06 febbraio 2019

Relazioni al centro, da Massimodeluca

 

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La seconda mostra nei nuovi spazi nel distretto M9, nel centro di Mestre la Galleria Massimodeluca, si gioca, fin dal titolo, su una questione di accento tonico: “Senza tema”, nel significato di “privo di tematica” ma anche di “senza timore”. Attraverso una mostra che coinvolge nove artisti con ruoli diversi, il progetto del curatore Daniele Capra mira a rimettere al centro del sistema dell’arte l’artista attraverso le sue relazioni: “Senza tema” indaga infatti la necessità di un dibattito più vero e di scambi personali più autentici all’interno del mondo dell’arte, provando a mettere in pratica il principio che sostiene a livello teorico.
Abbiamo posto alcune domande a Daniele Capra sulla nascita del progetto.
Una mostra che nasce da un punto di vista molto preciso…
«Il concept prende avvio da un dato di fatto sotto gli occhi di tutti: la società capitalista contemporanea è fortemente improntata al consumismo e all’individualismo, che sono i lati della medesima medaglia. Inoltre il ruolo assunto dai social network, l’ampissima diffusione della tecnologia e la rottura delle strutture di sociali di mediazione/rappresentazione ci rendono partecipi del mondo in forma quasi esclusivamente individuale. Questo avviene anche nel mondo dell’arte, in cui siamo abituati a partecipare ciascuno nella propria individualità di artista, critico, curatore, ma mai come ruoli o figure che interagiscono nel profondo. Da un po’ di tempo sto ragionando sul trovare un modo di collaborare sostenendo delle reti, delle relazioni che possano ovviare a questo individualismo, che si fa, in un certo senso anche “isolamento”, pur in una situazione di condivisione molto frequente sui social. Molto spesso gli artisti si confrontano con altre persone solo nel momento in cui c’è la mostra, ma non è presente una prassi di confronto frequente. “Senza tema” è un tentativo di lavorare in modo diverso, per mettere in rete gli artisti, prendersi responsabilità a vicenda, anche non necessariamente nel ruolo di artista che presenta la propria opera».
E come sei partito?
«Quando Marina Bastianello mi ha chiesto di immaginare una mostra che affrontasse la questione della giovane pittura a Venezia, ho pensato fosse fondamentale partire da quello straordinario laboratorio che è l’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti cittadina. Ho invitato così a collaborare tre persone che hanno un ruolo già consolidato nel sistema dell’arte: Thomas Braida, Nemanja Cvijanović e Nebojša Despotović, i quali, oltre ad essere artisti riconosciuti nel sistema dell’arte che qui si sono formati, hanno sempre coltivato uno spirito collettivo, come ad esempio emerge anche dalle attività della Fondazione Malutta. Cvijanović poi è stato anche docente presso l’accademia. A loro tre abbiamo chiesto di suggerire ciascuno un paio di artisti. Penso sia significativo il fatto che esprimessero la loro opinione, il loro punto di vista, e che si spendessero a favore di un altro artista, più giovane, di cui essere mentore. Gli artisti scelti sono Francesco Cima, Jingge Dong, Nicola Facchini, Margherita Mezzetti, Carolina Pozzi, Paolo Pretolani. Sono tutti molto giovani, abbondantemente al di sotto dei trent’anni, alcuni hanno appena finito il corso di studi, altri invece stanno frequentando il biennio finale dell’Accademia. Per qualcuno di loro si tratta della prima mostra all’interno di una galleria».
In che modo?
«Ho così chiesto loro di suggerire un paio di colleghi più giovani, degli artisti in cui  vedessero un lavoro significativo, una capacità ed una sensibilità non comuni, e, ovviamente una certa dose di follia: tutti elementi fondamentali per essere dei bravi artisti. Ciascuno mi ha fornito un paio di nomi, alcuni li conoscevo già, altri ho avuto il piacere di conoscerli durante il progetto. Marina ed io abbiamo fatto diversi studio visit, a Trieste, Venezia, alla Fondazione Bevilacqua La Masa e all’Accademia di Belle Arti per approfondire la conoscenza e discutere insieme le opere delle mostra».
Che tipo di mostra ne è uscita?
«Come titolo abbiamo scelto “Senza tema”, che può significare “privo di una tematica precisa”, ma soprattutto anche “senza timore”: xi piaceva l’idea di dare spazio allo spirito coraggioso, libertario, folle, che può avere un giovane artista che sta buttando il cuore oltre l’ostacolo. Ne è uscita una mostra in cui c’è soprattutto pittura figurativa, ma non mancano gli elementi di astrazione o di tipo processuale. 
L’allestimento avrà una forma molto libera con opere allestite in forma non ordinaria. Esporremo probabilmente anche un paio di quaderni di appunti pittorici, una sorta di diario immaginifico che molti artisti amano tenere, in modo tale che il visitatore possa intuire la complessità del processo pittorico che si sviluppa giorno per giorno. Inoltre il catalogo rispecchierà questo spirito di condivisione: non ci sarà un vero e proprio testo del curatore, ma ho chiesto a ciascuno dei tre mentori di partecipare alla stesura dei contenuti in forma di dialogo mettendosi in gioco in prima persona. Un modo per suggerire, forse, come gli artisti debbano riprendersi la scena che troppi attori stanno loro sottraendo». (Silvia Conta)
Francesco Cima, Jingge Dong, Nicola Facchini, Margherita Mezzetti, Carolina Pozzi, Paolo Pretolani
“Senza tema”
a cura di Daniele Capra
Thomas Braida, Nemanja Cvijanović e Nebojša Despotović
dal 9 febbraio al 23 marzo 2019
Galleria Massimodeluca Via Pascoli 9C, Mestre (Venezia)
vernissage 9 febbraio ore 18.30
Orari: lun/mer/gio/ven 11-13 / 16-19.30
sab 16-19.30, chiuso mar/dom
www.massimodeluca.it, info@massimodeluca.it

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