22 settembre 2010

AI BLOCCHI DI PARTENZA. PURE TORINO

 
TAG - Torino Art Galleries. Esiste dalla metà degli anni ‘90, ma inizialmente non si chiamava così. Oggi raccoglie 20 gallerie qualificate torinesi che promuovono programmi internazionali. Valerio Tazzetti, direttore di Photo & Contemporary, ne è il presidente dal 2009. L’associazione è stata la prima in Italia a organizzare eventi coordinati. E l’ultimo della serie inizia domani sera...

di

Perché nasce TAG?

Il pubblico frequenta meno le gallerie e
sempre più le fiere e le grandi esposizioni, cercando sempre meno quel rapporto
intimo con l’arte che si crea da noi. Alle inaugurazioni collettive il pubblico
aumenta. Negli ultimi due anni abbiamo portato a Torino molti collezionisti
stranieri, un vero successo.

Cosa fate oggi?

Creiamo tre appuntamenti l’anno: la riapertura
collettiva a settembre (Ouverture), durante Artissima e, da quest’anno, Giorno
per giorno,
cartellone coordinato con gli assessorati alla cultura piemontesi
che a giugno ha visto una serie di inaugurazioni di musei, fondazioni e spazi
privati della Regione con una programmazione scandita e sinergica.

State appunto per inaugurare l’ennesimo Ouverture

Il programma coinvolge molti collezionisti in
una tre giorni di cultura e svago, che comprende gallerie, musei, il Boston Art
Hotel – unico totalmente dedito all’arte contemporanea -, lo chef Davide Scabin,
il Castello di Rivoli e Lavazza.

Cosa vi manca?

Vorremmo organizzare convegni per confrontare
il sistema galleristico torinese con quello di altre città europee, per
approfondire i meccanismi che funzionano o non funzionano. In un momento di
revisione critica del sistema è giusto fare il punto e capire le strategie
possibili e gli errori del passato.

Cosa è cambiato a Torino?

Il sistema torinese ha funzionato bene, ma
dopo le Olimpiadi e il restauro della Reggia di Venaria è mancata una
pianificazione di medio termine, oltre ad alcuni fondi. Ora si cerca di
ricreare una progettualità, anche perché ci sono città che si sono impegnate
molto, come Napoli e Roma.

In Veneto rivendicano il “veneti first”, e a Torino? Le
fondazioni bancarie torinesi vi sostengono?

Siamo abbastanza sostenuti. Anche se le
gallerie francesi godono di acquisti copiosi da parte di istituzioni pubbliche
come i Frac. In Italia ciò non succede. Si tende a privilegiare galleristi e
curatori stranieri e non si premia abbastanza quel che abbiamo in casa.

Come si supera l’empasse?

Vogliamo creare un maggior rapporto con
curatori e direttori. Sentiamo una grande vicinanza professionale con loro, ma
spesso non hanno il tempo di frequentare le gallerie cittadine. Un recente
convegno di Unicredit ha appurato la scarsità di comunicazione tra gli elementi
del sistema, eppure sarebbe facile da ottenere. C’è disponibilità ma si
dovrebbero creare più possibilità di scambi d’opinioni, anche informali e
spontanee, magari attraverso un possibile coordinamento sulle programmazioni,
sulle tematiche e sugli artisti selezionati per le mostre.

CRT ha comprato molto per il Castello di Rivoli: siete
soddisfatti?

In linea di massima sì, ma devo constatare che,
dove non c’è un collezionismo privato molto diffuso, questo tipo di rapporto
tra fondazioni e gallerie si crea in modo spontaneo, da noi invece sembra che
vada un poco sollecitato. Poi è giusto che CRT sostenga anche i partecipanti
stranieri di Artissima, che investono per venire.

Quanto lavorate sul marketing?

Ognuno adotta strategie individuali, anche se
si cerca di trovare un comune denominatore e nuovi possibili collezionisti tra
le leve della giovane imprenditoria e delle libere professioni.

A Milano i rampolli si associano e alcuni aprono gallerie
proprie…

Noi cerchiamo di valorizzare l’arte
contemporanea e il territorio piemontese. Vogliamo creare una rampa di lancio
verso l’estero, ricalcando le orme di Artissima, per portare sempre più
visitatori e collezionisti nuovi nella nostra Regione.

C’è chi critica la quantità di fiere d’arte in Italia…

C’è una proliferazione ingiustificata rispetto
alle potenzialità del mercato e molte fiere localistiche hanno senso solo per
chi le organizza. Confondono il pubblico, dando una percezione fuorviante del
panorama nazionale e internazionale dell’arte.


Ci sono più curatori internazionali che visitano Torino
grazie ad Artissima?

Sì.

Effetti concreti? I vostri artisti hanno ricevuto
inviti dai curatori venuti a Torino?

Penso che qualcosa sia successo. Purtroppo non
sono molti gli artisti italiani che riescono a emergere. Vorremmo che fossero
di più. Ci impegneremo perché lo siano.

Quanta responsabilità hanno i galleristi?

Le responsabilità sono da suddividere, ma
paghiamo lo scotto di un sistema paese debole, che nell’arte contemporanea non
ha la forza che dovrebbe avere.

Torino ha fatto un passo anche con l’Accademia di Belle
Arti…

Ha aperto le porte, invitando autori affermati
per incontri formativi. Inoltre si parla di un nuovo centro sperimentale alle Ogr,
dove dovrebbe nascere un centro di produzione per video, scultura, fotografia.
Se hai le idee e non puoi realizzarle, resti al palo. Torino ha un buon
rapporto tra costo della vita e presenza di maestranze e professionisti dell’arte.
Ciò ha attratto molti artisti da fuori. Un bagaglio di competenze che non va
sprecato.

Milano e Torino sono quasi una città sola: pensate a
progetti comuni?

È auspicabile una sinergia con i milanesi.
Avere vicino alla stazione un’area dove possono sorgere centri produttivi,
gallerie e studi potrebbe migliorare la disposizione geografica di questo asse
dell’arte.


Quanto è importante internet per TAG? Il sito ha poco
contenuto…

Accetto la critica, ma ci stiamo lavorando. La
comunicazione della nostra attività è strategica e internet è uno delle vie
imprescindibili. La comunicazione in sinergia aiuta le gallerie piccole, che
hanno idee valide ma pochi mezzi per promuovere il loro lavoro. TAG è un’importante
piattaforma di comunicazione. Vorremmo anche aprire uno spazio interattivo per
aumentare la comunicazione con il pubblico.

Dopo Gagosian, quanto resta della figura del gallerista
come consigliere e confessore?

Spero tutto, è la cosa più importante che
possiamo offrire. Non abbiamo interesse al mordi e fuggi, ma a creare rapporti
stabili. Chi proponeva artisti che raddoppiavano in un anno ha visto la bolla
scoppiare.

Difendete la slow art?

Il ritorno al new normal è positivo, c’è più
razionalità nelle scelte. Il senso di una passione è anche quello di vivere le
cose con il cuore e con la mente, il che richiede i tempi lenti tipici di un hobby,
di una passione personale.

Non preferite vendere tutto prima della
vernice, magari a un ricco incolto?

Sarebbe meglio l’allargamento delle liste d’acquisti
di musei e istituzioni, che però tendono a privilegiare spesso quei 200 nomi
internazionali già noti. Ci sono molti artisti che potrebbero essere scoperti e
seguiti.

Avete nella vostra mailing collezionisti di aree
emergenti?

Per ora no, ci rivolgiamo all’Europa delle Regioni,
che coinvolge città entro un raggio di mille chilometri.

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a cura di nicola
davide angerame

[exibart]

2 Commenti

  1. già la foto dà da pensare: si vede il signor Tazzetti nell’angolo, con in faccia un sorriso un po’ forzato, e le braccia conserte..
    poi, a leggere fra le righe, grazie anche alle domande piuttosto secche, e incalzanti, dell’intervistatore, trapela che le cose non vanno mica tanto bene.. risposte decisamente positive Tazzetti non ne dà, non riesce a farlo (viva la sincerità!) e alla fine il quadro è abbastanza sconfortante.
    intanto si sta preparando l’ennesima ammucchiata di Artissima, quando, ancora una volta, dissennatamente, si concentreranno ‘avvenimenti’ vari a centinaia tutti nella stessa sera, o comunque nella stessa settimana, creando soltanto una confusione pazzesca, con i vari collezionisti, curatori e ‘semplici’ appassionati che vagheranno per la città correndo trafelati in mezzo al traffico del sabato della movida all’insegna di un ‘mordi e fuggi’ che può soltanto far danni a tutto il cosiddetto ‘sistema’ (orrenda parola).
    perché non provare almeno a fare la serata dell’arte, con inaugurazioni ed eventi vari, al venerdì? e soprattutto, perché non privare ad alzare il tiro, proponendo una maggiore qualità? almeno ai livelli milanesi, oggettivamente ben più alti..

  2. la situazione in generale è sicuramente critica, lo spirito di unione delle gallerie è una ottima idea, forse dovrebbero articolare meglio la proposta,come ad esempio si è fatto a giugno con giorno per giorno, in modo tale da creare continuità e non una sola serata troppo ricca in cui perdersi

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