Matteo De Fina, Courtesy Gagosian

In una Venezia che rifiorisce nei giorni dell’apertura 17. Mostra Internazionale di Architettura, il Museo di Palazzo Grimani da oggi torna ad accogliere il pubblico con due eventi espositivi eccezionali: un ciclo di dipinti e sculture realizzati da Georg Baselitz (1938, Deutschbaselitz, Germania) appositamente per il museo, omaggiando Venezia e rileggendo la storia della famiglia Grimani, e il riallestimento su base storica – tra cui una serie di fotografie di fine ‘800 recentemente rinvenute negli archivi della National Gallery di Washington – di uno degli ambienti più preziosi dell’edificio, la Sala del Doge, che riporta il visitatore in uno dei momenti di maggior magnificenza della Serenissima. 

A Palazzo Grimani, che sorge tra Rialto e Piazza San Marco, non lontano dalla Fondazione Querini Stampalia, entrambe le mostre saranno visitabili per più di un anno e mezzo, fino al 27 novembre 2022.

Georg Baselitz, “Archinto”

«La mostra, a cura di Mario Codognato e prodotta da Gagosian in collaborazione con Venetian Heritage, comprende dodici tele realizzate appositamente da Baselitz per la Sala del Portego, collocate nelle sue originarie cornici settecentesche a stucco, dove fino all’800 campeggiavano i ritratti della famiglia Grimani. Grazie ad un accordo molto speciale, queste opere rimarranno in comodato a lungo termine al museo per concessione dell’artista», ha spiegato l’istituzione.

«In questa mostra – ha proseguito il museo – l’artista rende omaggio a Venezia e alla sua ricca tradizione artistica, da una parte ristabilendo una continuità storica e dall’altra segnalando una rottura tra la celebrata ritrattistica rinascimentale e i suoi equivalenti contemporanei. Il titolo della mostra e i suoi lavori fanno riferimento all’enigmatico ritratto del Cardinale Filippo Archinto che Tiziano realizzò nel 1558, caratterizzato da una pennellata densa che confonde la figura con lo sfondo».

Georg Baselitz, Archinto, 2021, installation view, Artwork © Georg Baselitz, Foto: Matteo De Fina, Courtesy Gagosian

“DOMUS GRIMANI. La Sala del Doge”

«Frutto della collaborazione tra la Direzione regionale Musei Veneto e la fondazione Venetian Heritage, l’intervento sulla Sala del Doge con il ricollocamento della statuaria greca e romana parte della collezione Grimani, rientra nell’ambito di una strategia di valorizzazione e promozione del palazzo e della sua storia e in continuità con il riallestimento della Tribuna del patriarca Giovanni Grimani, inaugurata nel maggio del 2019 con la mostra “DOMUS GRIMANI 1594-2019”, ha spiegato il museo.

«Attraverso un attento studio delle fonti storiche – tra cui il testamento di Giovanni Grimani, descrizioni storiche dell’epoca e fotografie di fine ‘800 recentemente scoperte negli archivi della National Gallery di Washington – i curatori Daniele Ferrara, Direttore della Direzione regionale Musei Veneto e Toto Bergamo Rossi, Direttore di Venetian Heritage, hanno potuto ricollocare all’interno della sala venti sculture, tra cui il gruppo Dioniso appoggiato a un satiro di epoca romana imperiale nella nicchia della parete frontale. Altre undici sculture sono state invece collocate nelle sale attigue: sei nel vestibolo, una nel Camerino di Callisto e quattro nella Sala di Psiche», ha proseguito l’istituzione.

DOMUS GRIMANI, La Sala del Doge, Ph. Matteo De Fina

Intervista ai curatori: Daniele Ferrara, Direttore Direzione Regionale musei Veneto, curatore DOMUS GRIMANI, Toto Bergamo Rossi, Direttore Fondazione Venetian Heritage, curatore DOMUS GRIMANI, e Mario Codognato, curatore “Archinto”

La tutela di Palazzo Grimani e il riallestimento delle sale sono avvenute grazie alla collaborazione tra Ministero della Cultura, Venetian Heritage, Civita Tre Venezie, Gagosian, Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e vari mecenati. Quali ruoli hanno avuto questi attori e grazie a quale tipo di progettualità sono riusciti a lavorare in sinergia?

Daniele Ferrara: «Sembra strano, vista la complessità di questa operazione, ma la collaborazione è stata semplicissima. Il riallestimento e il rilancio di Palazzo Grimani erano in programma da anni e quando si è presentata l’occasione di far rientrare le sculture della collezione di Giovanni Grimani dal Vestibolo della Biblioteca Marciana per DOMUS GRIMANI nel 2019 mi sono subito attivato per cercare delle sinergie. Ho chiamato Toto Bergamo Rossi perché conosco bene il suo lavoro e la mission della fondazione Venetian Heritage, che si muove nell’ambito dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia. In meno di una giornata avevamo già un piano e dopo il successo del riallestimento della Tribuna abbiamo lavorato per restituire al pubblico anche la Sala del Doge».

Toto Bergamo Rossi: «Come dice il Direttore Ferrara, questo progetto nasce da una possibilità che si è presentata nel 2019 con il restauro del soffitto del Vestibolo della Biblioteca Marciana. La statuaria della collezione Grimani sarebbe dovuta andare in deposito per un lungo tempo ed è così che abbiamo iniziato a lavorare per riportare le statue nella Tribuna. Il successo di questa operazione ha creato un felice precedente per la Sala del Doge, che apre al pubblico il 20 maggio. Venetian Heritage è una ONLUS che opera da 21 anni tra l’Italia e gli Stati Uniti non solo per la salvaguardia del patrimonio veneziano ma anche e soprattutto per la sua valorizzazione. Credo che il successo del progetto Palazzo Grimani sia questo».

Georg Baselitz, Archinto, 2021, installation view, Artwork © Georg Baselitz, Foto: Matteo De Fina, Courtesy Gagosian
“Archinto” segna una tipologia di collaborazione tra un artista contemporaneo e un museo statale a Venezia che ad oggi rappresenta un unicum. Potete raccontarci come è nata questo progetto e quali sono le sue caratteristiche?

Mario Codognato: «Baselitz è molto legato a Venezia. Voleva fare un omaggio alla città. Dopo la grande retrospettiva all’Accademia nel 2019, abbiamo pensato che un progetto site specific sarebbe stata l’iniziativa più idonea. Venetian Heritage stava progettando una nuova sala a Palazzo Grimani per ospitare la collezione archeologica preesistente e ci ha parlato di dodici cornici vuote nel portego che originariamente contenevano altrettanti ritratti della famiglia Grimani ora dispersi. Baselitz ha quindi dipinto dodici ritratti immaginari che rimarranno nel palazzo per molti anni».

Toto Bergamo Rossi: «In effetti il centro del progetto Archinto è la realizzazione delle dodici tele di Baselitz per le cornici “orfane” della Sala del Portego. Era un sogno che inseguivamo da un po’, ma chiaramente era necessario che l’intervento fosse di un artista di rilievo che potesse cogliere l’unicità e la specificità del Palazzo e della sua storia. Baselitz è stato subito entusiasta della proposta, anche grazie al rapporto che il Museo ha instaurato nel 2019 con Gagosian che è una delle gallerie che lo rappresenta. Da lì è nata poi anche la mostra di altri suoi lavori, tutto a cura di Mario Codognato».

Daniele Ferrara: «I musei veneziani sono sicuramente una vetrina appetibile per molti progetti temporanei, soprattutto in contesti come la Biennale Arte o Architettura. La Direzione Regionale musei Veneto preferisce però delle collaborazioni più durature e in un certo senso “site specific”. L’operazione con Baselitz nasce così e credo che la sua forza sia questa, e sicuramente lo si percepisce visitandola».

Georg Baselitz, Archinto, 2021, installation view, Artwork © Georg Baselitz, Foto: Matteo De Fina, Courtesy Gagosian
Oltre a questo progetto Palazzo Grimani presenta anche “DOMUS GRIMANI. La sala del Doge”, grazie a cui uno degli ambienti principali del palazzo è stato riportato al suo originario splendore. Di che tipo di operazione si è trattato?

Daniele Ferrara: «È il proseguimento naturale del riallestimento della Tribuna, un lavoro che riguarda diversi ambienti del piano nobile frutto di studi pluridecennali sulla collezione di arte antica dei Grimani e sulla restituzioni di un contesto che vive dell’integrazione tra architettura e arte figurativa. La Sala del Doge e la Tribuna ne sono il massimo esempio, essendo state create proprio come scenografia per l’esposizione delle sculture. Questa rinascita del Museo di Palazzo Grimani, oltre ad attrarre molto pubblico, ci ha anche permesso di attrarre donazioni e depositi da collezionisti, una conferma dell’interesse in questo tipo di operazioni e del legame virtuoso che si può creare tra pubblico e privato».

Toto Bergamo Rossi: «Sicuramente è il completamento di un lavoro lungo e dettagliato di ricostruzione di uno stile, quello del collezionismo nella Venezia del ‘500, ma credo che sia anche un modo nuovo di guardare alla valorizzazione dei musei e dei beni artistici a Venezia e in Italia. Venetian Heritage opera da anni in un contesto internazionale e dai nostri rapporti con le diverse istituzioni abbiamo imparato che non basta che una cosa sia bella, deve riuscire anche ad attrarre il giusto pubblico che possa apprezzarne l’unicità. Come per la Tribuna, anche per la Sala del Doge abbiamo lavorato a quattro mani con Daniele Ferrara sulla curatela dell’allestimento mettendo insieme “rigore scientifico” e necessità di comunicare ad ampio spettro un progetto che ci ha portato a restituire Palazzo Grimani alla città e al mondo».

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