07 settembre 2020

Turi Simeti alla Dep Art Gallery

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A Milano, alla Dep Art Gallery, una ventina di opere di Turi Simeti racconta la sua ricerca dagli anni Sessanta a oggi (fino al 22 dicembre). Antonio Addamiano, gallerista di Dep Art, ci ha raccontato la mostra

Turi Simeti. Opere 1960 - 2020, Dep Art Gallery, Milano. Installation view, courtesy Dep Art Gallery

A Milano, negli spazi di Dep Art Gallery, domani, 8 settembre, inaugura la personale di Turi Simeti (1929, Alcamo) “Opere 1960 – 2020”, che raccoglie una ventina di opere realizzate dall’artista dagli esordi della carriera a oggi, alcune delle quali provenienti da importanti collezioni private.
Questa scelta «offre l’opportunità di ripercorrere le fasi più rappresentative del percorso artistico di Simeti, personaggio chiave nell’ambito della pittura aniconica e volumetrica degli anni Sessanta che si è sviluppata a Milano attorno alla figura di Lucio Fontana. È nello studio di Fontana infatti che Simeti ha esposto le sue prime tele estroflesse nel 1965 in una mostra curata da Nanda Vigo. Dal 2013 l’artista è rappresentato dalla galleria Dep Art», ha spiegato la galleria.

Turi Simeti, 5 ovali rossi, installation view, 2020, acrilico su tela sagomata, 90×180 cm, courtesy Dep Art Gallery

Antonio Addamiano, gallerista di Dep Art, ci ha raccontato la mostra

Come è nata questa personale di Turi Simeti?

«La risposta si può facilmente individuare nel titolo della mostra. “Turi Simeti. 1960-2020.
60 anni di carriera”. Non sono molti gli artisti della sua generazione che possono ancora raccontare la loro carriera dal vivo.
Rappresentiamo Simeti ormai dal 2013 (la galleria è anche sede dell’Archivio), quindi non potevamo non celebrare questa ricorrenza. Purtroppo, c’erano altri progetti, cancellati a causa del Covid-19 ma, grazie al nostro collaudato team e con il supporto di un curatore d’eccezione come Demetrio Paparoni, siamo riusciti, insieme all’artista, a dare un senso al corposo numero di opere di anni diversi che l’esposizione presenta. Chi visiterà la mostra avrà modo di comprendere da una parte il processo evolutivo seguito da Simeti dall’inizio degli anni Sessanta ad oggi, dall’altro la costanza con cui questo incredibile artista ha insistito nella definizione di opere che non sono né quadri né sculture, o meglio che riescono a essere tutte e due le cose insieme. Questo aspetto del lavoro è messo ben in evidenza nel catalogo della mostra. Nel suo testo Paparoni sottolinea che nell’opera di Simeti «si può ravvisare una narrazione che rimanda al rischio di andare oltre ciò che è consentito, un monito a evitare strappi irrimediabili. Lo stesso Simeti ha spiegato che la sua preoccupazione è quella di forzare al massimo l’elasticità della tela senza che questa si laceri. La frattura, quando avviene, non consente che la tela sia recuperata». Questa considerazione, nata anche dal rapporto personale del critico con l’artista, è interessante perché mette in luce che per quanto analitico e razionale sia il processo costruttivo e la teoria che sottende il quadro-oggetto, l’arte inevitabilmente incarna un significato che mette in luce anche la dimensione umana del suo autore. Il concetto di “significato incarnato dall’opera”, teorizzato da Arthur Danto apre a nuove interpretazioni sull’opera di Simeti».

Turi Simeti. Opere 1960 – 2020, Dep Art Gallery, Milano. Installation view, courtesy Dep Art Gallery
Come sarà strutturato il percorso espositivo?

«Nei due piani della galleria, abbiamo riservato un piano alle opere storiche. Alcune importanti tele degli anni ‘60, a seguire gli anni ’70 e gli ’80. C’è anche una grande opera recente, con la quale si riesce a fare un raffronto tra “vecchio e nuovo”. I dettagli cambiano, anche se la tecnica, l’estroflessione, dal 1967 in poi, rimane sostanzialmente la stessa.
Al piano superiore sono tutte opere recenti, di formato medio e grande. Alcune inedite e realizzate apposta per il nostro spazio».

Turi Simeti, 96 ovali bianchi, installation view, 1965, collage di tela su tela, cm 130 x 150, courtesy Dep Art Gallery
Puoi suggerire un paio di opere a cui prestare particolare attenzione per chi verrà a visitare la mostra?

«Sicuramente la grande tela bianca del 1965, con 96 ovali bianchi, è importante poiché mostra la tecnica che usava nei primi anni, il collage. Potrei contrapporre a questa le due tele bianche del 2020, esposte una accanto all’altra e interessanti perché, anche se sono del medesimo colore e dimensione, hanno una resa estremamente diversa. È un perfetto esempio di come Simeti sia riuscito a creare, in tutti questi anni, opere sempre nuove».

Turi Simeti. Opere 1960 – 2020, Dep Art Gallery, Milano. Installation view, courtesy Dep Art Gallery
Quali mostre presenterà la galleria nei prossimi mesi o a quali fiere/eventi parteciperà?

«La mostra di Turi Simeti continuerà fino al 22 dicembre (sarà poi presentata il prossimo aprile ad Art Brussels). In questa settimana parteciperemo alla Digital Edition di MiArt con Carlos Cruz-Diez, Alberto Biasi, Wolfram Ullrich e Ludwig Wilding: un focus sull’arte cinetica. A novembre saremo ad Artissima con un solo show dedicato a Mario Nigro.  Subito dopo ci sarà Art Cologne con la personale di Tony Oursler. Nel 2021, ad aprile, oltre ad Art Brussels parteciperemo a Expo Chicago con Wolfram Ullrich».

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