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Addio a Tony Porcella, il gallerista amico di De Chirico
Personaggi
Un gentiluomo. Appassionato dell’arte, innamorato della famiglia, combattente fino all’ultimo come il rugbista che era stato. Mio padre Tony Porcella ci ha lasciati il 9 novembre scorso, affrontando l’ultima meta – dopo aver sconfitto tre tumori – nella sua amata casa romana, circondato dall’amore della famiglia. E oggi, ancora travolte dal dolore, noi tre figlie e nostra madre continuiamo a ricevere dimostrazioni di affetto da tutto il mondo.
Tutti volevano bene a Tony, gallerista e collezionista, uomo coltissimo e intellettualmente curioso, che ha portato nel mondo dell’arte la sua esperienza, la sua eleganza, la sua passione. E la sua voglia di scoprire i nuovi talenti, come gli allievi di Gino Marotta che furono protagonisti di un’esposizione intitolata “La scuola dei generi”. Ma non dimenticò mai l’impegno di onorare i grandi artisti del passato.
Nella sua lunga carriera, è stato vicepresidente della Fondazione Giorgio De Chirico e amico personale del grande artista: era anzi uno dei pochi a conoscere nel profondo il Pictor Optimus che, in nome della sua proverbiale ironia, amava a volte giocargli degli scherzi. Come il biglietto che fece recapitare a papà nella sua Galleria Ca’ d’Oro, presso la prima sede di via dei Condotti a Roma: “Illustre dottore, se entro 24 ore lei non mi versa in contanti la somma di 995 miliardi di dollari, farò saltare la sua galleria con una carica di tritolo”. Era firmato “Il Minestro”, il soprannome che il padre della pittura metafisica si era dato per ironizzare sull’abitudine della gente di chiamarlo “maestro”.

Proprio a De Chirico, nel 1974, papà aveva dedicato la mostra-omaggio, in cui aveva chiesto a diversi pittori di dipingere un’opera ispirata al Maestro che, da parte sua apprezzò, molto l’idea e presenziò all’inaugurazione. Quella mostra partì da Roma, precisamente dal Campidoglio, per poi sbarcare con successo in America, a Miami e New York. E venne poi ripresa nel 2008 con la partecipazione di numerosi artisti, tra cui Enrico Prampolini, Renato Guttuso, Ruggero Savinio, Gino Marotta, Ennio Calabria, Giuseppe Modica, Sergio Vacchi, Mario Ceroli, Alberto Sughi, Bruno Ceccobelli, Piero Pizzi Cannella, e giovani promesse italiane e internazionali dell’arte contemporanea, come Alfredo Rapetti, Erika Calesini, Angelo Colagrossi, Stefano Branca, Flavia Mantovan, Camilla Ancilotto, i fotografi Pino Settanni, Tiziano Lucci e Fabiana Roscioli.
Nel corso degli anni, Tony era diventato amico di altri grandi pittori, come Renzo Vespignani con cui fece un memorabile viaggio in Africa, Renato Guttuso che veniva a trovarci nella nostra casa del Circeo (ricordo le loro partite a scopone scientifico), Alberto Sughi, Gino Marotta, Corrado Cagli. Più che un mercante d’arte, mio padre era un collezionista appassionato, che spesso avrebbe preferito tenere le opere mentre io lo esortavo a venderle: separarsene gli risultava troppo doloroso. Nel suo lavoro non cercava il guadagno, ma si proponeva di stimolare la creatività negli artisti e, al tempo stesso, il gusto del bello nei collezionisti.

Figlio di Amadore Porcella, storico dell’arte ed esperto del Settecento, critico dell’Osservatore Romano e autore della prima guida alla Pinacoteca dei Musei Vaticani, papà aveva respirato prestissimo, in casa, l’amore per l’arte. Ma pur essendo un intenditore di quella antica, aveva scelto di puntare su quella contemporanea. E amava coinvolgere gli artisti organizzando mostre a tema. Nel 1970 aprì la galleria Ca’ d’Oro in via dei Condotti, nel 1998 la trasferì in Piazza di Spagna e, tra il 2010 e il 2015, in via del Babuino, riuscendo ogni volta a riempirla di personaggi noti, come Sofia Loren, Alberto Sordi, Monica Vitti, Rita Levi Montalcini, intellettuali, politici come Sandro Pertini, Giovanni Spadolini, Walter Veltroni, Silvio Berlusconi. La Roma della cultura, del potere e dell’imprenditoria non mancava mai ai suoi vernissage. E Tony era innamorato di Roma. Lo dimostrò anche negli anni in cui fu il presidente dell’Associazione Piazza di Spagna e organizzò memorabili eventi, come la consegna di un premio a Robert De Niro: era la Barcaccia di Gino Marotta, che il divo americano ricevette sulla Scalinata. E non abbiamo mai dimenticato la mostra di Micheline Roquebrune, la moglie pittrice di Sean Connery, che nel 2004 papà organizzò al Vittoriano. C’era anche il grande attore scozzese che, nelle serate passate con noi, sfoderò tutto il suo senso dell’umorismo.
Nel 1997 io decisi di seguire le orme di mio padre e iniziai a collaborare con lui. Organizzammo insieme le mostre di Seward Johnson, Mario Ceroli, Giacomo Manzù, Romero Britto. Io, che avevo studiato in America, parlavo perfettamente l’inglese, e all’epoca facevo da ponte tra gli Stati Uniti e l’Italia. Da anni mi sono stabilita negli States, dove si è ormai trasferito il mercato dell’arte, e ho aperto delle gallerie sia a Miami sia a New York, facendo da tramite tra l’arte italiana e i collezionisti di Oltreoceano.

Papà ha sempre sostenuto le mie scelte e, fin da quando ho deciso di intraprendere la mia strada, mi ha lasciato carta bianca. Era orgoglioso dei miei successi, come di quelli delle mie sorelle Francesca e China, e non amava i riflettori: ci ha sempre lasciate andare avanti rimanendo nell’ombra. Da lui penso di aver ereditato la passione per l’arte, il senso dell’amicizia, la curiosità intellettuale: in tutta la sua vita, Tony non ha mai mancato una mostra perché voleva conoscere, scoprire, comparare. La sua curiosità si estendeva alla letteratura, al cinema, al teatro: era un uomo del suo tempo, e amava vivere sempre informato, immerso nella società e nella vita intellettuale. Era generoso, perspicace, pacifico, molto spiritoso.
Ci mancherà moltissimo e di lui, oltre al ricordo del suo amore e delle sue qualità, ci restano i ritratti dei pittori che hanno voluto ritrarlo. Sono quarantaquattro, e tra loro figurano De Chirico, Giacomo Porzano, Camilla Ancillotto, Franco Mulas, Francesca Leone. In una di queste tele, firmata da Giancarlo Pignataro, Tony compare circondato dalla collezione dei suoi ritratti. È un’immagine che riassume la sua vita. E oggi rende ancora più dolce, struggente l’amore che ci ha sempre legati, aiutandoci a superare il dolore di questo momento.
mostre ed eventi

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