15 novembre 2019

What a Wonderful Word: l’ornamento a Palazzo Magnani, Reggio Emilia

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Alla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia una mostra ripercorre la storia dell'ornamento dall'antichità al contemporaneo attraverso più di 200 pezzi. Fino all'8 marzo

"What a Wonderful World", veduta della mostra, Fondazione Palazzo Magnani, courtesy Fondazione Palazzo Magnani

A Reggio Emilia, alla Fondazione Palazzo Magnani, è stata presentata oggi alla stampa la mostra “What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura” che, nelle due sedi di Palazzo Magnani e dei Chiostri di San Pietro, da domani, 16 novembre, offrirà al pubblico un percorso articolato in più di 200 pezzi per raccontare la storia dell’ornamento dall’antichità a oggi.

«Il progetto, a cura di Claudio Franzoni e Pierluca Nardoni, è frutto di un lavoro importante messo in campo dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, presieduto da Marzia Faietti e composto da Gerhard Wolf, Vanni Codeluppi, Marina Dacci e Walter Guadagnini», ha spiegato l’istituzione.

«Oltre ad alcuni pezzi della protostoria, la mostra attraversa più di duemila anni di storia dell’arte, dall’età romana al Medioevo fino ai giorni nostri, con opere di autori quali Albrecht Dürer, Leonardo da Vinci, Moretto, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Alphonse Mucha, Koloman Moser, Maurits Corneils Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Gino Severini, Sonia Delaunay, Josef e Anni Albers, Victor Vasarely, Arman, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley, Wim Delvoye, Maggie Cardelus, Enrica Borghi, Claudio Parmiggiani, Malcolm Kirk, Shirin Neshat, Meyer Vaisman e molti altri».

Le opere esposte provengono «da importanti collezioni private e da istituzioni museali nazionali e internazionali tra le quali il Victoria&Albert Museum di Londra, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, il Musée du quai Branly di Parigi, Le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma», si legge nel comunicato stampa.

Abbiamo posto alcune domande a Pierluca Nardoni e Claudio Franzoni, curatori della mostra.

Come è nata la mostra “What a Wonderful World”?

«La mostra è nata da un impulso iniziale di Fondazione Palazzo Magnani, un ragionamento sull’opportunità di dare vita a un progetto forte che potesse essere espressione di un triennio di attività del suo comitato scientifico. Si voleva, inoltre mettere in relazione un’importante serie di prestiti internazionali da istituzioni museali e da collezioni private con il patrimonio artistico reggiano e, più in generale, dell’intera Emilia Romagna.

A questo scopo siamo stati interpellati noi curatori, che abbiamo proposto un’esposizione sull’idea di ornamento. Una mostra senza dubbio difficile da costruire, con una complessità dimostrata dal fatto che negli ultimi decenni, a fronte di vari parziali lavori all’estero, non è mai stata tentata un’operazione nei termini e nell’ampiezza raggiunti da “What a Wonderful World”. Infatti abbiamo affrontato il tema ornamento da più punti di vista, come un fenomeno tipicamente artistico, ma – prima ancora – come fenomeno culturale a vasto raggio».

Come sono cambiati il concetto e l’uso dell’ornamento attraverso i secoli?

«Nelle nostre intenzioni di curatori c’era la precisa volontà di ragionare sul concetto di decorazione e ornamentalità fornendo degli esempi tangibili. Abbiamo perciò trattato l’idea di ornamento in modo il più possibile aperto, cercando di superare la vecchia equazione che faceva coincidere la decorazione con le cosiddette “arti minori”; anche da qui, in passato, è derivata l’idea che qualunque decorazione sia, in fin dei conti, surplus, orpello se non addirittura paccottiglia. Il concetto alla base della mostra è, insomma, un allargamento di senso che si estende a tutto ciò che connota in modo estetico lo spazio umano.

Ci è venuto infatti spontaneo ragionare sul fatto che l’ornamento, come ricorda il grande studioso Henri Focillon, è “il primo alfabeto del pensiero umano alle prese con lo spazio”. Questo ci ha portato a considerare l’idea di ornamentalità fin dalle sue prime manifestazioni, come i tatuaggi e le pitture corporali, per arrivare alle espressioni decorative che hanno attraversato la cosiddetta arte maggiore: nel corso dei secoli l’ornamento ha avuto una funzione ancillare, limitato a cornici, bordi, margini, oppure è stato pienamente protagonista, come accade, del resto, in alcune manifestazioni artistiche contemporanee in cui la decorazione gioca un ruolo del tutto primario».

A Palazzo Magnani e ai Chiostri di San Pietro sono riunite oltre 200 opere provenienti da prestigiose collezioni. Come vi siete orientati per scegliere i prestiti?

«Un tema così specifico e allo stesso tempo così ampio, almeno negli esiti, ci ha concesso di spaziare nella scelta delle opere pur mantenendo il filo conduttore della nostra idea principale.

Il criterio principale che ci ha aiutati è stato una sorta di scaletta che abbiamo creato a priori per poter cogliere nei suoi esiti l’idea di ornamentalità diffusa.

L’ornamento, in quanto, come dicevamo, primo alfabeto decorativo dell’umanità, è da sempre all’opera nelle varie civiltà che si sono susseguite nei secoli. In virtù di ciò avevamo di fronte a noi uno spettro di possibilità amplissime in cui ci siamo mossi seguendo quella scaletta che si è tradotta, di fatto, nelle singole tappe del percorso espositivo».

Questa modalità operativa si è tradotta anche nella struttura del catalogo della mostra…

«Nel catalogo, edito da Skira, dopo un’introduzione scritta da noi curatori si apre la parte più corposa, un vocabolario in cui le varie voci – ad esempio l’arabesco, la calligrafia, etc – sono affidate a ventisette studiosi di ambiti diversi, dall’estetica alla zoologia, dalla psicologia alla storia dell’arte. Questa scelta è radicata nell’evidenza che l’ornamento non ha un unico significato, ma ne ha molti, a seconda che lo si veda da un punto di vista oggettuale (il singolo decoro o l’opera d’arte), concettuale (come la decoratività ha operato nelle varie epoche), relazionale (ciò che ciascuno di noi dice di sé ornandosi o decorando il proprio ambiente)».

Rientra nel percorso della mostra anche Ritratto di giovane donna del Correggio, esposto ai Chiostri di San Pietro già dallo scorso 24 ottobre. Come si colloca nel progetto espositivo?

«Avevamo a disposizione una seconda sede espositiva, i Chiostri di San Pietro, un edificio benedettino cinquecentesco recentemente restaurato. Lì abbiamo allestito una parte di mostra dedicata al contemporaneo nei suoi esiti più recenti, dagli anni Sessanta a oggi, e l’opera del Correggio.

Il Ritratto di giovane donna è un prestito importante frutto della collaborazione tra Fondazione Palazzo Magnani e il Museo Ermitage di San Pietroburgo. Abbiamo scelto di dedicargli uno spazio riservato per tre motivi: per l’importanza che il dipinto ricopre nella produzione di Correggio, per la rilevanza che il quadro ha per il territorio reggiano – dove approda per la prima volta -, e infine per i problemi interpretativi legati al soggetto, all’identità e al ruolo della donna ritratta, in cui l’ornamentazione (dai colori dell’abbigliamento ai singoli accessori) gioca un ruolo fondamentale».

Una domanda per Fondazione Palazzo Magnani: quali progetti espositivi presenterà dopo questa grande mostra?

Davide Zanichelli, Presidente della Fondazione Palazzo Magnani: «Dopo “What a Wonderful World”, dal 17 aprile si aprirà la XV edizione del festival Fotografia Europea, con oltre venti mostre in dieci luoghi della città. Il tema 2020 sarà “Fantasie”. Alle mostre di Palazzo Magnani si affiancheranno le oltre 300 proposte del circuito Off che ogni anno anima la città e la provincia di Reggio Emilia.
L’autunno-inverno del 2020 vedrà invece la realizzazione di una grande mostra sui legami tra danza e arti visive, dall’antichità fino al Novecento. Una mostra realizzata con la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e con il museo Ermitage di San Pietroburgo con cui la nostra fondazione ha sottoscritto un protocollo d’intesa tramite cui sviluppare progetti congiunti».

Carla Accardi, Josef e Anni Albers, Arman, Giacomo Balla, Francesco Beccaruzzi, Davide Benati, Bruno Benuzzi, Mary Beyt, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Alessandro Bonvicino detto Il Moretto, Enrica Borghi, Corrado Cagli, Maggie Cardelús, Leonardo da Vinci, Nicola De Maria, Sonia Delaunay, Wim Delvoye, Pietro Dorazio, Albrecht Dürer, Maurits Cornelis Escher, Giovanni Antonio Fasolo, Mariano Fortuny, Pinot Gallizio, Jackie Gilles, Peter Halley, Keith Haring, Malcolm Kirk, Robert Kushner, Sol LeWitt, Jacopo Ligozzi, Andrea Mastrovito, Henri Matisse, William Morris, Koloman Moser, Alphonse Mucha, Shirin Neshat, Marcello Nizzoli, Bernard Palissy, Claudio Parmiggiani, Pablo Picasso, Giovan Battista Piranesi, Paola Pivi, Casey Reas, Alfred Roller, Gino Severini, John Simon Jr, Saul Steinberg, Philip Taaffe, Cesare Tacchi, H. Van de Velde, Meyer Vaisman, Victor Vasarely, C. F. A. Voysey, Andy Warhol
What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura
A cura di
Claudio Franzoni e Pierluca Nardoni
Dal 16 novembre 2019 all’8 marzo 2020
Fondazione Palazzo Magnani
Palazzo Magnani, Corso Garibaldi 29, Reggio Emilia
Chiostri di San Pietro,
Via Emilia San Pietro 44/C, Reggio Emilia
Orari:
dal martedì al venerdì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, sabato e festivi dalle 10.00 alle 19.00
www.palazzomagnani.it, info@palazzomagnani.it

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