16 luglio 2007

VADE RETRO SGARBI

 
In esclusiva con Exibart parla Eugenio Viola, il curatore della mostra Vade Retro. Arte e Omosessualità prevista per questi giorni a Milano e poi annullata, dopo essere stata inaugurata, a causa della censura da parte del sindaco Moratti di ben dieci opere. I litigi tra Moratti e il suo assessore alla cultura Sgarbi, il rapporto tra il curatore Eugenio Viola e il critico d’arte, l’arresto di Alessandro Riva che era co-curatore, la possibilità di un trasferimento della mostra a Napoli dove già il cardinal Sepe e Clemente Mastella gridano allo scandalo...

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La mostra sì la mostra no. Già l’argomento – “Arte e omosessualità” – , nell’Italietta senza Pacs, prometteva di fare scintille. Poi, si sa, quando c’è di mezzo Sgarbi non c’è mai da star tranquilli. Ma stavolta perfino il Vittorio nazionale pare aver superato se stesso. E così, dal lunedì al venerdì, fra opere messe all’Indice, divieti ai minori imposti e poi revocati, telefonate in alto loco e decisioni di giunta, si è arrivati con Letizia (Moratti, of course) al paradosso di chiudere una mostra che, in realtà, non era mai stata aperta. Dei cinque giorni che sconvolsero Milano – e le agenzie di stampa – parla adesso il curatore Eugenio Viola, promettendo di dire tutta la verità, nient’altro che la verità…

Allora, Viola, vuol dirci esattamente com’è andata?
La mostra ha avuto sin dall’inizio una gestazione molto travagliata. Il progetto mi fu sottoposto originariamente da Alessandro Riva che mi propose di lavorare insieme ad un progetto di mostra sul tema arte e omosessualità. Amo molto lavorare in tandem, è una metodologia che ho già sperimentato con Lorand Hegyi a Napoli quando era direttore artistico del Pan e al Musée d’Art Moderne di Saint Etienne, dove abbiamo curato insieme la grande retrospettiva di Orlan. Lavorare a quattro mani è sempre un’occasione di confronto, di dialogo, di scambio. Per questo motivo accettai volentieri l’invito, il tema era interessante, avevo già riflettuto autonomamente su un progetto analogo e quindi in tempi stretti presentai un progetto e una lista di artisti. Un percorso per immagini che attraverso cortocircuiti e passaggi fondamentali rintracciava un filo rosso attraverso l’emergenza delle tematiche omoerotiche nel “corpo” dell’arte. A questa lista fu aggiunta una selezione degli artisti coi quali da sempre lavora Alessandro Riva. Il progetto individuava, oltre le convenzionali identità di genere, un filone tematico all’interno di un comune modo di sentire, di esprimere stati d’animo, attitudini, emozioni, senza alcuna pretesa di esaustività o di definire i canoni di uno “specifico omosessuale” nell’arte. Posso affermare con serenità che nel complesso era equilibrato e di qualità.. A seguito delle tristemente note controversie giudiziarie che hanno colpito Riva, mi sono in corso d’opera ritrovato, a inizio giugno, a portare avanti questo progetto da solo, subendo una serie di correttivi. Emblematico il cambio di titolo da me proposto e originariamente accettato: Ecce [H]omo che giocava su un calembour ironico, nel più innocuo e lapidario “Arte e Omosessualità”, fiancheggiato da uno slogan provocatorio, da me non condiviso: “vade retro”, che poi si è trasformato in un monito sinistramente profetico. Nell’ultima fase della realizzazione della mostra, si era ormai alla correzione della bozze del catalogo, è stato direttamente Vittorio Sgarbi ad integrare nella selezione delle opere una serie di artisti più storicizzati e di artisti giovani che appartengono ai linguaggi pittorici da lui da sempre seguiti e strenuamente difesi, buona parte dei quali inseriti anche nella sua mostra sull’Arte Italiana, inaugurata in maniera più placida negli spazi di Palazzo Reale a Milano qualche giorno dopo. I problemi sono iniziati a seguito delle feroci polemiche generate dalla presenza in mostra di Miss Kitty, scultura di Paolo Schmidlin che raffigura un anziano travestito in disarmo le cui fattezze richiamano “pericolosamente” quelle di papa Benedetto XVI, opera di sapore iperrealista e caratterizzata da un tono grottesco (che appartiene da sempre al vocabolario plastico dell’artista, e non esaltato quindi per l’occasione). Un lavoro posto in mostra e preventivamente ritirata il giorno dopo per poi essere acquistata con un autentico “coupe de theatre” da Vittorio Sgarbi. La mostra dopo l’opening non ha mai più aperto… Lo scontro con l’amministrazione, sempre più aspro, ha portato venerdì scorso, dopo una riunione della giunta dai toni infuocati, alla censura di altre nove opere, cosa che ha portato alla cancellazione della mostra da parte dell’assessore messo in minoranza. Contemporaneamente il sottoscritto, congiuntamente agli artisti e all’Arcigay ha organizzato una conferenza stampa nella quale gli artisti simbolicamente per protestare ritiravano le loro opere dalla mostra.

Eugenio ViolaIl suo rapporto con l’assessore Sgarbi è stato improntato ad una piena e totale collaborazione o lei si è sentito, in qualche modo, messo da parte? Ha mai avuto l’impressione di essere emarginato o, peggio, di essere diventato strumentalmente un capro espiatorio di una questione schiettamente politica?
Il rapporto con l’assessore Sgarbi non è stato facile, inutile negarlo. Abbiamo inoltre due visioni dell’arte antitetiche che sono diventate loro malgrado complementari. Non sempre sono stato avvisato di cambiamenti, aggiunte, tagli o integrazioni che venivano apportati al mio progetto originale, al catalogo e conseguentemente alla mostra. Il dialogo è stato quindi frammentario e non sempre chiaro su obiettivi e prospettive della mostra, non ho alcun problema ad ammetterlo. Un’attitudine che è diventata sempre più esplicita e preponderante man mano che si avvicinava l’inaugurazione della mostra… E non è facile, né sempre gratificante, lavorare in queste condizioni. Devo però affermare per onestà intellettuale che non sono mai stato utilizzato in maniera strumentale né eletto ad agnello sacrificale, neanche quando le polemiche sono diventate molto aspre e la battaglia ha assunto toni sempre più schiettamente politici, e questa è una cosa che ho apprezzato.

Sgarbi ha più volte espresso il suo scarso amore per l’arte contemporanea. Perché, allora, si sarebbe buttato in questa rassegna? Forse perché, da abile comunicatore qual è, già prevedeva il putiferio che si sarebbe scatenato?
Quello di Sgarbi è in realtà scarso interesse per quello che riguarda il sistema dell’arte contemporanea tout court. Porta avanti le ragioni di una pittura che reputa essere stata negletta negli ultimi anni e sostiene gli alfieri di una “bella maniera” che si richiama direttamente ai modelli dei grandi maestri del passato. Artisti che lui sostiene strenuamente e spesso in maniera solitaria. Molti sono recuperati dal dimenticatoio, alcuni possono anche essere validi, mentre di altri capisco molto meno le motivazioni estetiche. Per farsi un’idea dei territori percorsi da Vittorio Sgarbi basta visitare la mostra Arte Italiana 1968-2007. Pittura che assurge, oserei dire, a manifesto estetico della visione dell’assessore. Si sapeva che la mostra avrebbe sollevato un putiferio fin dall’inizio, e più volte si è ventilata l’ipotesi che fosse stata una mossa mediatica creata ad hoc per mettere in ridicolo una giunta comunale retriva. Secondo la mia opinione personale, credo sia stata una scintilla cosciente quella appiccata… d’altronde questo è stato più volte dichiarato dall’assessore, autentico maestro della comunicazione mediatica.

A un certo punto, l’impressione era che le polemiche sulla mostra fossero solo un pretesto per uno scontro politico tra sindaco e assessore. È innegabile però che fin dall’inizio la politica abbia ‘impattato’ con la mostra: gli interventi di La Russa e Luxuria sul catalogo lo dimostrano. Questa attenzione è stata sincera o si è trattato, piuttosto, del solito modo per raccattare consensi? E quale e quanto sincera è stata la solidarietà degli esponenti politici dopo la censura?
Effettivamente lo scontro politico c’è stato ed è stato forte. E tutta una serie di scelte hanno favorito questa conclusione tragicomica, emblema di un pasticcio all’italiana, eclissando e contemporaneamente declassando la mostra, e questo non è stato bello né per il mio lavoro, né per quello degli artisti, né per la città di Milano. La decisione di invitare l’onorevole Luxuria e di incoronarla “madrina” dell’evento è stata di Sgarbi, decisione per la quale non sono stato interpellato. Analogamente è avvenuto per Ignazio La Russa, in nome di una supposta, provocatoria nonché inutile par condicio. Se Luxuria poteva, volendo, dare una certa “ecumenicità” alla vicenda, nel caso di La Russa pur sforzandomi non trovo alcun legame con la mostra e il suo intervento non aggiunge nulla ad un catalogo che comunque includeva testi di qualità. Dopo la chiusura della mostra e nella fase più critica dello scontro ho ricevuto solidarietà da alcuni esponenti della sinistra e dell’opposizione, mentre non ho alcun problema a dichiarare la mia indignazione per il fatto che Vladimir Luxuria non abbia speso una parola in difesa delle ragioni della mostra.

Quali erano le altre famose dieci opere entrate nell’“Indice” della Moratti? E cosa risponde ai suoi “censori”?
Bisogna dire che dopo Miss Kitty la Moratti ha innanzitutto imposto il ritiro dalla circolazione del catalogo, e questo è un atto gravissimo, perché una statua esposta si esibisce imponendo la sua presenza anche a coloro la cui sensibilità potrebbe risultarne offesa, ma l’apertura di un libro è un gesto squisitamente privato. È un atto di autonomia individuale e intellettuale il decidere cosa posso o non posso leggere, aprire o non aprire. È inaudito che ci sia qualcuno che decide al tuo posto. Le opere, nove in realtà, sono state tutte bocciate da catalogo. Donna Letizia non si è degnata neanche di visitare una mostra dove “la raffinatezza, il buon gusto e la sensibilità degli omosessuali non affioravano”. Ho scoperto così con estremo stupore che il sindaco di Milano è un esperto di etica ed estetica omosessuale… Sono state purgate le opere che fanno riferimento a temi religiosi o a immagini anche lontanamente pedopornografiche, questa la spiegazione. L’ironia della sorte ha voluto inoltre che la maggior parte di queste opere erano state inserite “last minute” dall’assessore, come il David di Guglielmo Janni e il San Sebastiano di Giovanni Taverna (opere per la cronaca risalenti alla prima metà del secolo e del millennio scorso), cui si sono aggiunti un quadro di John Kirby che raffigura due uomini che si scambiano un bacio (sulla guancia) ma sono ambientati in un ambiente scarno dove spicca un crocefisso alla parete, la Pietà di Paolo Cassarà, la cui unica colpa oltre la blasfemia del nome è quella di raffigurare una donna che stringe tra le braccia una bambola gonfiabile; il Martirio di San Sebastiano di Maurizio Cannavacciuolo, Fratelli d’Italia di Sebastiano Deva, un romantico bacio tra due uomini proiettato sullo sfondo di una bandiera italiana, tagliata presumo per presunto vilipendio della bandiera; un efebo delicato di Aaron Demetz. E restava in vigore il divieto ai minori di 18 anni. In base alla stessa logica la furia censoria si è estesa dall’“arte degenerata” in mostra alle immagini inserite nei minimali del catalogo, vale a dire il San Sebastiano di Antonello da Messina, del Bramante, di Guido Reni, del Sodoma, l’Amore Vincitore di Caravaggio, l’Estasi di Santa Teresa del Bernini! Tutto ciò credo sia espressione di oscurantismo religioso, politico, ideologico, civile, sociale. Basta aprire un qualsiasi manuale di storia dell’arte per vedere che la contaminatio avvenuta tra l’iconografia pagana e quella cristiana nascente è un processo che impregna di sé tutta l’arte occidentale, in una simbiosi osmotica di sacro e profano…

In realtà, c’è chi accusa la mostra, semplicemente, di essere “una brutta mostra”… troppe opere, qualità altalenante e un brutto allestimento…
Di certo il mio progetto originario, per i motivi suddetti, è risultato stravolto, il risultato finale era un ibrido tra la mia visione e quella dell’assessore, e non sempre il dialogo tra le opere è risultato facile e felice. Il mio progetto ha progressivamente perso, mio malgrado, identità, forza e coerenza. Contraddizioni che si riflettevano anche nell’allestimento, pensato originariamente per un numero minore di opere, in uno spazio non facile come Palazzo della Ragione che è risultato alla fine sovraccarico e a tratti caotico. Il risultato finale è risultato così molto, ma molto lontano dalla mia visione e dal mio modus operandi.

Per il futuro ci sono già delle città candidate ad ospitare la mostra. In primis, Napoli. Il soprintendente Nicola Spinosa, però, ha posto delle condizioni…
Stiamo valutando le varie candidature. Tecnicamente siamo al momento in una fase di empasse. La mostra è ancora legata giuridicamente al Comune di Milano, che si ritrova nella situazione paradossale di aver ritirato il patrocinio ad un evento di cui era l’ente ponente, e la giunta comunale dovrà deliberare al riguardo, se come auspico la mostra sarà sdoganata – l’alternativa sarebbe un assai improbabile dietrofront della giunta – avremo la possibilità di esportarla altrove restituita al suo progetto originario, affrontando una tematica che merita il massimo rispetto e una corretta metodologia critica, lontano dal sensazionalismo scandalistico che ha finito per mortificare il lavoro degli artisti e il mio. Spinosa ha offerto Sant’Elmo. Bene. Ho già avuto la possibilità di lavorare con lui l’anno scorso, quando curai con Adriana Rispoli V-I-P. di David LaChapelle al Museo di Capodimonte. Se mi saranno offerte possibilità e garanzie di lavorare serenamente e soprattutto in autonomia, sarò ben lieto di portare nella mia città la mostra, magari riportata al suo titolo originario: Ecce [H]omo, e di dare finalmente un sereno epilogo ad una vicenda che mi ha lasciato con l’amaro in bocca.

anita pepe

[exibart]

39 Commenti

  1. peccato che la mostra ecce uomo , tra l’altro molto bella è stata gia fatta a milano allo spazio oberdan … penso che sia giunto il momento di smascherare questa farsa..
    anche la mostra che dicono alternativa alla biennale di venezia.. a palazzo reale sulla pittura.. è una vera porcheria.

  2. la mostra di giò ponti è orribile.che peccato
    pezzi meravigliosi accatastati, appoggiati alle pareti, non illuminati, didascalie fotocopiate e volanti. che pena. qualcuno avvisi la famiglia licitra.

    per viola+sgarbi+riva, grande pena. la mostra era da balera anni ottanta.

  3. Idea: perchè la prossima mostra milanese non la facciamo curare a Ratzinger e tutta la congrega del San Orifizio?
    Loro si che sanno come fubzionano bene certe cose…

  4. Un mostra patetica e orrenda.Un minestrone di pezzi senza significato e un allestimento da vergogna.Questa è la giunta Sgarbi?VERGOGNA.

  5. Un altra massa di persone che criticano solamente..
    Ma è mai possibile che non c’è niente che vi va bene? quello è brutto, le opere son scelte male, allestimento ….mi sa che noi italiani ci distinguiamo dall essere critici lapidari di ogni cosa.
    O siete artisti che se fossero stati invitati come tali ad esporre ad una mostra del genere neanche vi sareste espressi cosi’ negativamente su tutto e tutti, oppure siete frustrati…..ma si sa:
    Quando la volpe non arriva all’uva dice che e’ marcia

    troppe volpi in giro

    Bravi tutti, chissa che fate

  6. un’idea d.capra, perche’ invece che a Ratzinger non la facciamo curare all’Imam di Milano e vediamo come viene l’allestimento.
    Ho la sensazione che vedremo tantissime pietre artistiche frutto di qualche lapidazione-performance

  7. mostra brutta e montata malissimo !sulla censura tutte cavolate si cnesurano in italia due opere al giorno!
    mettere sul motore di ricerca di exibart la parola censura e vedete un po’

  8. la cosa più grave è che molti, troppi, hanno parlato per partito preso, senza prendersi la briga di visitare la mostra. questo è davvero triste e squallido: il fatto che la caccia alle streghe si sia svolta ‘in contumacia’. anche Mastella, il peggior ministro della giustizia della storia della Repubblica (vedi l’indulto), dovrebbe essere più… Clemente, se proprio non gli riesce di essere intelligente e soprattutto rilasciare dichiarazioni un po’ più raffinate di “Napoli prende i rifiuti di Milano”. Poi se la mostra è brutta o bella sono il pubblico e la critica a deciderlo… ma diamo loro la possibilità di VEDERLA… poi, se va massacrata perché le opere sono brutte, l’allestimento fa schifo eccetera, ci sta tutta: è normale… ma prima VEDIAMO

  9. Censurata mostra?
    Esticazzi!! Pensa che mentre noi fare tanti commenti, chi si doveva prendere il foraggio l’ha preso.
    Esticazzi pensa che sarebbe bello sapere l’ingaggio dei curatori e di tutto il codazzo.
    Esticazzi!! Pensa che nessuno odia gay ma non per questo bisogna montare su tutto questo fumo.
    Esticazzi pensa che non c’è bisogno di categorie, arte donna, arte gay, arte etero. Basta
    Esticazzi, pensa che se qualcuno avesse lavorato, nella sua vita, almeno 8 ore di fila, ci sarebbe molto più autocensura senza scomodare gli organi competenti, pagati profumatamente dal contribuente gay e eterosessuale.

  10. esticazzo dice giusto!
    E cmq le solite polemichette spicciole per far pubblicita’ ai 4 fichetti.
    Nel 2007 stiamo ancora li’ a far censure di “favore” per far clamore, e intanto il popolo delle casalinghe pro e contro si infervora tipo gli ospiti di maria de filippi.
    Robert Mapplethorpe 30 anni dopo, ma senza Robert Mapplethorpe, la triste verita’ italiana.

  11. Perchè, fatemi capire, bisogna chiedere il permesso per organizzare una mostra?
    Minchia che bella la libertà dell’arte…(vedi ARTICOLO 33 della Costituzione Italiana).
    E’ c’è pure il rischio della censura? A questo punto meglio non far niente…se Catone deve stare li a bacchettarci facciamo i censori anche noi: Censuriamo il censore.

    Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensa ABO di tutta questa storia che, insieme a Sgarbi, non ha esitato a gettar letame sulla mostra bolognese “La Madonna piange sperma”.
    Accuserà di esser provinciali anche Gill e Pierre?

    La critica ufficiale mi delude sempre di più, ma che ci vuoi fare…la polisemia dell’arte…

  12. forse che questo curatore se l’è tirata un pò troppo all’inizio di questa avventura?
    ma poi non è stato in grado di sostenere niente. nessuna presa di posizione.

  13. la mostra era a cura di alessandro riva, poi non appena la faccenda delle molestie (che durava da molto tempo)è venuta fuori il comune ci ha tenuto a pubblicare una circolare in cui negava ogni rapporto con il curatore e a rimpiazzarlo con viola, fino ad allora mai nominato. che pollaio

  14. L’intervista non è esauriente.
    Persino il curatore ha censurato nel suo parziale racconto i riferimenti agli artisti maggiormente danneggiati in questa mostra.

    Un minimo di obiettiva informazione sarebbe un dovere per i lettori.

  15. No no i curatori erano Viola e Riva fin dall’inizio. Anzi, come conferma anche l’intervista, il progetto originario era proprio di Viola.

  16. perchè invece di dar spazio a queste storie che hanno ben poco a che vedere con l’arte non vi occupate di più di rassegne minori ma di sicuro più interessanti concettualmente e contenutisticamente?
    …o anche exibart si butta nel calderone degli ascolti???

  17. 17/07/2007
    Elisa, Milano
    L’intervista non è esauriente.
    Persino il curatore ha censurato nel suo parziale racconto i riferimenti agli artisti maggiormente danneggiati in questa mostra.
    Un minimo di obiettiva informazione sarebbe un dovere per i lettori.

    stavi scherzando, vero?

  18. Sono entrata attraverso una fenditura: l’ingresso di una grotta…Il Palazzo della Ragione. Dentro era buio, le opere addossate le une alle altre senza un apparente dialogo tra loro … tuttavia il piacere che mi è stato offerto è stato quello di poter ricercare, fra quelle, l’immagine che più di ogni altra è stata capace di rivelare una realtà tanto nascosta. Evviva Letizia!

  19. nessuna grotta come dicono i vassalli della moratti o di qlle correnti bigotte che oscurano il nostro paese! altrettanto falsa la dichiarazione di altri che affermano che Viola sia stato il rimpiazzo di Riva!…al di là delle critiche forse più o meno giuste sull’allestimento e quantità delle opere, sarebbe più intelligente indignarsi di qsto paese ipocrita che si nasconde dietro perbenismi assurdi per celare ancora ad oggi un bigottismo da età della pietra!…eppure eravamo in qlla mediolanum che tanto pare moderna e all’avanguardia nella scena italiana…anche qsta volta ci siamo illusi!

  20. il bravo eugenio viola però prima di tutto questo casino si pavoneggiava nelle mostre altrui…vantando la sua curatela per la mostra di sgarbi! facile ora ritirare la manina!!!

  21. Innanzitutto esprimo anche io le mie riserve sulla qualità dell’allestimento. Troppe opere e targhette spesso sbagliate.
    Non posso però fare a meno di rimanere perplesso di fronte ad alcuni commenti che mi sembrano, oltre che inutili, fuori luogo e forse guidati da qualche sordida invidia o altro genere di malevolenza sottostante.
    Qui la questione è semplice e prescinde dalla intenzione o non di farsi pubblicità creando clamore intorno alla mostra. La Programmazione culturale di una città deve essere indipendente dal suo governo e dall’indirizzo politico della sua giunta, altrimenti l’espressione artistica non sarà mai libera. Non si può pretendere che una accozzaglia di bigotti neofascisti e leghisti approvino una mostra come questa. Non è nel loro DNA. Tantovale, appunto farla curare all’imam o al papa(non vedo quale sia la differenza tra i due scusatemi). E’ parimenti assurdo però, che in un paese laico, si permetta di sindacare su una mostra utilizzando criteri che prescindono da una valutazione critico-estetica delle opere. Io non voglio(e da sempre mi infervoro su questa questione) viviere in un paese in cui ciellini suore e alti prelati mi dicano cosa devo o non devo vedere(o fare). E’ assurdo! Non è scritto da nessuna parte. C’è gente che è morta per garantirmi questo diritto!Basta! e i pacs, e l’inseminazione…oooo è la morale laica di kantiana memoria quella che uno stato moderno dovrebbe seguire…non le folli credenze di una setta di complessati!

    …ma vedo chemi sono lasciato trasportare un pò, è meglio che mi fermi…

    “libera chiesa in libero stato”

    Alessandro Cabib

  22. come “filo rosso”, l’omosesualità mi sembra un po’ tirato, sfilacciato, raffazzonato. Come titolo, “Arte e Omosessualità” mi sembra davvero un po’ troppo baldanzoso, e inutilmente pieno di sè. Se poi parliamo della censura.. e si. Allora lo squallore è proprio totale. E allora suvvia: stiamo zitti.
    Lasciamo perdere.
    Stendiamo un velo pietoso.
    E magari, volgiamo gli occhi e il nostro cervello dove l’arte c’è, e silenziosamente esiste, e nessuno squilla trombe e tromboni decisamente superflui..

  23. …senza parole, per il fatto che l’arte cada così in basso…ci sarebbe molto da parlare e non dire…non c’era bisogno di fare una mostra del genere perchè è solo un modo, l’ennesimo modo, per parlare degli omosessuali e attirare l’attenzione sulla loro “accettata diversità” e tirare in ballo la chiesa e tutto il resto…e sopratutto un modo per mettersi sempre in mostra utilizzando mezzi come questi e facendo cadere l’arte così in basso…delusa da questo modo di fare arte!

  24. Lettera agli artisti contemporanei campani di qualsiasi indirizzo sessuale

    Come collettivo di artisti sociali indipendenti campani, sentiamo l’impulso di intervenire nello scontro che in questi ultimi giorni sta colorando le pagine della stampa locale. Un dibattito dal sapore inquisitorio, riconducibile alle tematiche cattolico-cristiane della santa inquisizione medioevale. Il pretesto dell’evento espositivo Vade Retro ha messo in luce un potere sconosciuto che si nasconde nei meandri del sistema dell’arte campano ed italiano. Il nostro territorio, ha sempre dimostrato apertura e profonda libertà, nell’ospitare persone e culture rifiutate, espulse, perché considerate inferiori. Se pur con fatica il popolo campano ha sempre cercato un senso di integrazione e condivisione, rischiando talvolta, di apparire privo di identità. Ma la nostra identità è la capacità di accogliere, di ascoltare prima di dissentire. I poteri del sistema dell’arte sono invisibili ad occhi inesperti ma ben visibili al nostro sguardo cha da anni lottiamo per un sistema più democratico e moderno. Il potere dei collezionisti, dei galleristi, dei critici, contro il servilismo degli artisti, può finire. Oggi, in Campania, molti artisti si vendono per una mostra all’estero, una recensione specializzata ed un’opera in metropolitana.
    Noi sappiamo che il modo dell’omosessualità detiene una buona fetta di questo potere, che a sua volta, paradossalmente , si arrocca in una visione escludente di libertà. Gli ultimi scontri, hanno alimentato interesse per una mostra, che a nostro parere è stereotipata ,volgare e banale ma che nonostante tutto, non può e non deve essere censurata. Sono altre le discussioni interessanti e sono altre le tematiche che il mondo dell’arte dovrebbe approfondire e trasmettere con passione e civiltà. Troviamo puerile ed ipocrita lo scontro che è avvenuto tra due realtà museali campane, (Madre-Pan) perché dimostra, come le istituzioni rappresentino dei singoli poteri, piuttosto che un sociale interesse culturale. Non abbiamo bisogno del parere dei mammasantissima dell’arte per giudicare la pochezza o la qualità di un evento, chiediamo piuttosto una bonifica reale, concreta, dell’intero sistema dell’arte contemporanea. Basta con lo strapotere dei soliti esperti e commercianti, l’artista è contemporaneo quando legge il suo tempo ed in questo tempo la creatività può e deve trovare nuovi canali di distribuzione e fruizione. Non facciamoci dire cosa dobbiamo fare, quanto dobbiamo costare, cosa vogliamo dire, quando e come possiamo esistere, un artista oppresso è l’altoparlante di un oppressore.
    collettivoASIC

  25. Ho appena appreso dal Tg che forse c’è la possibilità che la mostra venga ospitata in Molise…c’è chi dice si, c’è chi dice no…per l’ennesima volta sono la politica e i suoi protagonisti a scavalcare l’arte! Forse ha ragione Sgarbi ad allontanarsi dai circuiti dell’arte contemporanea, così pieni di clientelismi e così poveri di valore!!! Ma nessuno ci pensa agli artisti? Possibile che nel nostro “bel paese” debba essere sempre tutto così strumentalizzato? E quando tocca prendersi delle responsabilità, guarda un pò tutti pronti a scappare!!! Si può e si deve avere la possibilità di poter parlare di qualsiasi tema in una mostra d’arte…se togliamo all’arte questo potere allora abbiamo sbagliato tutto in questi ultimi…secoli!!!

  26. … come la penso è riassunto su Agor@ magazine; se avete voglia, leggete l’articolo di un pò di tempo fa scritto proprio in merito a tutta questa risibile, imbarazzante questione. Buon lavoro.

  27. RISPONDO A QUEL CABIB ALESSANDRO CHE HA COMMENTATO, CON SCARSE COGNIZIONI, SCELTE E VALUTAZIONI DI PERSONE CHE L’ARTE LA CONOSCONO LA VIVONO E LA RESPIRANO DA DECENNI. MI SPIEGO
    PER CHI NON E’ DI NAPOLI E’ DIFFICILE SAPERE CABIB COSA SIGNIFICA IN CITTA’
    E’ SINONIMO DI COSTRUTTORI D’ASSALTO, SQUALI DISPOSTI A TUTTO PUR DI PORTARE A CASA SOLDI MOSTRANDOSI COMPIACENTI PROPRIO A QUEI POLITICI CHE TANTO CRITICA IL CABIB
    E’ VERO CHE CI SONO LE REDENZIONI E LE ILLUMINAZIONI MA APPARTENGONO AD ALTRI
    MI E’ SEMBRATO QUEL MESSAGGIO PIU’ UNA DIFESA ESTREMA DI UNA PROFESSIONALITA’ PATERNA LOGORATA DAGLI EVENTI E DA SCARSE CAPACITA’. LUI,CABIB PADRE DELL’AUTORE DEL COMMENTO, CI HA PROVATO A DIVENIRE FAMOSO ANCHE CAMBIANDO ATTIVITA’ E NON SOLO…….
    PER CRITICARE PROFESSIONISTI DELL’ARTE CI VUOLE BEN ALTRO ED AGGIUNGO CHE PER CRITICARE UNA CASTA POLITICA CI VUOLE QUELLA CHIAREZZA E QUELLA DISTANZA DA CHI SI CRITICA CHE NON APPARTIENE A QUESTA FAMIGLIA NAPOLETANA..
    QUINDI TACCIA CHI NON HA NULLA SU CUI FONDARE CRITICHE CHE POTREBBERO AVERE QUALCHE INTERESSE SE NON FOSSERO ESPRESSE DA CHI PROFESSIONALITA’ ED ONESTA’ NON LE HA MAI CONOSCIUTE POICHE’ NON APPARTENENTI ALLA FAMIGLIA DA CUI SI PROVIENE
    POI UN CONSIGLIO AL GIOVANE AUTORE.. NON E’ ATTRAVERSO LE CITAZIONI CHE SI ESPRIME CULTURA, LA CULTURA PULSA ALL’INTERNO DI CHI LA DETIENE E NON E’ FATTA DI PAROLE BENSI DI COMPORTAMENTI.. LE CITAZIONI SONO SOLO UN BANALE TENTATIVO DI PUBBLICITA’A SE STESSI
    NELLA SPERANZA DI NON ESSERE CENSURATA DA CHI MI LEGGE UN SALUTO BARBARA

  28. Rimango allibito dai commenti che leggo…..
    si parla di storia dell’arte o storie di famiglia?
    Carissima Barbara……ti ringrazio per la lezione di storia delle famiglie napoletane…..sempre che abbiano un fondamento, ma qua si commenta ben altro e spero per te che queste persone non leggano mai il tuo commento oggi la legge italina chiama questo diffamazione ed è per questo che oggi, nessuno si firma con il suo vero nome ma la polizia postale riontraccia con molta velocità le linee….
    Ora dopo aver letto le tue “lamentele” vorrei conoscere ove possibile quali siano le tue credenzialità per dissentire sugli altri commenti.
    Firmato
    Giovanni Massimiliano Pietro Guglielmo
    Aversa

  29. Pensavo che su exibart si commentasse e si parlasse di arte e non di gossip!
    Io sono abituato a presentarmi con nome e cognome non a nascondermi dietro pseudonimi!
    Non sono abituato ad usare siti pubblici per sfogare la mia rabbia per qualche delusione ipoteticamente subita.
    La mia storia di imprenditore edile è chiara e limpida così come quella dei miei genitori e nonni.
    La mia storia di gallerista risale al 1993 ed anche essa è chiara e limpida.
    Chi vuole accusarmi di qualcosa può farlo nelle sedi opportune e non celandosi dietro pseudonimi.
    Chi usa questi mezzi dimostra la propria ignoranza ed il proprio livore per qualche torto ipoteticamente subito.
    Ma la cosa più scadente e vergognosa è addirittura giudicare la professionalità di mio figlio senza conoscerlo ed utilizzando gossip riguardanti il padre ed il nonno!
    Ripeto chi vuole giudicare la mia famiglia il mio lavoro e la mia onestà abbia il coraggio di farlo dichiarandosi apertamente e nelle sedi opportune.
    Grazie
    Guido Cabib

  30. MI INTERESSA MOLTO POCO DIALOGARE CON VOI MA VI CHIARISCO SOLO CHE IL MIO ERA DESIDERIO DI INSEGNARE A CHI SI PROPONE PUBBLICAMENTE CHE PRIMA DI PARLARE DI IDEALI DI ARTE E DI ALTRO FACCIA UN ATTENTO ESAME SE NE HA TITOLO PER STORIA PERSONALE E FAMIGLIA DI APPARTENENZA.
    SOLO QUESTO. IL RESTO VE LO DITE DA SOLI FIRMANDOVI

  31. Quale onore per me essere al cospetto di cotanto esempio di probitudine morale e conoscenza universale dell’enciclopedia umana.
    A quanto pare abbiamo tra noi un esperta di:
    – ARTE;
    – POLITICA;
    – ETICA;
    – STORIA (o meglio inciucio) DELLA NAPOLI CONTEMPORANEA;
    – ANTROPOLOGIA;
    – PSICOLOGIA;
    – CRITICA LETTERARIA;
    – PUBBLICITA’
    – ZOOLOGIA COMPARATIVA (…)
    Il tutto inquadrato in un’attenta analisi delle vicissitudini della mia famiglia nelle ultime tre generazioni.

    Sarà però forse sfuggito a questa ognisciente “biografa” che in nessun punto del mio commento mi sia permesso di esprimere un opinione sulla scelta delle opere, sulla loro validità, sulla coerenza o sulla qualità dell’ esposizione nel suo complesso(a eccezione di un candido commento sull’allestimento), anche perchè, come sostiene con simpaticamente barbarica irruenza la Barbara, non ne ho alcun titolo.
    Ma, non per questo, non ne avrei, volendo, il pieno e inalienabile diritto.
    Come sacrosanto, invece, è il mio diritto di commentare, biasimare, CRITICARE, le scelte politico-culturali di una giunta, di una città, del mio paese. Come è mio pieno diritto sindacare le azioni di una classe politica a prescindere dalle scelte che in passato abbia fatto o non fatto la mia famiglia. Famiglia che tu, da quello che scirvi, non consoci affatto, e sulla quale dunque dovresti avere il pudore di non proferire parola.
    Non c’è bisogno di difendere la professionalità di mio padre che è ben nota a persone che (PER CITARTI) “l’arte la conoscono la vivono e la respirano da decenni”.
    A proposito: dove, perdio, dove, nel mio precedente intervento ho usato citazioni; sono del tuo stesso parere, convinto che le citazioni siano una semplice scorciatoia per avallare ciò che si pensa (o che si crede di pensare) anche se credo che la cultura sia fatta anche,anzi in parte considerevole, di parole e di discorsi. Ma comunque non riesco a capire chi abbia citato.
    Sei, evidentemente troppo compromessa, per esprimere le tue opinioni a viso scoperto, quindi non mi aspetto una risposta credibile.
    Rimango convinto della possibilità, in un paese libero, di espirmere le proprie idee a prescindere dalla propria famiglia, dalla propria formazione, e dalle proprie scelte, perchè di tutti è il diritto di cambiare idea nel rispetto della coerenza verso se stessi e ciò che si crede di essere.

    A questo punto, sperando di provocarti un travaso di bile, chiudo con una citazione che magari sarà anche sbagliata, e della quale non mi ricordo l’autore perchè sono un ignorante e la trafugai da un quaderno di mio padre anni addietro.

    “Il fondamentalista, è colui che non sa cambiare idea, e non vuole cambiare discorso.”

    Cambiamo Discorso.

    Alessandro Cabib

  32. Sono Alfonso Ricciardelli, napoletano adottivo e ahimé, relativamente povero.
    Credo di essere, inoltre, quasi totalmente ignorante di arte.
    Ma sono un discreto conoscitore della materia “Cabib”.

    Guido Cabib, uomo affascinante e complicato, è uno dei pochi che riesce a rendere meno asfittica l’atmosfera che regna in questa città.
    I suoi costumi, pur spesso eccentrici e qualche volta eccessivi, costituiscono un tocco di Berlino, Londra, New York nella dimenticata provincia d’Europa costituita dalla nostra città.
    Sull’uomo non posso soffermarmi: non si discutono la sua generosità, la sua immensa passione per l’arte, la sua intelligenza, la sua apertura mentale.

    Decine di napoletani ipocriti, provinciali, gretti e invidiosi ne biasimano le origini, le scelte, lo stile di vita: vorrei dire che trovo tutto ciò disgustoso.
    Vivono nelle caverne dell’ignoranza e non lo sanno.

    Guido Cabib ha diffuso l’arte, l’ha imposta come fenomeno di costume, come mondanità: quest’uomo è un genio, che avrà la sua giusta fama un giorno.
    Ma, soprattutto, Guido Cabib non ha un centesimo della schifosa cattiveria tua e di tutta la gente che ne parla male…

    Tieni duro, dottor Cabib: siamo con te…

  33. ai ai ai mi sa che di bile ne state versando molta in famiglia……
    ultimo mio messaggio , considerati gli interlocutori e considerato che mi piace parlar d’ altro su questo splendido sito.
    potete parlare parlare parlare ed ancora parlare ma somigliate sempre piu’ a quei politici che nonostante interessati in tutte le vicende piu’basse continuano a mostrare il loro volto in tv e nelle sale del parlamento con una faccia di ……gomma indeformabile !!
    ciao acerbo tuttologo

  34. Che noia leggere questi messaggi che non hanno nulla a che fare con l’arte, carissima barbara hai impegnato un po del tuo tempo a scrivere quattro cretinate aldifuori dell’arte, forse perchè di arte non ne capisci?

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