07 aprile 2018

A Parigi l’arte val bene una fiera

 
Gallerie d'autore ad “Art Paris Art Fair”, per un abordable di qualità. Ecco il nostro tour alla 20esima edizione, con la vicina Svizzera Paese ospite e anche parecchia Italia in scena

di

Art Paris Art Fair festeggia 20 anni al Grand Palais, fino all’8 aprile, con mille artisti, 142 gallerie provenienti da 23 Paesi, e la Svizzera come ospite d’onore. 
Con un 48 per cento di nuove presenze a cominciare da Canada, Portogallo, Russia, Kuwait, Repubblica Ceca e Arabia Saudita, la fiera parigina valorizza la scena emergente francese ed internazionale, oltre che un collezionismo eterogeneo, accessibile e di qualità. 
Arte Contemporanea e Moderna, video, foto, design e qualche performance, il tutto si dispiega tra gli spazi più noti come la Templon, Nathalie Obadia e Paris-Beijing, e una decina di gallerie dedicate alla scena emergente nel settore Promesses, vedi le italiane E3 Arte Contemporanea, Francesca Antonini Arte Contemporanea, Anna Marra e Montoro12 Contemporary Art
Novità? Un focus sulla scena artistica francese, curata dal critico d’arte François Piron, che per questo compleanno mette in scena 20 artisti francesi, dall’art brut di A.C.M., alla street art di Blek Le Rat, ai tessili di Hessie, ma anche Tania Mouraud, Leonardo Cremonini e François Arnal. Mentre la Françoise Livinec presenta una panoramica su 50 anni di pittura in Francia dal titolo Peinture pas morte con opere anche di Bernard Rancillac, fondatore della figurazione narrativa. 
null
Art Paris Art Fair
Quali le differenze tra Art Paris e Fiac? La fiera primaverile apre le porte ad un mercato dell’arte parallelo, che punta molto sulle “gallerie d’autore” (n.d.r.), come le definisce Guillaume Piens, direttore artistico di Art Paris. Complementare al mercato high-end della Fiac, Art Paris propone un mercato dai prezzi decisamente più accessibili; si può comprare infatti un’opera di un artista affermato per meno di 10mila euro. Siamo lontani dai 2.2 milioni di euro per un Ritchter, qui i coup de cœur sono ammessi senza rischi di infarto! 
In questa prospettiva, si inseriscono visite guidate per collezionisti, organizzate dall’Observatoire de l’art contemporain, per proporre e capire meglio artisti, opere e percorsi. Inoltre, grazie alla direzione generale di Julien e Valentine Lecêtre, Art Paris promuove l’arte contemporanea finanziando le gallerie emergenti ma anche le 36 mostre monografiche di moderni e contemporanei. 
Cosa si trova tra gli stand? Molti appassionati a caccia di opere, ed in questo senso il settore Promesses, non delude. Troviamo le foto analogica di Davide Bramante e i dittici di Claudia Peill presso Anna Marra, gli universi cromatici di Antonello Viola da Francesca Antonini, che abbiamo incontrato già alla fiera YIA Art Fair di Parigi. 
Balsa Arte di Bogotà offre un viaggio singolare attraverso due under 30, Maite Ibarreche, che affronta tematiche tutte al femminile attraverso disegni erotici, e Juan Osorno che esplora in maniera originale i rapporti tra uomo e scienza. Potrete vedere i lavori di Osorno e di Nicola Lo Calzo alla prossima Photo Basel.
null
Art Paris Art Fair
Belle le ceramiche di Yuki Nara discendente di grandi ceramisti giapponesi, presso la Pierre Yves Caer, o le singolari sculture di Clémentine Dupré della galleria Eko Sato, artista che rappresenterà la Francia alla prossima Biennale di Faenza. Infine, Promesses è anche la moscovita K35 Art Gallery con opere di Ilya Gaponov (1981), uno tra i fondatori del gruppo artistico Nepokoryonnye, che presenta La foresta industriale, una serie creata appositamente per Art Paris, in cui mette a confronto natura e industrie, utilizzando sottoprodotti come il bitume, dati dall’estrazione del carbone nel bacino minerario e industriale del Kuzbass, regione di provenienza dell’artista. 
Ci sono belle sorprese anche altrove, alla Galerie Particulière con l’artista statunitense Todd Hido (1968), onorato dalla National Portrait Gallery, le sue fotografie realistiche esplorano un sogno americano abbandonato tra strade desolate, paesaggi notturni o volti di giovani donne. Fanno la loro apparizione i controversi Buddha di Bamiyan del fotografo Pascal Convert, presso la galleria parigina Eric Dupont
Sul lato Street Art presso la Art to Be Gallery troviamo un dittico di Ai Weiwei (2012) firmato da Shepard Fairey (OBEY), già accompagnati dal fatidico bollino rosso. Mentre la galleria parigina Thessa Herold rende omaggio a Henri Michaux con una retrospettiva che va dal 1920 al 1970, ed esplora l’universo letterale e pitturale del poeta belga. Le sculture di Georges Jeanclos presso la Capazza, o le creazioni tra ricamo e porcellana del duo argentino Chiachio & Giannone presso la School gallery/Olivier Castaing. Ma anche Misk Art Institute con uno sguardo alla scena emergente in Arabia Saudita, tra cui Sarah Al-Abdali (1989), che ha partecipato alla collettiva Rhizoma, un evento collaterale della 55a Biennale d’Arte di Venezia. Focus ungherese presso la galleria Art Market Budapest, la fiera internazionale di arte contemporanea d’Europa Centrale et Orientale, che propone artiste ungheresi, quali Marianne Csáky e Zsófia Schweger, rappresentate da Inda e Viltin, due gallerie di Budapest. E la Svizzera? Karine Tissot, storica dell’arte, è la curatrice della scena elvetica che presenta una selezione di cento artisti nonché le ultime acquisizioni della collezione Art Helvetia.
null
Art Paris Art Fair
Tra queste un interessante video in bianco e nero dal titolo The Course of Things (HD, 2012), del collectif_fact di Annelore Schneider & Claude Piguet. Girato per diversi giorni al museo di Storia Naturale di Londra, turisti e personale a loro insaputa sono diventati attori di un thriller sulle orme di Alfred Hitchcock. Da non perdere le video della Project Room di 25 donne svizzere di generazioni diverse, in cui troviamo Cronache marziane di Laura Solari (2009) e Noodling (2006) di Elodie Pong. 
«In Svizzera l’arrivo della videoart coincide con il suffragio femminile introdotto tardivamente, nel 1971. In questo senso la scelta tutta femminile per la Project Room è un modo per far incrociare concettualmente la storia dell’arte con quella civica», asserisce Karine Tissot. 
Infine, un programma di proiezioni digitali sulla facciata del Grand Palais con artisti innovativi come Camille Scherrer, Alan Bogana e Yves Netzhammer, che hanno rappresentato la Svizzera alla Biennale di Venezia del 2007. Mentre le pareti monumentali della navata nord e sud ospitano murales disegnati per la fiera da Renate Buser, Christian Gonzenbach della galleria C, Sébastien Mettraux e Christoph Rütimann della galleria Mai 36
Una fiera che riesce nel suo intento di combinare qualità e accessibilità, con il concorso delle gallerie che a loro volta propongono accanto a qualche grande formato, opere medie e piccole. 
Livia De Leoni

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui