15 marzo 2019

Puvis de Chavannes e Maliheh Afnan a Nuoro

 

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Il secondo anno della direzione di Luigi Fassi al MAN di Nuoro si apre con due importanti mostre, che inaugurano questa sera: “Personnages”, la prima retrospettiva in un museo europeo dell’artista franco – palestinese Maliheh Afnan (Haifa, 1935 – Londra, 2016), a cura di Luigi Fassi, e la grande mostra inedita “Allori senza fronde”, co-curata da Luigi Fassi e Alberto Salvadori, dedicata a Pierre Puvis de Chavannes (Lione, 1824 – Parigi, 1898), con 80 opere tra cui disegni, olii su tela e bozzetti mai esposti, provenienti da collezioni private e pubbliche internazionali. Un terzo progetto espositivo, “Il segno e l’idea”, curata da Luigi Fassi e Emanuela Manca, presenta disegni conservati nella collezione del museo e li pone in dialogo con i temi delle altre due mostre. 
Queste mostre si inserisco in un’ampia indagine che il museo sta conducendo: «L’intero progetto espositivo – spiega il comunicato stampa – si inscrive in uno specifico percorso di ricerca che il MAN ha attualmente intrapreso e che pone al centro della propria attenzione il Mediterraneo, luogo decisivo dell’identità europea e nel cui bacino una varietà di culture e tradizioni sono sorte e si sono tra loro fuse».
Luigi Fassi ci ha raccontato i progetti espositivi, tra un “bilancio” del primo anno alla guida del museo, e i progetti per i prossimi mesi.
Oggi inaugurerete tre mostre, una è dedicata a Maliheh Afnan e segna un punto fondamentale nell’approfondimento della sua ricerca. Come è nato questo progetto espositivo? 
«La mostra è nata dalla volontà di dedicare la prima retrospettiva museale europea ad un’artista di origine iraniana (1935-2016) il cui lavoro ha esercitato un’influenza importante sulla scena mediorientale contemporanea e non solo. Nata ad Haifa nel 1935 e cresciuta tra più universi culturali, linguistici e religiosi in una famiglia persiana esule in Palestina e da lì forzatamente sradicata dopo il 1948, Afnan ha vissuto in successione, a partire dall’infanzia, le esperienze del secondo conflitto bellico mondiale, della guerra Arabo-israeliana, e della guerra civile in Libano. Tutto il suo lavoro, fatto di disegni a tecnica mista, e assemblage di libri e materiali, reca l’impronta delle sue memorie della cultura mediterranea in cui passò la prima parte della sua vita e da cui dovette forzatamente allontanarsi per condurre un’esistenza diasporica. Tale biografia ha segnato la sua consapevolezza di essere priva di un’univoca radice identitaria ma al tempo stesso intimamente legata a delle memorie di luoghi e persone – in particolar modo mediterranei – tanto reali e concreti quanto divenuti, nella retrospezione del ricordo, delle presenze ancestrali e indefinibili. Ecco perché Afnan affermava come il passato fosse la sua materia artistica principale, un vasto archivio di incontri, dialoghi, scambi e geografie di cui lei provava a trattenere delle tracce preservandole dall’erosione del tempo. Il progetto “Personnages” rientra così nell’attuale volontà del MAN di confrontarsi con artisti legati al mondo mediterraneo, in particolare nelle sue sponde meridionali e orientali, e che di questo territorio interpretino le vicende».
Taglio del nastro anche per la retrospettiva su Pierre Puvis de Chavannes: perché una mostra su questo artista al MAN? 
«Il progetto, co-curato con Alberto Salvadori, sorge dalla volontà di proseguire un filone di ricerca storico del MAN, quello sull’arte moderna europea. Puvis de Chavannes è un artista decisivo per comprendere la pittura d’inizio Novecento ed è un artista il cui percorso è stato molto legato alla cultura artistica italiana, a partire dai suoi viaggi giovanili – è proprio in Italia che Puvis decide di divenire artista – sino alla sua partecipazione alla prima Biennale di Venezia del 1895. Proprio in quella circostanza Puvis ottiene un riscontro importante dalla critica italiana dell’epoca, in particolare da Vittorio Pica ed è accolto come un maestro dalle giovani generazioni di artisti. “Allori senza fronde” racconta di un pittore di metà Ottocento fuori dalle mode del momento, né impressionista né realista e tantomeno accademico, ma capace tuttavia di creare un linguaggio nuovo nell’arte, illuminante per generazioni di artisti e fonte di conoscenza e guida nella comprensione dell’opera di Pablo Picasso, Paul Gauguin, Henry Matisse e molti altri ancora a lui coevi e successivi. La forza dalla pittura di Puvis è di non necessitare di un libretto delle istruzioni per essere compresa, né tantomeno la conoscenza di saperi particolari. Bisogna solo affidarvisi e immergersi nella semplicità umana che sa offrire. Nell’occasione si vedranno una molteplicità di opere inedite in Italia, messe insieme anche grazie al contributo del Comité Pierre Puvis de Chavannes e del suo presidente, Bertrand Puvis de Chavannes, pronipote dell’artista».
Che opere vedremo nella mostra “Il segno e l’idea”?
«È da alcuni anni che il MAN non ha più ospitato nella propria sede una mostra dalla propria collezione. “Il segno e l’idea” presenterà alcune opere di disegno in dialogo ideale con Maliheh Afnan e Puvis de Chavannes, tra evocazioni del corpo umano, volti e bozzetti. La mostra mette in rilievo alcune opere poco note della collezione e rivela come gli artisti sardi, tra cui nomi come Salvatore Fancello e Giuseppe Biasi, abbiano da subito rivolto il loro sguardo al di là del mare, verso il mondo continentale, alla ricerca di modelli, aggiornamenti e modernità, sapendo però manifestare nel loro lavoro una singolare libertà d’espressione».
Un bilancio: sei alla direzione del museo da un anno. Quali obiettivi sono stati già raggiunti e quali per il futuro? 
«Un obiettivo raggiunto è quello di aver ripreso un’attività di commissione e produzione, come realizzato nel caso delle due mostre personali di François-Xavier Gbré e di Dor Guez, anche grazie alla collaborazione con istituzioni regionali e internazionali, come la Film Commission Sardegna e la Fondazione Artis di New York. Proprio la collaborazione su vari fronti, a livello regionale, nazionale e globale, ci ha visto molto impegnati e sta dando vari frutti. Penso alle collaborazioni e coproduzioni con l’Istituto Regionale Etnografico e il Teatro di Sardegna, il festival di letteratura di Gavoi, la Quadriennale di Roma, Film London, Film Explorer di Basilea. L’obiettivo di metodo è continuare a costruire le mostre internamente, grazie anche a curatori ospiti, ma originando in autonomia ogni progetto. Sempre mantenendo fede al nostro impegno di guardare a sud e farci raccontare dagli artisti una diversa prospettiva sul mondo mediterraneo».
Quali mostre presenterete nei prossimi mesi?
«A giugno inaugureremo una grande mostra dedicata a Guido Guidi, la sua prima in un museo di arte contemporanea italiano. Il progetto occuperà tutti e quattro i livelli del MAN e racconterà, mediante foto inedite dagli anni settanta a oggi, il rapporto con l’isola e il Mediterraneo di questo grande autore. È il primo artista italiano che coinvolgiamo in questa nuova fase di ricerca del museo». (Silvia Conta)
In alto: Pierre Puvis de Chavannes, Étude pour L’Été, 1891, Oil on canvas, Courtesy MAN Nuoro
In homepage: Maliheh Afnan, Witness, 1991, oil pastel on paper, 56×40,5 cm, Courtesy MAN Nuoro
Pierre Puvis de Chavannes
“Allori senza fronde”
A cura di Luigi Fassi e Alberto Salvadori

Maliheh Afnan
“Personnages”
A cura di Luigi Fassi

“Il segno e l’idea”
Opere dalla collezione permanente del MAN 
A cura di Luigi Fassi e Emanuela Manca 

Dal 15 marzo al 9 giugno 2019
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro 
Via Sebastiano Satta 27,  Nuoro
Opening: 15 marzo 2019, ore 19.00
Orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 19.00 (lunedì chiuso)
www.museoman.it, info@museoman.it

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