31 maggio 2004

Il film di Piero

 
Il piccolo artista napoletano che aveva tatuato la sua icona sul corpo di una modella, che era andato ad una mostra in Albania partendo con una piccola imbarcazione dalla Puglia, che aveva inaugurato una mostra tutta fatta di lattuga si è trasferito da un po’ a Los Angeles. E li, nella sua villa con piscina, ha fatto quello che a L.A. tutti sognano e provano a fare: un film. Abbiamo intervistato il Piero Golia regista…

di

Piero, dicono in giro che ti sei messo a fare un film…
Sì. Un film vero e proprio, niente cazzate tipo “film d’arte”. E’ proprio un film tipo quelli che si guardano di solito.

Come ti è venuto in mente?
il film è nato da un’idea mia e di un vecchio amico Adriano d’Angiò. Lui mi aveva proposto di fare un documentario su di me… e…e abbiamo iniziato a pensarci…. e pensa e pensa… siamo arrivati fin qui!

Ma verrà distribuito anche in Italia. Quando uscirà?
Aspettiamo e vediamo che succede.

Mi racconti un po’ di sceneggiatura?
E’ un film su un film, oppure un documentario su un film, oppure un film su un documentario. Insomma una storia, chissà… un giorno qualunque in cui i morti tornano sulla terra…

Dai, dimmi qualcosa di più. Cosa succede? Esiste una narrazione?
E’ la storia di una troupe che va a fare un documentario su un giovane regista. Una esplorazione tra le aspettative e le speranze di una star emergente che si trasforma dell’eterna battaglia tra bene e male.
Piero Golia
Mi hai parlato di effetti speciali. Dunque stando a Los Angeles (città dove ti sei trasferito) hai potuto avvalerti dei grandi professionisti del cinema?
Diciamo che più di tutti questa volta si può definire “Killer Shrimps” come il prodotto del lavoro di tanti. E’ un progetto mastodontico fare un film, soprattutto un film come questo. Quindi posso dire che se “killer Shrimps” esiste è solo grazie a coloro che hanno deciso di imbarcarsi in questa folle impresa.
Scusa ti rubo questa risposta per ringraziarli tutti.
Primo fra tutti il mio direttore della fotografia, Harry Dawson, che lo ha abbandonato il set di Bill Viola per lavorare con noi. E Craig McIntyre, sempre con centinaia di litri di sangue e parti umane, che probabilmente avete gia’ visto sgorgare nei video di Paul McCarty.
Eyebeam a New York per gli effetti speciali in 3D… diciamo che questo è un miracolo che mi è piovuto in testa (n.b. thanks again Pierre). Sono quelli che fanno i video di Mariko Mori, Pierre Huyghe e Shirin Neshat.
Ed ancora Leafcutter John che ha disegnato i suoni e le musiche. Chi conosce la musica sa di che sto parlando (ma per chi non la conosce vi dico io che questo ragazzo è il futuro).
Ho paura di non riuscire a nominarli tutti in questa risposta per paura che mi tagliate, ma è importante.
I miei montatori da ILOYOLI a Roma che sono impazziti a rimettere impiedi quella realtà che avevo distrutto.
Anne Marie Tournout per le coreografie delle scene di combattimento. Peter il mio production manager e la sua tranquillità. E ultimi ma non ultimi i miei personaggi, il film in fondo sono loro.
A proposito più di tutti ringrazio quelli che ho dimenticato di includere nella lista e più ancora quelli che io avevo incluso e voi avete tagliato.

Insomma non ti sei fatto mancare niente. Grandissimo livello…
Si, tutti a grande livello tranne il piccolo Golia.

Cosa rende questo lavoro cinematografico una tua opera d’arte?
La metodologia. Voglio dire, tutti a Los Angeles vogliono fare un film, forse in fondo io non volevo essere da meno, oppure mi interessava dimostrare che il mio “metodo” è un metodo universale, un “metodo scientifico”, quasi qualcosa che può essere applicato a qualunque campo della realtà. Diciamo che questo film è costruito applicando il mio metodo al fare cinema.
Piero Golia
Cosa intendi?
il cinema tradizionale è definitivo, programmato. Farlo e fare la regia è proprio quella parte di realtà che a me non interessa: è rifinitura, compimento di qualcosa che oramai è stato così ben studiato da esistere. A me come tu ben sai tutto questo non interessa, mi interessa il caos.
A me interessa vedere le cose prima che succedano. Per cui la tecnica tradizionale di girare un film scritto preparando le scene e le inquadrature non soddisfaceva i miei interessi.
Mi interessava dire che si può fare un film in un modo diverso, dimostare che esiste un’altra “maniera”.

Niente robe pseudoartistiche insomma…
No, niente avanguardie formali alla Lars Von Trier, anzi il contrario. Il risultato che io ricerco è un “tipico” ottenuto con un processo alternativo. Tutto è solo successione di se stesso senza nessuna programmaticità. Dove la realtà viene spinta fino ad oltre il suo stesso confine. Alla fine spero che la gente dopo averlo visto lo giudichi un film e basta.

a cura di massimiliano tonelli


KILLER SHRIMPS!
Los Angeles (Usa) – 2003
durata : 80 minuti
produzione: Fine Arts Unternehmen Film
il film verrà presentato a settembre 2004 in occasione del Festival di Cinema della Biennale di Venezia


[exibart]


9 Commenti

  1. Caro lorenzo, non conosco benissimo il lavoro di Piero Golia, ma uno che dice che Leafcutter John sarà il futuro nella musica, di certo non è un povero scemo! ANZIIIII!!!

  2. Si dai pochi giri di parole ‘il tuo metodo’ consiste nel pagare profumatamente terzi perchè ti facciano il film come tu stesso hai scritto, rigorosamente a caso tra l’altro perchè non hai il minimo straccio di idea ed il metodo non ti piace, per favore basta postare queste tristezze, un consiglio al ‘regista’: ritorna a fare lo scafista è meglio

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