26 giugno 2019

Sam Falls e la natura, per Antinori

 

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Continua senza interruzioni “Antinori Art Project”, il progetto promosso da Alessia Antinori (anche Presidente degli Amici del MAXXI) nella splendida cornice della cantina di Bargino (Firenze).
Stavolta a entrare in questa piccola collezione pubblica in progress è Sam Falls, artista nato a San Diego (vive e lavora a Los Angeles) rappresentato in Italia dalla galleria Franco Noero di Torino, con una “pittura” che arriva direttamente da un’interazione con la natura delle colline toscane.
Spiega Ilaria Bonacossa, curatrice dal 2014 di “Antinori Art Project”: «Il progetto è nato da un innamoramento di Alessia Antinori per l’opera di Sam Falls, che aveva visto per la prima volta all’Hammer Museum di Los Angeles, installato sulla grande scalinata che porta all’ingresso dell’istituzione. Abbiamo invitato Sam a visitare lo spazio in occasione della sua mostra alla Galleria Civica di Trento, lo scorso anno, ed è rimasto colpito dall’aderenza dell’architettura di Marco Casamonti (studio Archea, ndr) con il paesaggio».
Per chi non conoscesse ancora la cantina dei Marchesi Antinori nel Chianti Classico, basti sapere che si estende per 4,6 ettari di vigneto, che la cantina ipogea ha una superficie di 12mila metri quadrati, e 8mila sono i metri aperti al pubblico, comprensivi di un ottimo ristorante e che i visitatori giornalieri sono qualcosa come 500. 
Costruita in 6 anni di lavori e inaugurata nel 2012, anno in cui è iniziato anche il progetto legato alla promozione dell’arte contemporanea, la cantina (che nelle intenzioni doveva essere assolutamente mimetizzata nel paesaggio) attualmente ospita in permanenza le opere site specific di Tomàs Saraceno, Yona Friedman, Rosa Barba, Nicholas Party, Jorge Peris e le tele di Stefano Arienti (arrivate nel 2018) e ispirate alla Lunetta Antinori custodita al Museo del Bargello. 
Falls, per il progetto Untitled (Antinori), ha lavorato qui per 10 giorni usando la natura come un frottage: le foglie, l’erba, l’umidità, gli animali che di notte sono passati tra i vitigni sono stati il “medium” che ha composto questo dipinto i cui pigmenti, a loro volta apparentemente stesi in maniera randomica, hanno invece una disposizione ben precisa che permette il formarsi di immagini che uniscono idealmente anche gli ambienti e paesaggi della California con il verde dei colli toscani. 
Un processo “romantico” durato 4 notti che ha visto anche l’uso di un temporale (perché la pioggia in questi Rain Paintings rende le tele più brillanti) per un autoritratto che la natura fa a se stessa, e dove l’artista è solo il deus ex machina che innesca del processo.
Non chiamatela, però “Land art”: Falls la considera troppo “macha” rispetto alla sua concezione dell’arte inserita nella natura, che non lascia un segno permanente nel territorio ma che “torna a casa” con il ricordo di quello che ha visto e vissuto. Il risultato di questa teoria, ora, è visibile in una delle trombe delle scale che portano all’ipogeo. (MB)

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