10 agosto 2019

Lo stile di Bvlgari in mostra

di

Intervista a Lucia Boscaini, curatrice della mostra dedicata alla “Famiglia Bvlgari”. Per raccontare un pezzo di storia del Paese, attraverso un marchio sempre proiettato al futuro

Lucia Boscain

La mostra “BVLGARI, la storia, il sogno”, divisa tra le sedi di Castel Sant’Angelo e Palazzo Venezia, svela le intuizioni, la caparbietà e l’intraprendenza di una famiglia, quella Bvlgari. Tra storia e valorizzazione, l’incontro del marchio con la “Dolce Vita” romana è ripercorso attraverso le sue icone. Vissuto, amato, indossato, lo stile Bvlgari dimostra l’apporto offerto dal marchio nella configurazione del Made in Italy. Abbiamo intervistato Lucia Boscaini, Bvlgari Brand & Heritage Curator, che ci ha offerto una lente attraverso la quale leggere il contributo di un marchio legato al passato, ma da sempre proiettato verso il futuro.

“BVLGARI, la storia, il sogno”. La mostra rappresenta più la storia o il sogno di questa famiglia?

«Esattamente entrambe. Abbiamo impiegato molto per scegliere il titolo della mostra, perché i suoi contenuti sono molteplici e abbiamo voluto pensare all’essenza di ciò che il visitatore potesse vedere in mostra. Sono i gioielli ad essere i protagonisti, e poi c’è la storia – indubbiamente la seconda protagonista – con un taglio che ha voluto dare lo stesso comitato scientifico, composto di storici moderni. Il sogno, è un ingrediente presente nella mostra, e si, è quello che siamo. Facciamo sognare. È stata l’ambizione di Sotirio Bvlgari, ma anche di tutti noi, che nell’arco di più di 130 anni di storia contribuiamo a far sì che questa bottega sia un gruppo internazionale con più di 4mila dipendenti nel mondo».

BVLGARI, la storia, il sogno
BVLGARI, la storia, il sogno

Nella mostra sono sottolineate le connessioni tra l’affermarsi del marchio Bvlgari e la fertile vitalità costituita dalla Roma di quegli anni. Che ruolo ha avuto la città di Roma nello sviluppo del Made in Italy e, soprattutto, nella nascita di uno stile iconico, quello Bvlgari?

«La Roma di quegli anni ha certo fatto la differenza nella storia dell’Italia. Dagli anni ‘40 fino agli anni ‘70 vi erano famose sartorie creative e molti erano gli artisti e le grandi gallerie d’arte presenti in città. Tutto vi fioriva. È stato fondamentale l’innesto di Cinecittà come polo non solo produttivo, ma anche di attrazione di tutte le maestranze legate al cinema: costumisti, scenografi e grandi registi. Tutto questo ha fatto sì che Roma diventasse una fucina, un luogo di incontri, ma anche di glamour. Il ruolo di Bvlgari nello sviluppo del Made in Italy è stato fondamentale per molte ragioni, ma soprattutto per il lato internazionale della famiglia, la cui capacità di interloquire in diverse lingue, unita alla sua ampia cultura, ha fatto sì che Sotirio Bvlgari divenisse un favorevole interlocutore nel panorama romano. La città è stata un centro propulsore per il Made in Italy, ma non ha saputo mantenere quest’eccellenza fino ai giorni nostri. È un peccato che molti grandi case di sartoria romana siano scomparse. C’era molta attività imprenditoriale al tempo. Proprio a proposito del legame di Roma con il Made in Italy, c’è stata discussione sul titolo da scegliere per la mostra. Volevamo optare per “Made in Rome”, ma abbiamo preferito estenderci all’Italia tutta per parlare della nascita di quello che oggi è il Made in Italy, un brand e una realtà produttiva, un asset del quale siamo orgogliosi di far parte».

Negli anni Bvlgari ha saputo costantemente rinnovarsi in un incontro tra classicismo e modernismo. Com’è cambiato il marchio oggi e che legame ha invece mantenuto col passato?

«Questo tratto dell’innovazione continua e della ricerca può registrarsi sin dalle origini del marchio, ma è ravvisabile in particolare con la seconda generazione – quando l’attività di famiglia è stata sviluppata – e continua a essere oggi il nostro tratto distintivo. È la cifra che meglio sintetizza il marchio, che si rinnova, ma mantiene la coerenza e il rispetto delle tradizioni. Questo si nota in particolare nell’approccio che abbiamo col design: cambiamo, ma restiamo legati ai tempi; la creatività sostiene e guida un gusto che è calato nei tempi attuali. Oggi lo spirito resta lo stesso rispetto al passato».

BVLGARI, la storia, il sogno
BVLGARI, la storia, il sogno

Reinterpretando la moda e le tendenze del tempo i gioielli del marchio costituiscono di fatto lo specchio di una società in continuo cambiamento. Come vede Bvlgari lo stile di domani?

«Una società in continuo cambiamento è la cosa che ci stimola di più, perché siamo soliti guardare avanti. I nostri gioielli sono già trasversali, ma lo saranno anche di più in futuro. Parliamo di una trasversalità che non ha alcun limite, né di genere né di spazio. L’assenza di barriere è senza dubbio uno degli aspetti propri della globalizzazione e che siamo decisi a portare avanti. Cambieremo sicuramente anche in fatto di digitalizzazione, se non altro nel modo di comunicare i nostri gioielli».

Bvlgari si definisce come un marchio che ha «il mondo come orizzonte». Come si proietta verso il futuro?

«Vediamo il mondo come spazio di una cultura globalizzata, la nostra arena competitiva e il nostro punto di riferimento. La nostra azienda è in tutto il mondo. Ciò che più ci interessa è cogliere le peculiarità di ogni area culturale (la mentalità e i gusti), ma nella diversità riuscire a mantenere il nostro spirito. La nostra sfida è quella di arrivare al cuore e ai gusti dell’interlocutore, a prescindere dall’area geografica. Si tratta di un dialogo che riteniamo possibile e che già funziona, perché siamo allo stesso tempo così legati alle nostre radici, ma così pronti a captare quanto c’è di nuovo».

Veronica Cimmino

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