12 novembre 2010

QUANDO CI VUOLE…

 
Porte chiuse, luci accese sulla cultura. Questo lo slogan che lancia la serrata dei musei, alla quale aderisce anche Exibart. Una giornata di mobilitazione indetta da Federculture e ANCI - Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, con il sostegno del FAI - Fondo Ambiente Italiano (e con l’assordante silenzio dell’AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani). In pericolo è un intero “sistema”. Ed ecco come sarebbe una giornata senza notizie, senza recensioni, senza speednews...

di

… e proprio per questo oggi pubblichiamo esclusivamente questo articolo. Che poi è
l’editoriale dell’attuale numero di “Exibart.onpaper”,
che anticipava tempestivamente il problema che poi si è deciso di porre
all’attenzione con la “serrata” dei musei di questo venerdì.

V’è
una brutta, bruttissima storia che forse abbiamo rimosso, con la quale magari
non vogliamo fare i conti, ma che grava sulle nostre testoline come una
micidiale e minacciosa spada di Damocle. È una norma ipotizzata nella prossima
Legge Finanziaria che dice, in sintesi, questo: “Nessun ente locale nel 2011
potrà investire per spese di rappresentanza più del 20% di quanto impiegato nel
2009
”.

Ci
siete sui numeri? Esatto: si tratta di un taglio dell’80%. Un taglio che
interviene su cosa? Per capirlo bisogna andare a spulciare cosa la norma
intende per “spese di rappresentanza” e scoprire, non senza un filino di
sorpresa, che all’interno di quella dicitura sono comprese le mostre d’arte.
Non le fiere enogastronomiche, non le sfilate di moda, non le sagre della
polenta: le mostre d’arte. Spese di rappresentanza… Che, tanto per aggiungere
paradosso a paradosso, vengono tagliate anche nel caso fossero coperte da
sponsor privati. Mostre proprio non se ne potranno fare, neppure a costo zero
per l’amministrazione: non potrà essere speso per loro che il 20% di quanto
speso lo scorso anno.

Beh, come
reagire a un provvedimento che significherebbe la fine di decine di musei, la
morte del turismo culturale, la rovina di interi indotti, di sistemi urbani che
su quell’indotto campano (Brescia e Treviso, caro Tremonti, mica Cosenza o
Caserta)? Si può reagire in tre modi. La prima reazione, non nascondiamo di
conservarne una parte ancora oggi dentro di noi, suona un po’ così: “Non è
possibile, non lo potranno fare, sarà anticostituzionale, sarà
impugnabile,
e poi il taglio è talmente inaudito che è stato fatto apposta per essere
eliminato prima della fine dell’anno
”. Già, plausibile, ma lo diciamo
dall’estate e ora che la fine dell’anno (e l’approvazione della Finanziaria) si
avvicina, qualche dubbio ci viene.

La
seconda reazione è buttarla in politica, ne abbiamo già fatto cenno e
naturalmente l’idea è balenata anche in noi. In che senso? Nel senso che, tanto
per buttarla giù facile, il governo è presieduto da un ceffo che possiede un
visibilio di tv e dunque fa di tutto affinché la gente non abbia troppe
distrazioni culturali e se ne stia buona a guardare la pubblicità dei suoi
inserzionisti. Plausibile, no? Già, molto plausibile.

Però
poi c’è una terza reazione possibile. Ed è una sfida meravigliosa. Eccola: ci
tagliate i fondi? Bene. Fate pure, per carità, tagliateceli anche tutti, come
in America, però, poi, proprio come in America, ci costruite delle autostrade
burocratiche a prova d’ingorgo che ci consentano di incamerare sponsorizzazioni
senza lungaggini, che permettano ai privati che ci offrono il loro aiuto di
effettuare detrazioni vantaggiosissime, che ci permettano di fare servizi
aggiuntivi che davvero rendano profittevoli tutti i nostri musei, che ci
consentano di stare sul mercato delle opere (non per venderle, ma per prestarle
in libertà, ad esempio), che ci consentano di licenziare e assumere a nostro
piacimento, non a piacimento della politica, per poter raggiungere la massima
efficienza. E così via per mille altri punti.

La
realtà è questa, signori: con un sistema efficiente, ma efficiente davvero, si
potrebbe sul serio fare a meno anche dell’80% dei finanziamenti pubblici,
“americanizzando” tutto quello che di cultura si fa in Italia. Forse, rispetto
al tema dei tagli, una strada alternativa al “no” e al “è colpa di Berlusconi”,
transita per un “ok, però…”. Perché tra le aziende (e i ricchi privati) del
Paese c’è un potenziale inespresso di potenziali denari che, in confronto, lo
zerovirgola del Pil che lo Stato mette sulla cultura potrebbe essere
trascurabilissimo.

massimiliano tonelli


*articolo
pubblicato su Exibart.onpaper n. 69. Te l’eri perso?
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[exibart]

13 Commenti

  1. I commenti sono anche la possibilità di indicare una visione alternativa. Se guardiamo all’ultimo padiglione italia, per quanto riguarda l’arte contemporanea, possiamo anche capire una taglio alla cultura. Mentre,per esempio, la controbiennale di Farronato, auto-elevata a risposta al padiglione, poteva essere prodotta con budget ridottissimi. Quindi si può ben capire che spesso, nel contemporaneo, è una questione di contenuti e non tanto di strumenti e di fondi. E la reiterazioni di certi contenuti fa pensare che forse un momento di riflessione e di silenzio possa essere utile.

  2. Ma dove si fermano i tagli di Tremonti?

    Anzi, dove vengono immesse gigantesche risorse di denaro pubblico?
    Nell’acquisto di 131 bombardieri F35 per un costo totale di 14 MILIARDI DI EURO!
    Una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione sociale del paese.

    Per le spese militari si trovano sempre le somme e le banche centrali non fanno problemi, e neppure la corte dei conti UE nell’aumento poderoso del debito pubblico Italiano !

    Un costo, quello delle armi, che potrebbe essere trasformato in sostegno a politiche sociali, alla ricerca, alla cultura che potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova stagione di ideali e di speranze..

  3. Che dire,

    se la maggioranza di questo paese ha fatto una scelta politica ben precisa, è giusto che la maggioranza politica vincente faccia le azioni più coerenti con la propria ideologia,

    il problema quindi è che la maggioranza pensa che sia giusto così mentre una minoranza no,

    ma purtroppo è minoranza…

    il bello della democrazia no!

    p.s. visto come sta andando comunque venderei tutto agli stranieri …

  4. Il patrimonio artistico italiano è unico al mondo. Purtroppo, non sappiamo sfruttarlo. Se fosse ben gestito, produrrebbe occupazione e notevoli ricadute economiche.

  5. voi dite va bene ridurre i finanziamenti pubblici però almeno semplifichiamo le sponsorizzazioni private…
    forse ho ridotto troppo il concetto, d’accordo,

    però mi pongo e vi giro
    una domanda: ma quanti sono i soldi che entrano ogni anno da siti archeologici, musei e attività culturali?

    non pochi certamente, e vi sembra giusto che
    siano dirottati alle cosidette “missioni di pace” piuttosto che ai beni culturali (e di seguito ricerca, istruzione, sanità ecc…), mettendo un intero apparato in ginocchio?

    senza citare i disastrosi eventi che negli ultimi anni crollano sulle nostre teste,
    una riduzione così drastica non dovrebbe avere margini di contrattazione…

    forse non è che i soldi non ci sono…
    forse è che siamo entrati nell’era dell’aziendalizzazione nazionale… non abbiamo solo privatizzato i servizi, ma un’intera nazione e sopratutto ci stiamo abituando all’idea che il bene pubblico è una concessione e non un diritto,
    e per bene pubblico intendo anche i soldi frutto del lavoro di migliaia di persone che vengono poi ridistribuiti in finanziaria…

    niente in contrario alle sponsarizzazioni private ma per citare un famoso film:

    “il problema non è vendere a primogenitura, ma venderla per un piatto di lenticchie”..

    spero che non si entri nel meccanismo di legittimazione dei tagli…e ben venga la collaborazione del privato ma questa non può sostituirsi al pubblico, perchè il pubblico è troppo impegnato nelle sue questioni “private”…

  6. Caro Tonelli, non è solo una questione di tagli alla cultura. Ti sei mai chiesto: di chi è la responsabilta di questa agonia della cultura in Italia. A me pare che la cosiddetta casta culturale di sinistra, occupi un ruolo non idifferente nella gestione e nella tutela del patrimonio storico culturale in Italia?

  7. Il taglio è alla spesa e non agli eventi! Si potranno fare tutte le mostre d’arte che si vorrà. Basterà non superare la spesa del 20% dell’anno precedente. Dunque chiunque potrà fare anche mille mostre a costo zero!

  8. Kunnellis, farebbe bene a riposarsi. Non più nulla da dire. I dadaisti, prima di questo concettualismo accademico, hanno già detto tutto. Bisogna cambiare registro. Siamo stanchi di questa povera e ricca arte povera.

  9. Caro Adolfo,

    le responsabilità dei salotti di sinistra rispetto alla situazione attuale sono talmente palesi ed evidenti che sarebbe stato sciocco e superficiale manzionarle. Responsabilità, tra l’altro, che affondano nella notte dei temi di almeno 40 anni addietro. Anzi, 42…

  10. @ Claudia, anche le mostre di Boetti e di Pistoletto dovranno essere ridotte! sono disperato… 😀 😀 😀

    (avrei voglia di abbracciare Bondi e di dirgli: era ora!!!)

  11. Molto spesso si dimentica che stiamo vivendo una delle più difficili crisi economiche dal ’29 ad oggi.
    Troppo facile prendersela con il governo! Forse sarebbe stato meglio tagliare gli stipendi ai burocrati fannulloni o a certi insegnanti, ma le reazioni sarebbero state inimmaginabili, la sinistra sarebbe scesa in piazza per difendere i suoi beniamini.

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