07 maggio 2021

“Ausoni occupato”: ventiquattro ore per entrare in contatto con l’arte contemporanea

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Il RUFA Space al Pastificio Cerere "occupato" per 24 ore dai progetti multimediali degli studenti della Scuola di Arti Visive, per esplorare le relazioni tra le discipline

Nell’ambito delle attività programmate da RUFA per l’anno accademico 2020/2021 prosegue, presso la sede del PASTIFICIO CERERE, nel cuore del quartiere San Lorenzo, il progetto “Ausoni occupato”. L’iniziativa, coordinata dal docente e artista Simone Cametti, intende coinvolgere gli iscritti della Scuola di Arti visive chiamati, in questa particolare occasione, a produrre una serie di eventi multimediali volti a esplorare tutte le possibili relazioni tra le diverse discipline artistiche. L’obiettivo consiste nel far maturare in ogni singolo studente una maggiore consapevolezza delle possibilità espressive delle tecniche e dei mezzi artistici a loro disposizione.

Partite nello scorso mese di aprile, le azioni che gli stessi studenti pongono in essere sono finalizzate a “occupare” il RUFA Space con l’ausilio di fotografie, opere pittoriche e installazioni della durata massima di 24 ore. Il progetto si ispira alle diverse esperienze di “occupazione” artistica che si sono svolte nell’ultimo secolo: dalle pratiche Fluxus con Fluxhouse, alla Kunsthaus Tacheles di Berlino, al 59 Rue de Rivoli di Parigi. Il pensiero che sta alla base del progetto è quanto mai chiaro: “occupare, oggi più che mai, è un atto necessario”.

Miriana D’Alessandro

In questo scenario nello scorso mese di aprile ha avuto luogo l’esperienza “620 secondi” ideata da Miriana D’Alessandro. Il punto di partenza è rappresentato da “32 metri quadrati di mare circa” (1967) di Gino Pascali: l’autrice ha ricostruito una delle vasche presenti nell’installazione, riempiendola in egual modo di acqua di mare. «Entrando e uscendo con i piedi dalla vasca – spiega la stessa D’Alessandro – ho portato con me l’acqua che i miei passi hanno raccolto, disegnando con il camminare il perimetro della stanza, così da restituire alla natura il ruolo di variabile indipendente».

Alessandro Martina

Nei giorni scorsi si è poi concluso il progetto “Cadde, risorse e giacque …”. A definire l’opera è l’artista o sono gli spettatori? È davvero possibile un’interazione tra artista e spettatore? Che ruolo hanno, nell’arte, l’inciampo e l’errore? Queste sono alcune delle domande intorno a cui ruota l’azione di Alessandro Martina che rievoca la radicalità performativa di Artaud. Il lavoro consiste in una complessa ramificazione di azioni e immagini. L’artista parte da una tavolozza di colori estrapolata dai lavori di alcuni maestri del Novecento e successivamente la ridefinisce su una tavola imbandita. Lo spettatore, utilizzando alcuni materiali disposti sulla tavola e interagendo in forma diretta con l’autore, entrerà a far parte dell’opera definendo l’importanza del gesto artistico.

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