03 agosto 2020

Basta poesia, diamoci dentro: la versione di Guido Catalano

di

Da vent’anni scrive libri e fa spettacoli utilizzando le proprie poesie. Dice di essere diventato sex-symbol e ride quando lo definisco insta-poet: a tu per tu con Guido Catalano

Guido Catalano
Guido Catalano

“Intervistare Guido Catalano?” La cosa è intrigante anche perché scopro che il suo nome suscita nella mia prima veloce indagine due correnti di pensiero nette.
Quella del “Catalano? Chi è?” e l’altra, numerosissima, che al solo a sentirlo nominare manifesta amore incondizionato. È incuriosita cosi, quindi, che inizio a chiacchierare con questo artista che ama definirsi poeta professionista.
“Si – mi risponde – Guido Catalano è un poeta professionista. Una persona che ormai da vent’anni scrive libri di poesie, ma non solo, fa spettacoli utilizzando le proprie poesie e miracolosamente, e fortunatamente, riesce a vivere di quello che scrive.
Poeta professionista è iniziato un pò per scherzo. Anni fa mi definivo poeta semi – professionista vivente e piacendomi molto sottolineare il concetto di vivente. Col tempo poi è diventato “poeta professionista vivente” perché spesso i poeti diventano tali solo dopo la morte e invece, io volevo poter godere di quello che scrivevo anche da vivo e – sottolinea – questa cosa diciamo che sta anche funzionando!”
Impossibile non chiedergli, dopo aver letto su di lui tante contrastanti opinioni, cosa pensi della definizione attribuitagli da chi lo critica di essere una “geniale opera di marketing” ma anche della mia ipotesi di essere una sorta di rivincita della poesia e della ironia in un mondo che purtroppo, oggi, frequenta pochissimo entrambe.
“Io penso di essere tantissime cose insieme” mi risponde, e credo anche che l’unione, la bastardizzazione sia una qualità. Bastardizzazione, nel senso di essere tante cose. Diciamo che io oltre ad essere un poeta sono anche un attore, pur non avendo mai studiato da attore, perché faccio spettacoli. Sono anche un pò un musicista perché l’ho fatto in passato e lavoro con dei musicisti , sono anche un cabarettista perché ci sono delle cose che scrivo che hanno a che fare con il cabaret e, alla fine, sì c’è certamente senz’altro anche del marketing in quello che faccio. Tra l’altro io non vedo che problema ci sia nell’essere anche capaci a vendere una cosa che fai ed è il tuo lavoro. A me non piace che l’unione fra la poesia, considerata una cosa altissima, ed il marketing sia considerata una sorta di bestemmia. Senz’altro, però, c’è anche l’aspetto dell’ironia di cui mi parlavi che è sicuramente un fattore fondamentale di quello che scrivo e di quello che sono. Una dote naturale che o ce l hai o non ce l’hai e che mi ha molto aiutato, nel senso che a me piacciono molto le persone ironiche e quindi mi piaccio molto a mia volta”

Guido Catalano, poesie
Guido Catalano, poesie

Si certo, lo so che ti piaci! gli rispondo scherzando. So anche giri voce che tu abbia avuto successo grazie all’essere un sex symbol!.
“No – mi risponde seguendo il filo del gioco – Quello lo sono diventato dopo. Diciamo che io sono partito svantaggiato sull’ essere sex symbol e la poesia mi ha aiutato”.
“La poesia come strumento anche di rimorchio?” aggiungo io.
“Certo! Cavolo, fra l’altro non l’ho neanche inventato io che sia cosi” risponde.
“I poeti, si sa, sono sempre piaciuti parecchio! Bukowski aveva scritto anche un libro dal titolo “Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze”, in cui racconta che se avesse saputo che si beccava cosi tanto avrebbe iniziato a scrivere poesie molto prima!”
Poesie brevi, battute veloci. Guido Catalano da molti viene definito un ista-poet, uno di quei poeti che vanno alla grande su Istagram pubblicando poesie di pochissimi versi, ma niente è più falso nel senso che Catalano ha iniziato a scrivere sulla carta, molto, molto prima dell’avvento del web.
“Si infatti quando mi dicono che sono un ista-poet, mi viene da ridere perché io ho iniziato scrivendo a mano. Poi ho avuto la macchina da scrivere, per quanto elettrica ma certamente in anni in cui non esistevano i social e neanche internet. Il web è un mondo molto delicato e pericoloso soprattutto dal punto di vista della scrittura nel senso che può diventare troppo facile, lì, un effimero successo: è facile arrivare a provare la sensazione, una volta avuti un po’ di follower, di pensare di essere un genio. Io ho avuto la fortuna di iniziare prima di tutto questo ma ritengo una fortuna anche vissuto l’esplosione del web.
Mi sono trovato in quella fase di passaggio in cui ho potuto godere anche della parte in cui scrivevo a casa e non c’era nessuno che mi leggesse,trovandomi a dover uscire di casa per forza per condividere i miei scritti. Ai tempi l’idea di pubblicare con una casa editrice non si poneva per cui leggevo le mie cose nei bar di Torino perché era il mio unico modo. Oggi per quanto mi riguarda una cosa che molti miei colleghi o critici non amano del mio lavoro è la poesia sdoganata sul web. Io dico solo che questo è semplicemente un mezzo. Un mezzo che può amplificare quello che fai e che se lo usi con coscienza non danneggia quello che fai”.
Catalano in questi giorni sarà sulle scene con il nuovo spettacolo. Questo dopo il periodo di chiusura che abbiamo tutti vissuto, periodo che ha influito su noi stessi, le nostre relazioni, il nostro modo di ripensare il mondo.
Guido è vero che ne siamo usciti migliori o no? E tu come affronti questa ripartenza con il pubblico?
“Io non credo proprio che se ne sia usciti migliori ma spero, invece, fermamente che ne esca migliore il sistema sanitario nazionale e mondiale dato che questa cosa potrà risuccedere. Non ho tutta questa fede nel miglioramento dell’umanità. Io stesso, fra l’altro – mi confessa – ho preso il Covid e ne sono uscito. Con sintomi lievi, in quarantena a casa con la mia compagna che è medico, ma per me è stata una esperienza surreale e faticosa sia pur nella forma lieve della malattia. Ho letto tantissimo, come mai nella mia vita ed ho anche scritto”
Tornare di fronte al pubblico è ancora più emozionante dopo tutto questo?
“Certamente. Primo perché sono passati praticamente sei mesi dall’ultima volta e poi perchè io trovo eccezionali quelli oggi stanno riuscendo ad organizzare festival e rassegne. Era già molto difficile prima farlo, stante la cronica mancanza di soldi e di risorse figuriamoci oggi! C’è tanta gente in gamba che sta cercando di rialzarsi malgrado l’ambito arte e spettacolo non sia fra i primi ad essere preso in considerazione da coloro che invece dovrebbero sostenerlo.D’altra parte mai come in questo periodo di chiusura è stata cosi evidente l’assoluta importanza dell’arte da leggere,vedere ascoltare”.

Guido Catalano
Guido Catalano

Il nuovo spettacolo–reading di Guido Catalano si intitola: “Adesso basta poesie d’amore e diamoci dentro. Viaggio poetico per tornare alla normalità”. Il tema dell’amore e delle relazioni che ritorna, ancora una volta , presente. Reading composto di suoi pezzi classici ma anche di tanti nuovi scritti .
“È un misto – prosegue Catalano – Ma in questo caso è successa una cosa strana perché verso la fine del lock down io ho iniziato a scrivere brevissime fiabe. Non poesie ma fiabe. Surreali, comiche, di tutti i generi possibili”. Catalano scrive di amore, di sentimenti e rapporti coinvolgendo chi lo ascolta nella condivisione di comuni fragilità quotidiane probabilmente oggi difficili da esprimere. Non so perché sia difficile per molti esternare le proprie debolezze. Io di questo ne ho fatto quasi un mestiere perché ho capito che farlo non è da deboli e funziona. Una delle cose fondamentali della vita, infatti, che ho capito è che bisogna imparare a chiedere aiuto, sempre, senza dover fare quelli tutti di un pezzo per forza. “Tanta gente mi scrive, spesso giovani, dicendomi che quello che scrivo li fa stare bene e questo è uno dei complimenti più belli che penso mi si possa fare”.
E la Poesia? Cosa è per te la Poesia?
“La domanda su cosa sia la poesia è per me una delle più difficili. Negli anni ho sviluppato diverse risposte ma ad oggi ti posso dire cosa, per me, NON è la poesia. Per me non è una forma di arte o letteratura più alta di altre ed è toccabile e non intoccabile. Deve essere toccabile, non per altro io per farla sono letteralmente uscito di casa, per strada con lei.
Una esigenza fortissima dato che quando ho iniziato ventenne ero un giovane uomo in difficoltà. La mia poesia mi ha aiutato ad uscire di casa ed io ho aiutato la mia poesia, poverina. Usciti insieme come due fidanzati, praticamente. Mi piace pensare che, ovviamente la poesia per come la faccio io, sia qualcosa che abbia a fare con l’incantesimo, con la magia. Perchè la poesia, quando funziona e viene letta in pubblico, ha effetto come un incantesimo. È scritta su un libro, proprio come succede agli incantesimi, e quando viene letta e funziona può generare forti emozioni nelle persone che l’ascoltano. Mi è sempre piaciuto quindi pensare al poeta come un mago che incanta, in senso buono, le persone che l’ascoltano e addirittura possa fare del bene alle persone che l’ascoltano. Possa far emozionare, possa far commuovere. È molto potente come forma d’arte”.
Il tempo fissato all’inizio è stato abbondantemente superato e, mentre stiamo per salutarci, penso che l’intervista al vetriolo che avevo immaginato non c’è stata e che, invece, il successo di Guido Catalano sia vivere , lavorare e descrivere la Vita con quella leggerezza di cui scriveva Calvino.
Quella che non è superficialità ma che sa planare dall’alto e che serve a non avere macigni sul cuore, alleggerendoli un po’ a chi lo segue, mentre lo ascolta.
Ovviamente tutto questo a lui non lo dico.
Finiamo, parlando dei nostri gatti e della novità di viverci.

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