09 maggio 2010

UNA MOSTRA IN UN MUSEO? DA IMPAZZIRE…

 
Exibart si è intrufolato dietro le quinte di Linguaggi e sperimentazioni, la nuova mostra che inaugura al Mart questo fine settimana con novantuno artisti della collezione AGI di Verona. E ne ha parlato con Giorgio Fasol, patron della raccolta. Cosa ci ha raccontato il grande collezionista veronese? Che allestire una mostra in un museo è un onore, certo. Ma anche un’impresa...

di

Fasol, com’è nata
l’idea della mostra?

A un’inaugurazione di
un paio di anni fa, mentre stavamo chiacchierando con Giorgio Verzotti,
Gabriella Belli mi lanciò l’idea. La proposta si è formalizzata nei mesi
successivi. Trovavo l’idea coraggiosa, considerando che il museo che è
focalizzato sul Novecento. E poi, collezionando da oltre quarant’anni, beh…
ne ero onorato!

Come avete scelto
le opere?

Verzotti, che ha
curato la mostra, ha fatto una selezione degli artisti, ciascuno dei quali –
eccetto Andrea Galvani, presente con un doppio lavoro – è presente con
un’opera. La maggior parte dei pezzi è esposta nella mostra temporanea, mentre
una ventina è collocata tra la collezione permanente: resteranno nel museo per
un prestito a lungo termine.

Tra le opere c’è
pure Tino Sehgal…

Ho preso quell’opera
da Sehgal prima che diventasse famoso. Che è poi quello che provo a fare coi
giovani, anche commettendo parecchi errori.
Andrea Galvani - La morte di un'immagine #9 - 2006 - stampa fotografica su d-bond - cm 109x125
Giorgio Fasol fa
errori?

Sì ne faccio, perché
negarlo?

Andiamo avanti…
Continuiamo col dire
che un’opera esposta non è mia in senso proprio.

Cioè?
Lo stuzzicadenti di Alenka Pirman, artista che in
pochi conoscono. Lei non vende le opere, ma le presta e non c’è alcun rapporto
economico fra artista/gallerista/collezionista. Incredibile, no?

Che sensazione hai
al momento?

È un delirio. La
settimana prossima me la godrò, ora sono ancora in mezzo a tutti i problemi che
sono capitati!

Piotr Uklansky - Untitled (Gavin Brown’s Enterprise) - 2002 - fotografia a colori - cm 91,4x101,6La solita
burocrazia italiana quando si passa dal privato al pubblico?

Ho trovato
incredibilmente complesso il problema delle liberatorie per l’uso delle
immagini! Quando si prende un’opera, tanto più se in fiera, non si pensa certo
a questo. Ma senza il consenso scritto all’uso dell’immagine – sia per la forma
cartacea che per il web – non si può mettere nel catalogo. Ugualmente per
esporre l’opera è necessaria l’autorizzazione, dato che potrebbero nascere dei
problemi se qualcuno si opponesse.

Come è capitato con
Italics

a Palazzo Grassi…

Esatto! E infatti
adesso i musei sono ancora più attenti all’aspetto legale, mentre chi è
abituato a comprare le opere per il piacere personale, ovviamente non ci pensa.

Aneddoti?
Beh, mi sono imbattuto
con un gallerista che si è messo di traverso, dato che non avevo comprato
l’opera da lui bensì una decina di anni fa dal gallerista precedente
dell’artista!

Protagonismo da
prime donne…

Più che altro interessi
economici. Alla fine siamo riusciti a sistemare, ma l’avrei strozzato… E poi
che difficoltà per gli allestimenti, in cui tutto diventa molto costoso e molto
aleatorio…

Come avete risolto?
Ho trovato degli
sponsor che potessero darci una mano per le cose più onerose, mentre con molti
artisti abbiamo risolto. Seppur impazzendo!
Rä Di Martino - La camera - 2006 - still da video 16mm su dvd - ed. di 6
Addirittura?

Quasi nessun artista o
gallerista allega ai lavori le istruzioni di montaggio e di allestimento,
oppure una foto di come loro ritengano ottimale montare l’opera. Salvo poi
volere un tipo di supporti piuttosto che altri, un tipo di casse particolare,
una proiezione anziché l’utilizzo di uno schermo…

Sono cose che
capitano…

Non dovrebbe accadere
invece! Mi sono reso conto di quanta scarsa attenzione vi sia a questi aspetti:
nel momento in cui un collezionista decide di comprare un’opera, magari anche
in una fiera, suppone che l’opera vada collocata come la vede, ma invece non è
così. Penso che allora ci voglia più professionalità: la prossima volte che
compro un’opera faccio un contratto scrivendo tutto!


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e Palazzo Forti

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e fondazioni

a cura di daniele
capra


dal sette maggio al
22 agosto 2010

Linguaggi e
sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea

a cura di Giorgio
Verzotti

MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento

Corso Bettini, 43
36068 Rovereto (tn)
Orario:
da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21

Ingresso: intero €
10; ridotto € 7

Catalogo Silvana
Editoriale con testi di Giorgio Verzotti e Hans-Ulrich Obrist

Info:
tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827;
info@mart.trento.it; www.mart.trento.it

[exibart]


5 Commenti

  1. scusate, ma se Alenka Pirman “Lei non vende le opere, ma le presta e non c’è alcun rapporto economico fra artista/gallerista/collezionista.”

    Ma se le presta, come fanno ad arrivare al collezionista?
    se non le vende, e’ un prestito anche al collezionista? no perche’ allora le chiedo in prestito anche io.
    Pardon, ma la cosa non l’ho capita e se mi date spiegazioni lo apprezzo. Ho provato a cercare su internet ma non ho trovato risposte in merito.

    Condivido quanto sul pressappochismo di alcuni artisti sull’allestimento opere, ne ho visti alcuni fare i capricci in relazione alla disponibilita’ anche economica di chi ospita la mostra, da veri ciarlatani dell’arte.

    Daniele, dedica un post ai ciarlatani dell’arte, ne conosci qualcuno??

  2. Cara Lavinia, la Pirman non dà le sue opere ma le scambia con un oggetto della persona che gliele chiede. Deve essere però un oggetto con determinate caratteristiche, di valore emotivo per chi lo presta. Finito il tempo concordato ciascuno avrà indietro dall’altro l’oggetto. Lei in questo modo si sottrae al mercato e le mostre hanno evidentemente uno scopo solo espositivo.
    Per la riflessione sul rapporto personale autore/opera e per la mancanza di oggettualità (alla fine uno gode l’opera ma non la possiede) è in certi aspetti è vicina a Tino Sehgal. Da quanto so, oltre a Fasol, qui in Italia si sono interessati a lei, tra gli altri, Giovanni Morbin e Cesare Pietroiusti.
    Dopo aver visto la mostra, posso dire che la scelta di mettere tutti insieme i video è assolutamente scorretta, poichè li fa diventare come un’appendice che il visitatore, magari stanco, pensa anche di evitare. Avrei di gran lunga preferito mettere i video corti lungo il percorso della mostra e quelli lunghi insieme dove sono ora.
    Dalla mostra si capisce che Fasol c’ha un occhio tosto: a partire dagli anni Novanta ha presomoltissimi degli artisti più bravi prima che diventassero famosi. E così li ha pure pagati poco!

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