03 dicembre 2009

CHI È SENZA PECCATO…

 
di alfredo sigolo

Perché è così importante capire se la crisi sia finita o no? È come se da essa dipendesse la sopravvivenza e il destino dell’arte stessa. Che l’andamento dell’economia sia un elemento che condiziona fortemente il sistema dell’arte è fin troppo scontato. Ma da qui a giustificare questa sorta di stallo, di nevrotico attendismo millenaristico, ce ne corre...

di

Di fatto la crisi continua a tener banco e a influenzare
non solo il mercato collezionistico, ma i programmi culturali di enti e
istituzioni, il dibattito della critica, gli indirizzi editoriali degli organi
di stampa. L’opinione comune è che bisogna tener duro, resistere e aspettare la
tanto agognata ripresa, che ad elastico oggi s’avvicina e domani s’allontana.
La reazione tarda a concretizzarsi, osteggiata in primo
luogo dall’ostinata convinzione che si possa tornare all’età dell’oro, quando
invece si dovrebbe pensare a come scongiurare nuove derive speculative.
Credevamo di aver parlato d’arte in questi anni, invece
stavamo solo facendo economia, questa è la morale. Un’economia rivelatasi alla
fine fallimentare, malata e deviata.
Quanto le vicende economiche stiano determinando
l’andamento dell’arte lo vediamo anche dalla quantità di previsioni, opinioni,
resoconti e analisi che riempiono le pagine della stampa specializzata. Sul
numero di ottobre di Frieze, importante perché coincidente con la celebrazione
dell’omonima fiera londinese, nell’approfondimento Show me the Money: How do
we visualize the economic crisis
, Nina Power e Michael Sayeau si interrogano sulle
strategie comunicative utilizzate dai media per rappresentare la crisi
economica nelle sue ricadute sulla vita quotidiana. Di qui le immagini dei
dipendenti licenziati della Lehman che fanno fagotto, dei baraccati che han
perso casa, delle code alle banche. Maurizio Cattelan - A perfect Day - 1999 - stampa elettrostatica montata su pannello di alluminio - cm 258x192La crisi macroeconomica assume così
contorni drammatici e umanizzati, transitando dall’economia reale a una realtà
dell’economia che però costituisce solo una conseguenza evidente del fenomeno,
l’astrazione di un fallimento ben più profondo, strutturale e radicale del
capitalismo occidentale e del mito della globalizzazione.
Da questo scenario gli operatori del mercato dell’arte non
possono chiamarsi fuori né considerarsi pertanto vittime sacrificali. Essi non
solo ne hanno accettato le regole ma le hanno cavalcate fino in fondo: aprendo
le braccia agli hedger e a finanzieri senza scrupoli, celebrandoli come il
collezionismo del nuovo secolo, moltiplicando i prezzi a ritmo esponenziale, alimentando
la ricerca di talenti sempre più precoci, inventando nuovi mercati da cui
attingere presunte star esotiche sbucate dal nulla, riducendo l’arte a una
grande fabbrica di spettacolo.
Per tutto ciò l’atteggiamento attendista del sistema
dell’arte, alla finestra in attesa che la crisi passi, quasi ne fosse vittima
innocente, è assolutamente fuori luogo. È opportuna invece una sincera presa di
coscienza, una seria assunzione di responsabilità e un conseguente ripensamento
del proprio ruolo, delle strategie da mettere in atto nel tempo a venire, delle
modalità e infrastrutture con cui l’arte viene veicolata.
Anche su Artforum la crisi è un argomento gettonato. Nel numero di
settembre Tim Griffin, a un anno dal collasso di Lehman Brothers, si augura che
la crisi restituisca l’arte alla riflessione critica che si era arenata in una
sorta di stallo. In effetti, se è vero che la critica non ha quasi per nulla
contribuito dal punto di vista intellettuale ad avvalorare le scelte del
mercato dell’arte in regime di totale asservimento alle regole del potere
economico, non tanto per volontà propria ma per la mancanza di tempi e
condizioni tali da permettere una seria attività di questo tipo, dToni Negri & Michael Hardt - Commonwealth’altro canto
è altrettanto vero che raramente si è sentita qualche voce autorevole mettere
in dubbio il valore culturale di scelte dettate da meri interessi speculativi e
finanziari.
Così i critici riciclati come curatori hanno finito per
abdicare all’attività intellettuale per specializzarsi nel marketing da
vetrinista.
Prima di “fare mondi”, per usare il motto di Birnbaum,
dovremo ricominciare a “pensare mondi”.
E da dove ripartire? Per continuare in questo breve ma
curioso excursus editoriale, apparirà quantomeno singolare trovare in primo
piano, sul numero corrente di Artforum, estratti da Commonwealth, il nuovo saggio di Toni Negri e
Michael Hardt, non propriamente pensatori del sistema dell’arte o analisti
economici in senso stretto, certamente non amici del cosiddetto mercato
liberista. Dal loro pensiero prende le mosse la riflessione di Okwui Enwezor,
già direttore di documenta 11, che sposa la visione critica della dittatura del
capitalismo globale, il concetto di “deterritorializzazione” e rileva sul
fronte artistico un senso di malessere diffuso e di attesa per una risposta
ritardata a un fallimento annunciato.
Ma quel che più conta è che Enwezor sostiene pienamente
l’idea che lo scenario recente abbia indotto a una progressiva sovrapposizione
dei piani economico, politico e culturale. Come a dire che nessuno è innocente di
fronte alla crisi e “chi è senza peccato…”.

alfredo sigolo


*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n.
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[exibart]


20 Commenti

  1. Sigolo è Luca Rossi. Ieri sera ho postato sul mio blog un piccolo commento eco di questo quì sopra. Sigolo ha centrato in pieno il problema. Siamo circondati da persone che “tengono duro”. Quando invece dovrebbero rilassarsi e ridefinire se stessi e il contesto. Ripensare al concettod i opera d’arte. Ripensare al lingiaggio. Ai ruoli e ai format. Vado dicendo queste cose da 7-8 mesi, e non sono l’unico che ha pensato a ciò in tempi non sospetti.

  2. Luca Rossi non diciamo stupidaggini. Sigolo mi sembra una persona seria… tu (e il tuo progetto delle pizze lo testimonia) mi sembri solo un frustrato che, nel momento in cui è stato rifiutato da qualche gallerie o da qualche curatore, spara a zero su un sistema senza fare descriminazioni o analisi approfondite…
    da 7 o 8 mesi… e chi lo fa da anni? ma per favore…

  3. Firmarsi “palombella rossa” la dice lunga su chi sia il frustrato/a. Chi definisce “serietà”? Tu?? E mi fermo quì. Un mia amico mi ha detto che a lavare la testa agli asini si spreca solo lo shampoo.

  4. Sigolo ha aperto gli occhi! non è mai troppo tardi. Il tonfo dell’arte contemporanea è di quelli clamorosi. Adesso Sigolo e compagni vorranno dare la colpa al mercato, al capitalismo… l’arte contemporanea era un pallone d’aria, è l’ora di buttare tutto in discarica. Sono anni che lo dico…

  5. cosa c’è… ti da fastidio che mi firmi con uno pseudonimo? che possa formulare dei giudizi? che ti ricordi che ci siano persone che come Sigolo da anni lavorano apertamente (senza mandare pizze in giro come proprio lavoro artistico), criticando quando lo ritengono opportuno? che fai finta di essere critico con lo stato delle cose e appena puoi scrivi su Flash Art (che non è certo privo di colpe sulla costituzione di quel sistema)?

  6. caro Rossi, lo dici da 7 – 8 mesi? wow!
    pensa che c’è chi lo dice da più di 20 anni (e alcuni, più pessimisti dagli anni 50!)
    comunque a parte le arie, comprensibili data la tua età , benvenuto!
    però vorrei dirti … Negri lo conosco bene chi è, dato che lo leggo dai tempi di “Proletari e stato” comprato nel 1977 (conosci la data?), ma Enwezor siamo sicuri di sapere chi è?
    “Artforum” ed “Empire”? “ArtForum” e “Commonwealth” ? mah…
    comunque l’articoletto di Enwezor è stringato: non è che la sua cultura politica è un pochino approssimativa se dice che “Empire”è forse il piu importante libro politico del secolo?
    Ho rispetto più per Negri ( a parte molti eccessi) che gli opportunisti della critica d’arte ma… siamo sicuri che la sua analisi della globalizzazione sia un capitolo così fondamentale? Ma li leggiamo i giornali, almeno? Anche lì capita di trovare tra tanta roba anche qualche commentatore economico- politico interessante; e Stieglitz, ad esempio? E Krugman? Amartya sen? cito solo i primi nomi che mi vengono in mente..
    Avrà mai provato , Enwezor, ad assaggiare i il Capitale o i Grundisse ad esempio, prima di arrischiare elogi a vanvera? Magari ogni tanto va bene leggersi qualche classico per tarare l’importanza del recente..
    Avete letto Lotringher in Frieze? stessi toni, lui che insegna al calduccio di un’università americana con dovizia di elogi per le pionieristiche forme organizzative dei Gruppi di Autonomia Operaia (ancora 1977): ma lui c’era? e sa che in che anno siamo ora?
    Inoltre non se ne può più di imbecilli che appena uno critica il potente o l’andazzo di turno viene accusato di essere un frustrato o un perdente, ………..
    Scusate botte da una parte e botte dall’altra!

  7. caro Rossi, lo dici da 7 – 8 mesi? wow!
    pensa che c’è chi lo dice da più di 20 anni (e alcuni, più pessimisti dagli anni 50!)
    comunque a parte le arie, comprensibili data la tua età , benvenuto!
    però vorrei dirti … Negri lo conosco bene chi è, dato che lo leggo dai tempi di “Proletari e stato” comprato nel 1977 (conosci la data?), ma Enwezor siamo sicuri di sapere chi è?
    “Artforum” ed “Empire”? “ArtForum” e “Commonwealth” ? mah…
    comunque l’articoletto di Enwezor è stringato: non è che la sua cultura politica è un pochino approssimativa se dice che “Empire”è forse il piu importante libro politico del secolo?
    Ho rispetto più per Negri ( a parte molti eccessi) che gli opportunisti della critica d’arte ma… siamo sicuri che la sua analisi della globalizzazione sia un capitolo così fondamentale? Ma li leggiamo i giornali, almeno? Anche lì capita di trovare tra tanta roba anche qualche commentatore economico- politico interessante; e Stieglitz, ad esempio? E Krugman? Amartya sen? cito solo i primi nomi che mi vengono in mente..
    Avrà mai provato , Enwezor, ad assaggiare i il Capitale o i Grundisse ad esempio, prima di arrischiare elogi a vanvera? Magari ogni tanto va bene leggersi qualche classico per tarare l’importanza del recente..
    Avete letto Lotringher in Frieze? stessi toni, lui che insegna al calduccio di un’università americana con dovizia di elogi per le pionieristiche forme organizzative dei Gruppi di Autonomia Operaia (ancora 1977): ma lui c’era? e sa che in che anno siamo ora?
    Inoltre non se ne può più di imbecilli che appena uno critica il potente o l’andazzo di turno viene accusato di essere un frustrato o un perdente, ………..
    Scusate botte da una parte e botte dall’altra!

  8. scusa palombella rossa non intendevo mettere te tra gli idioti, rinvenibili invece numerosi attorno alla rivista da te menzionata, anche se mi pare che altri non siano meglio

  9. Caro Antonio,

    lo dico da 7-8 mesi ma lo penso da molto più tempo. Era comunque bella e interessante la bolla speculativa dell’arte. I 90’s mi sono piaciuti, questo eccesso di pancia alla hirst, mi andava anche bene. Credo che si debba partire da una posizione “ignorante” per leggere la situazione attuale. Il 900 è troppo ingombrante, bisogna tagliare i fili. Se no si finisce sempre per “tenere duro”, quando invece bisognerebbe ridefinire la barca che affonda. Ma il sistema tiene duro. Stringe i denti mentre la barca affonda.

    Pensare di essere “frustrato” mi fa solamente ridere. la frustrazione è negli occhi di chi la vive e la possiede.

  10. Cara Palombella Rossa

    Scrivo per Flash Art quando con la redazione troviamo punti di accordo rispetto agli scritti. Sul prossimo numero non scriverò perchè non abbiamo trovato un punto di accordo. Vedete. Non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Falsh Art è comunque un ‘azienda che deve lavorare e fotografare il sistema. Non credo che ci siano molti artisti incompresi che non vengono considerati dal sistema. La mia critica va ad un atteggiamento di fondo del sistema e al linguaggio dell’arte contemporanea che è ormai bollito. Inviare le pizze è un’ iniziativa oltraggiosa. Infatti va inorrideire i “ben pensanti”. E comunque la pizza è buona, e libera endorfine speciali che potrebbero far vedere l’arte contemporanea con maggiore lucidità. E’ un modo per abbandonarsi alla perdita di equilibrio rispetto ad un lingiaggio ormai sterotipato e troppo equilibrato. C’ è crisi e tutti stanno cercando di “tenere duro”, di mantenere l’equilibrio. Invece bisognerebbe abbandonarsi alla perdita di equilibrio, e mettere in discussione alcune convenzioni anaconistiche. Tutto questo non si può fare all’interno del “professionismo” dell’arte (w le pizze). Formazione a garutti-brera, formazione a iuav, poi soliti giri prevedibili. Eccetera. Prigionieri del medesimo “sentire comune”. Una fase formativa che prepara ad entrare nella palude. Che prepara alla stagnazione che stiamo vivendo. Il proseguimento mid-career non è molto diverso per gli artisti italiani e internazionali. E quindi immedita necessità di ingabbiarsi dentro ad una forma di artigianato ruffiano e rassicurante. Artisti peter pan eternamente “giovani”, con gallerie eternamente “giovani”. Dinamiche da burocrati della creatività. Non sono frustrato perchè ,semplicemente e comprensibilmente, non mi interessa emergere in questa palude. Credo che il blog permetta, infatti, di mantenere una certa distanza, comunque “coinvolta”. Questo è molto sano, e mi da una visione migliore delle cose.

  11. Ma non ti accorgi che ripeti sempre le stesse formule imparate a memoria. Vorrei farti notare che dicendo “Il 900 è troppo ingombrante, bisogna tagliare i fili” il tuo pensiero può essere tradotto con non mi interessa di studiare/capire/analizzare. Su quali basi si possono analizzare sistemi complessi senza sapere cosa significhino, senza conoscerne la storia? Non sarebbe meglio che studiassi un pochino? La tua prosa potrebbe trasformarsi in qualcosa di più comprensibile e la tua insofferenza verso un sistema che, come molte cose in Italia, sfiora spesso il ridicolo, potrebbe essere molto più incisiva.

    Se avessi studiato non potresti pensare che “Inviare le pizze è un’ iniziativa oltraggiosa. Infatti va inorrideire i “ben pensanti”.”

    Scrivi… “Tutto questo non si può fare all’interno del “professionismo” dell’arte “… e allora perché scrivi sulla più importante rivista del settore?

    Caro Pizza Rossi non ti preoccupare, smetterò di fare il grillo parlante: per quello che scrivi e per tutto l’egocentrismo che trasuda (sono 7 o 8 mesi che io…) non mi permetterò più di contraddirti. buona pizza

  12. Cara Palombella,

    io ho studiato molto. Dico che una volta che uno ha studiato dovrebbe dimenticare tutto per analizzare alcuni fenomeni senza sovrastrutture. La cosa non è certo facile, si tratta di una tensione verso uno stato particolare. Non faccio altro che estremizzare l’egocentrismo e l’autoreferenzialità del sistema. Ma lo faccio in modo dichiarato, come fosse uno strumento e non un fine. Lo so. Anche questo non è politicamente corretto. Ma mi sembra più interessante in questa fase. Meno ipocrita di farlo in modo subdolo attraverso giochini che ricadono sempre sugli stessi nomi. In fine, non mi sembra di essere dentro al “professionismo” se scrivo su flash art. Bisogna vedere cosa scrivo e a quali condizioni. Evitiamo di fare di tutta l’erba un fascio. Per il resto…repetita iuvant!

  13. caro Rossi,
    scusa ma ho una sensaz di claustrofobia data forse dalla ristretezza dei riferimenti:
    sempre lì a parlare delle solite beghe italiche!
    e chi tiene duro? io penso piuttosto chi si affida all’attimo eh sì:
    studia di più , non basta non adagiarti: troppo comodo! se ti fanno scrivere su flash hanno capito che non sei pericoloso
    ti auguro di diventarlo ma per questi devi essere credo meno flash, quindi respiro lungo non ci sono scorciatoie

  14. Mi sembra di sentir parlate un politico, caro Antonio. Procedo d’istinto, non so se sono pericoloso e non so se mi interessa esserlo. Bisognerebbe cancellare anche questo animo rivoluzionario anacronistico e che ” entro vi rugge”. Veramente non parlo solo di Italia ma di una situazione generale. Ma ripeto, ognuno vede quello che vuole.

  15. Crisi o non crisi i valori che possono coinvolgere gli operatori di arte unitamente agli autori sta nella pigrizia di cercare e scovare chi rintanato opera nel silenzio,non certamente per sporca demagogia o presunzione ma solo perchè manca un rinnovamento di fra gli addetti ai lavori e non fra gli artisti,i quali sono lasciati al loro destino di esuli.
    Non tutti sono quatati a fare da se,purtroppo chi fa da se,non solo meriterebbe di non essere considerato ,in quanto rovina la sua reputazione e quella degli addetti ai lavori,ma combina confusione e disagio.

    La tanto strombazzata BIENNALE d’ARTE di FIRENZE,di tutto rispetto per tutti quegli imprenditori che hanno partecipato a pagamento per sponsorizzare i propri autori, ha esteso anche agli autori l’invito dietro pagamento a partecipare e questo è dannoso,per non dire skifoso.

    Un autore povero che ha fallito solo ed esclusivamente per le note sopra riportate.
    http://www.orizzontearte.it

  16. parlo come un politico? quale genere di politico scusa? non certo il genere di chi spaccia demagogia o illusioni x prendere voti: mi sa che ha ragione palombella quando dici che usi frasi fatte…
    io commentavo quello che ha scritto Sigolo che citava Enwezor, negri ecc, di cosa dovevo parlare allora? del gusto del gelato alla liquirizia? la questione era politica o no? se uno mi definisce un certo studio come fondamentale è legittimo fare qualche comparazione di questo con altro, no? o questo secondo te è ragionare x sovrastrutture? ma sei scemo?
    tra l’altro non entri in merito di quanto ho detto in dettaglio mi pare: tra l’altro ho citato autori viventi e attualissimi ,politologi economisti e filosofi ,che si occupano di questioni mi pare molto piu interessanti delle beghe da cortile del piccolo art world che ne è solo l’epifenomeno,( checchè ne credano le legioni di aspiranti “artisti di successo”).
    e poi io leggo anche toqueville , burke e hobbes anche se non sono del 900 pensa un po e flash art al massimo la leggiucchio, scusa ho altro da fare…

  17. Antonio, mi riferivo al fatto che mi incitavi ad essere “pericoloso” per flash art e per il sistema. Non alle citazioni. Avete tutti questa mentalità “politica” fatta di strategie, di obbiettivi e finalità da raggiungere. Forse un procedere più sincero e istintivo basterebbe senza scomodare hobbes e compagnia bella.
    Non mi si accusa di frasi fatte ma di ripetere le mie frasi. E io lo faccio apposta! ; )

  18. Strategie? boh
    mai pensato di abbattere flash art a colpi di hobbes!
    compagnia bella ? sincerità? se ti ripeti ripeti comunque frasi fatte, mi pare che appena esci dal solito seminato vai un pò in crisi… comunque scusami ti ho fatto un test!

  19. Se ci fosse più sincerità “sarebbe tutto così semplice…”
    Preferisco uscire dal seminato. Dai soliti giri prevedibili.

  20. FLASH ART NON E’ UNA RIVISTA DEL RISPETTO CHE MERITA,PER ANNI IL SUO DIRETTORE MI OSSESSIONAVA DIETRO INVITI A PAGAMENTO DI PUBBLICARE IL MIO OPERATO COME AUTORE.
    NON HO ALTRO DA DIRE E SE QUALCUNO IN MERITO VOGLIA DIRE QUALCOSA LO FACCIA CON UNA MANO SULLA COSCIENZA,ALTRIMENTI CONTINUI A FARE IL SUO MESTIERE DI PROCACCIATORE DI IMBECILLI E NON ROMPA LE SCATOLE CON LE SOLITE SBRODOLATURE DI CONFINE.

    P.S
    SIA INTESO CHE LE MIE NOTE NON SONO RIVOLTE AGLI IMPRENDITORI DI ARTE,A CUI VA TUTTO IL RISPETTO PER LE SPESE CHE DEBBONO SOSTENERE PER INTRODURRE UN AUTORE SUL MERCATO,E QUINDI E’ GIUSTO PAGARE I SERVIZI DOVUTI,MA MI FA VOMITARE IL PENSIERO DI TUTTI QUEGLI AUTORI CHE DA SOLI SI PAGANO E SI COMPRANO CRITICI ED ISTITUZIONI,UN SISTEMA DI CUI STIAMO PAGANDO LE CONSEGUENZE:SPONSOR,GALLERISTI,CRITICI,COLLEZIONISTI.AUGURO A TUTTI COLORO CHE OPERANO COME AUTORI PAGANTI IL FALLIMENTO TOTALE DEL LORO PRODOTTO UNITAMENTE A TUTTI COLORO CHE HANNO INTESO SOSTENERLI,ACQUISTANDOLI.

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