07 febbraio 2011

QUAL È LA CAPITALE DELL’ASIA?

 
Tokyo? Singapore? Beijing? Shanghai? Fuochino. Certo, è in Cina, ma non in Cina. Lontana dalle nostre latitudini, Hong Kong è uno dei mercati più interessanti del momento. Per conoscerlo meglio e iniziare a capirlo, ne abbiamo parlato con tre curiosi interpreti della scena dell’arte (e dell’economia) locale. Jonathan Stone di Christie's, Daniel Komala di Larasati e Nick Simunovic della Gagosian Gallery. Tramite il loro sguardo ci avviciniamo a una delle nuove capitali del mondo. E anche dell’arte...

di

Una casa d’asta occidentale,
Christie’s, con una storia lunghissima e illustre; Larasati, nata nel 2000 in
Indonesia, ma già con una notevole lista di successi alle spalle; una galleria
internazionale, Gagosian Gallery, tra le più importanti al mondo.
Qual è il ritratto del vostro collezionista tipo
a Hong Kong? Cosa lo appassiona particolarmente?

Jonathan
Stone
: Così com’è difficile
caratterizzare i nostri clienti di New York, Londra, Ginevra, Milano, è
ugualmente difficile farlo qui a Hong Kong. Abbiamo clienti provenienti da
tutto il mondo che partecipano alle nostre aste e, naturalmente, soprattutto
dall’Asia: Hong Kong, Taiwan, Singapore, Indonesia, Cina, Giappone, Corea del
Sud… Ovviamente, le nostre offerte su Hong Kong sono massicciamente focalizzate
sull’arte asiatica – dal contemporaneo più estremo all’avanguardia, ai dipinti
classici e alla calligrafia, alle opere d’arte e alle ceramiche cinesi ecc.
Offriamo anche categorie che afferiscono allo “stile di vita”, come gioielli,
orologi e vino. È un ampio spettro di categorie del collezionismo, che si
adatta a un ampio spettro di collezionisti.

Nick
Simunovic
: La scena
dell’arte a Hong Kong è vivace e diversificata, il mercato si sta espandendo
rapidamente e sta diventando sempre più sofisticato. I collezionisti cinesi
sono interessati a diversi tipi di arte, dalle pergamene alle antichità
all’arte contemporanea occidentale o al design. Non credo che si possa parlare
di un “collezionista tipo” a Hong Kong. Molte persone con cui lavoriamo
collezionano pittura a inchiostro o arte contemporanea cinese, e qualche volta
entrambe.

Daniel
Komala
: Colto,
estremamente informato, ama la pittura di qualità e allo stesso tempo capisce
al volo il suo valore in termini di investimento.

Daniel KomalaQuali sono i soggetti più popolari
per l’arte locale?

N.S.: In generale la pittura figurativa e la scultura
sono più popolari dell’astrazione tra i collezionisti. Ma sono dell’idea che
questa predisposizione cambierà col tempo.

Che rapporto c’è con l’arte occidentale?
C’è interesse tra i collezionisti locali?

N.S.: C’è un enorme interesse in Asia
per l’arte contemporanea occidentale. I collezionisti locali tendono ad avere
gusti estremamente differenti e, mentre molti naturalmente sono legati a un
focus molto mirato (giada, bronzo, mobili Ming…), ci sono molti altri il cui
interesse si sta globalizzando. Ricevo spessissimo richieste per artisti quali
Andy Warhol, Damien Hirst e Richard Prince, così come per Picasso e Monet.

D.K.: Proprio mentre la comprensione
per l’arte asiatica è in crescita, i collezionisti amano ancora avere legami
con l’arte occidentale. Dà certamente un prestigio internazionale possederla.
In termini di percezione, l’arte asiatica è ancora indietro rispetto alle sue
controparti occidentali; questo non ha nulla a che vedere con la qualità, bensì
con il marketing e le infrastrutture,
ed è esattamente ciò su cui noi a Larasati stiamo lavorando. Abbiamo
l’obiettivo di portare l’arte asiatica a pari livello di quella occidentale, a
livello internazionale, incoraggiando e promuovendone le opere moderne e
contemporanee. Per questo motivo abbiamo creato One East Asia, espandendo i nostri servizi, offrendo consulenze,
corsi finalizzati alla conoscenza dell’arte, expertise di cui il mercato ha bisogno.

E per l’arte contemporanea
italiana?

N S.: Per favore, mandatemi delle tele
di Fontana! Ho alcuni clienti che stanno cercando pezzi importanti.

Ci sono collezionisti europei o
americani che vengono a Hong Kong per le aste?

J.S.: Certamente. Come accennavo
prima, molti dei nostri più importanti collezionisti – compratori e venditori –
provengono dall’Europa, dalla Gran Bretagna e dalle Americhe. Inoltre in ogni
stagione offriamo opere importanti che vengono da collezioni private
occidentali. Guardando per esempio alla stagione autunnale di Hong Kong, stiamo
offrendo una serie di oggetti che includono un sensazionale diamante rosa da
14,23 carati (stimato tra i 14 e i 19 milioni di dollari USA), un importante
dipinto della Mask Series del grande artista contemporaneo cinese Zeng
Fanzhi (stimato 1,5-2,3 milioni di USD) e un rarissimo vaso (stimato 1,3-1,95
milioni di USD).

Nick SimunovicIl mondo, non solo quello dell’arte, sta fronteggiando una crisi
globale senza precedenti. Come sta
vivendo Hong Kong questo periodo? Quali effetti ha avuto la recessione sul
mercato locale?

N.S.: La nostra attività in Asia si è
espansa durante la crisi globale. Abbiamo aperto a Hong Kong all’inizio del
2008 e la crescita che abbiamo avuto fin da quel momento ha superato le nostre
aspettative. Certamente nei primi spaventosi mesi dopo il crollo della Lehman,
i collezionisti hanno mostrato un approccio più cauto. Ma questo è
comprensibile e opportuno. Tuttavia, nel corso dell’anno ci siamo resi conto
che i collezionisti sono rimasti molto interessati all’acquisto di opere
importanti a prezzi molto attraenti.

J.S.: Il recupero del mercato
artistico globale è guidato proprio da questa regione, e Hong Kong ne è l’hub principale. Infatti, l’Asia è
stato l’unico mercato a essere cresciuto nel 2009, con un totale realizzato
nelle aste di 2,2 miliardi di USD contro i 2,1 miliardi del 2008. Si tratta di
una crescita modesta attorno al 5%, ma è molto, molto favorevole in confronto
al decremento del 40% verificatosi in Europa e in America. Non è una sorpresa
perciò sentire che i collezionisti della Cina continentale stanno esercitando
un enorme potere d’acquisto: il valore delle opere che hanno acquistato
globalmente da Christie’s è cresciuto del 94% lo scorso anno. I collezionisti
di quest’area sono estremamente attivi nelle nostre vendite internazionali, ma
c’è ovviamente una naturale affinità con le categorie che vendiamo entro i loro
confini: opere d’arte cinese, arte contemporanea asiatica, dipinti classici
cinesi… Il combinato disposto tra potere d’acquisto e passione del
collezionismo che questi signori portano alle nostre aste durante ogni stagione
qui a Hong Kong è incomparabile.

D.K.: Nessun mercato è immune dalla
crisi globale. Il mercato sta sperimentando enormi correzioni, che hanno riguardato
anche le opere sopravvalutate e sovraprezzate. La buona arte comprata come un
investimento nel medio periodo normalmente resiste al test del tempo e in molti
casi supera le tempeste della recessione. Durante questo periodo di incertezza
i compratori tendono a dare attenzione alle opere dal valore sicuro, come
quelle di maestri del moderno che esistono in quantità limitata e hanno un
curriculum consolidato alle spalle. Ci vorrà un po’ prima che i compratori
acquistino confidenza con il mercato dell’arte contemporanea. Ma comunque è un
buon periodo per i collezionisti interessati a riesaminare cosa è disponibile
oggi, prima che si verifichi un’altra impennata del mercato.

Jonathan Stone - photo Jimmy Luk
Siete soddisfatti dei risultati
conseguiti in asta lo scorso semestre?

J.S.: Lo siamo molto! La nostra serie
di vendite primaverili, a maggio, è andata molto bene e una volta di più ha
confermato Hong Kong come un importante centro di aste a livello globale. Il
totale (294 milioni di USD) è stato il nostro secondo risultato stagionale più
alto di sempre; abbiamo stabilito più di 50 record e due vendite white-glove
(100% di venduto). Il recente successo delle nostre vendite settimanali di arte
asiatica presso Christie’s New York è un’ulteriore indicazione della domanda e
della forza di questo mercato. Le nostre aste di opere cinesi hanno totalizzato
55,5 milioni di USD, il risultato più alto per una serie di aste di arte cinese
a New York.

D.K.: Sì, siamo molto felici. La
frequenza dei record e le performance realizzate dai nostri old master asiatici sono state davvero
incoraggianti. Tanah Lot di Affandi,
per esempio, è stato venduto per 240.000 $ e il suo Self portrait eating a watermelon ha ottenuto 264.000 di USD;
entrambi hanno superato di gran lunga le stime iniziali, quasi quadruplicandole.
Il mercato dell’arte asiatica è evidentemente in un momento di crescita e
Larasati ha chiuso le vendite con un totale di 2,1 milioni di USD.

Jonathan Stone è Managing Director, Asia and
International Business Director of Asian Art & Antiquities per Christie’s

Daniel Komala è CEO di Larasati
Auctioneers

Nick Simunovic è Managing Director of Gagosian Gallery
Asia

santa nastro

si ringraziano cecilia conti e susannah underwood


*articolo
pubblicato su Exibart.onpaper n. 69. Te l’eri perso?
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1 commento

  1. I nipoti di M. Duchamp, hanno visitato per lungo e per largo, tutte le capitali intercontinentali dell’arte contemporanea. Hanno visto una galassia di opere-oggetto-fetticcio, dentro ambienti sontuosi, puliti, profumati con tanto di belle commesse a disposizione di ricchi clienti. Hanno notato(come sempre accade in questi ambienti mercantizi) alcuni borghesi, discutere di opere-oggetto da acquistare per fare un’ottimo investimento economico. A seguito di questi discorsi, i nipoti di M. Duchamp, si sono trasformati in statuine di marmo. Allora, il ricco borghese, chiede subito alla commessa: Sono in vendita queste statuine? Certo ! Allora le compro tutte ! Ma…prima di essere imballate le astute statuine sono si sono mutate in nipoti di M. Duchamp. In conclusione, i nipoti di M. Duchamp, non volevano essere oggetto d’acquisto per nessuno. Al contrario, richiedevano al gallerista di attivare operazioni culturali che evidenziassero le contraddizioni di un certo modo di intendere l’arte e la cultura, come critica sociale del presente.

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