17 luglio 2009

LE MANI (DI BIANCO) SULLA CITTÀ

 
Il neosindaco bolognese, Flavio Delbono, vuol ripulire la città. O almeno il centro storico. Da cosa? Dagli scarabocchi, naturalmente. E si è rivolto al Mambo per una consulenza, al fine di distinguere il grano dal loglio. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Maraniello...

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Maraniello, Bologna – lo abbiamo notato tutti anche in occasione della scorsa ArteFiera – è letteralmente mangiata dagli scarabocchi. Certo, Milano, Napoli e soprattutto Roma sono messe assai peggio, ma da Bologna certe cose uno non se le aspetta. Commenti?
È una vera e propria emergenza. Una forma d’inquinamento e di maleducazione al paesaggio. A Bologna il fenomeno diventa macroscopico anche per le caratteristiche della città: le vie strette e i portici che sembrano incorniciare e, quindi, enfatizzare la banalità di segni che deturpano la città.

In questi ultimi mesi, anche prima delle elezioni e durante il governo Cofferati, l’argomento è stato più volte all’ordine del giorno in città e tu, come direttore del centro d’arte contemporanea cittadino, sei stato coinvolto. Una breve summa di quanto è successo finora.
L’amministrazione ha avviato diverse forme di dialogo, intervento e prese di consapevolezza del fenomeno con azioni legate a specifici territori, anche grazie alla buona organizzazione dei “quartieri”, che favoriscono una buona gestione diretta delle aree di competenza. Per quel che mi riguarda, un’aspra polemica giornalistica si è risolta in una pubblica assemblea presso il Mambo. Decine di writer si sono presentati e si sono chiariti anche molti equivoci generati dal fatto che stiamo parlando di un fenomeno assai complesso e variegato.
Questa è street art: Blu & Ericalilcane
Ora con il nuovo sindaco, forse la svolta. Il Comune ci mette, politicamente, la faccia e qualche soldino. E chiede al Mambo, da te diretto, una vera e propria consulenza artistica per censire – tra i milioni di scempi – quell’uno per cento di robe da salvare. Il compito sembra gravosissimo…

Infatti, ma al tempo stesso esistono importanti testimonianze d’interventi artistici che meritano più considerazione e non di esser messi nel calderone dell’infinita quantità di scritte, scarabocchi, disegni che si offrono come banali e omologati grafemi, che nulla hanno a che vedere con l’arte. Quel che c’interessa è un confronto con ciò che i writer più maturi considerano degno di valore, e ti assicuro che questi sono preoccupati quanto noi della degenerazione del fenomeno, dello scarso rispetto dello spazio urbano e della mancanza di senso pubblico. Già Francesca Alinovi a Bologna aveva tracciato una mappatura di esperienze significative, e quella tradizione e, soprattutto, nuove energie e proposte sono oggi affrontate seriamente da studiosi come Fabiola Naldi e dal senso critico di artisti come Cuoghi e Corsello, Rusty, Dado, Ciufs, Mambo, Side, Draw, Chob, Gec, Blu, Ericailcane e altri che possono aiutarci a capire meglio e a non strumentalizzare la questione in una pericolosa genericità.

Un dispositivo come questo potrebbe, tra l’altro, esser copiato a Bologna dalle altre città italiane: agire contro dei vandali che si sentono artisti è molto più agevole se si ha l’imprimatur del direttore di un museo. Nessun timore a essere strumentalizzato?
Non è questo il punto. L’interesse del museo su tale compito riguarda la necessità di pensare a una buona educazione del visivo e dell’esperienza artistica. Noi non ci occupiamo più della mera conservazione di opere d’arte, ma più in generale di un vaglio critico e di una proposta formativa verso esperienze che non riguardano solo forme d’arte tradizionali da presentare nelle sale espositive. Siamo un museo pubblico e cerchiamo di contribuire a un dibattito che esige nuovi strumenti e il coraggio di agire nell’interesse di una comunità.
La proliferazione di tag sui muri bolognesi
I graffitisti dicono: Maraniello probabilmente non è esperto di writing. Ma occorre davvero essere superspecializzati del settore per saper distinguere un lavoro da un atto vandalico?

Ti riferisci a un articolo apparso sul “Corriere”, ma non darei peso a dichiarazioni che, nella necessaria semplificazione giornalistica, non corrispondono a quanto gli interpellati intendevano esprimere. Mi sono già chiarito con loro e condividiamo l’idea che lo spazio pubblico appartenga a tutti, ma non a ciascuno. Non ci si può arrogare una conoscenza specialistica per fregarsene dell’impatto dei propri interventi. I writer più consapevoli sono i primi a porsi il problema e, infatti, i loro ambiti di azione non scadono nel vandalismo. La loro osservazione sulla conoscenza specialistica riguarda la capacità di lettura critica di quei segni e di quelle modalità di azione che abbiano già ben chiaro almeno questo minimo parametro d’intesa.

180mila euro d’investimento e una consulenza – presumibilmente gratuita – da parte del Mambo non possono certo bastare. Cos’altro deve fare il sindaco Delbono per sfilare Bologna dal novero delle città violentate da questo degrado che ormai esiste solo in Italia?
Non sono la persona che deve consigliare un sindaco, ma condivido l’impostazione per un progetto d’intervento che ha ben chiara la complessità della vicenda e, soprattutto, la consapevolezza che si tratti di una lunga operazione legata al radicarsi di una buona coscienza civica. Non si tratta solo di tamponare, ma di educare responsabilizzando.

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a cura di massimiliano tonelli

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7 Commenti

  1. …..Rusty, Dado, Ciufs, Mambo, Side, Draw, Chob, Gec, Blu….

    sembra Totò a colori, quando a Capri finisce tra i gagà, si chiamavano tutti Fuffi, Daddo, Poppi…
    ma fateci il piacere…

  2. Trovo molto interessante che al Comune di Bologna si siano posti la domanda se in mezzo a tanta accozzaglia vi fossero degli artisti di valore. Perchè nei fatti così è: ci sono i delinquenti e c’è invece gente che ha fiato per dire e mano per fare.
    Capire per reprimere, e non viceversa. Finalmente qualcosa di sinistra.

  3. Io credo che la cosa più interessante sia quella di pensare che di fronte ad una qualsiasi questione specifica ci sia bisogno di una consulenza di chi può dare un contributo specializzato, pensato e progettato, lo si dovrebbe fare con tutto.. dall’arte all’antropologia.. dalle questioni di urbanistica a quelle dei servizi sociali..
    Questo è il futuro la specializzazione dei saperi!

    Bella Bologna!

  4. ah ah irriverente perrotta! attento ti faccio moDDere dagli intellettuali di sinistra che plaudono all’iniziativa!

  5. La strada è di tutti…
    e non di “ciascuno”
    Ma non può nemmeno essere, secondo me, “solo” di ALCUNI si e altri no…

    è un grosso problema ma finché c’è un motore che spinge tutti al protagonismo, ad esistere, a consumare, ci sarà sempre qualcuno che si accoda e non sa autocensurarsi.
    Di schifezze ce n’è una caterva ma se si va a vedere anche dentro molte gallerie ci sono altrettante cose orribili, solo che lì ci entra solo chi vuole a proprio rischio e pericolo!…
    In Italia c’è lo scempio su tutti i muri ma si tratta solo di “cose” senza nessuna capacità né valore artistico o è solo un fenomeno di scontento di massa che viene espresso con “solo i propri limiti”?
    Un problema con i fiocchi, di certo ma lo specchio di un paese mostra la vera faccia…

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