26 giugno 2008

CAMPAGNA D’AMERICA

 
Un’antica casa contadina nella vallata dell’Hudson. Giusto a un tre ore da New York. Cosa farci? Un bella coltivazione di patate? No, un centro d’arte. Nasce così Art Omi...

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La neodirettrice di Art Omi, Claudia Cannizzaro, spiega a Exibart come può la campagna tenere testa a New York quando si parla d’arte. Incaricata da pochi mesi della direzione delle residenze internazionali d’artista, ci ha raccontato i punti di forza di questa istituzione e come vuole farla ulteriormente crescere. Poi ha passato la parola a Micaela Giovannotti, curatrice italiana che vive a New York, curator in residence ad Art Omi quest’estate. Perché lo scopo principale di questo progetto è far incontrare gli artisti con il mondo dell’arte newyorkese. Nella tranquilla campagna d’estate.

Cos’è Art Omi?
Claudia Cannizzaro: Una residenza internazionale per artisti, un luogo d’incontro e scambio culturale. A noi piace definire Art Omi come un’opportunità per artisti emergenti di sperimentare e condividere i propri progetti con altri artisti, ma anche e soprattutto una piattaforma per mostrare il proprio lavoro e le proprie idee a professionisti del campo -curatori, critici, galleristi e collezionisti- in un ambiente rilassato e amichevole.

Dove siete?
Siamo nella campagna upstate New York, a tre ore dalla città; abbastanza lontani da non essere stressati dal tran-tran cittadino, ma vicini quel che serve per continuare un discorso con la sempre attiva scena artistica metropolitana. Siamo immersi nel verde, con pochissimi edifici sulla proprietà, un parco per sculture contemporanee e un centro per mostre estemporanee che ha aperto proprio quest’anno.

Insomma… un’istituzione newyorchese ma non metropolitana?
Of Mutual Understanding! We Are in Friendly Terms. Non a caso, i nostri uffici sono a New York: molti dei membri del nostro comitato direttivo sono artisti, curatori e professionisti del campo che lavorano proprio a New York. New York è la radice, ma la linfa vitale sono appunto i nostri artisti internazionali. Questa città ci ha insegnato quanto sia fondamentale aprirsi ad altre culture e ad altre tendenze.
Claudia Cannizzaro
Parlaci dell’attività di Art Omi.

La residenza è un periodo di tre settimane a luglio, piuttosto pregno di attività ed eventi. Di base diamo agli artisti alloggio, uno studio, tre pasti al giorno e assistenza per far sì che riescano a realizzare i loro progetti in un cosi breve lasso di tempo. Gli artisti hanno a disposizione anche parte dello spazio all’aperto per installazioni site specific estemporanee. Una parte fondamentale della nostra residenza è il Visitors’ Program. A seguito della prima settimana di residenza, invitiamo curatori, galleristi, critici, collezionisti e addetti ai lavori dei musei, centri per l’arte e fondazioni private a visitare gli studi degli artisti. Diamo così una grande opportunità ai nostri artisti per mostrare e discutere il proprio lavoro. Un’occasione che spesso porta a una mostra, a una vendita o semplicemente a un contatto per future collaborazioni.

Come si conclude la cosa?
Con l’Open Day, un giorno aperto al pubblico e a chiunque si trovi dalle nostre parti in quella domenica. Open Day è anche un grande momento di incontro per i newyorkesi al di fuori del solito giro di inaugurazioni e social gathering della città. Un momento di pausa in una situazione idillica e rilassante.

Come tirate avanti?
Art Omi nasce dalla visione e generosità di Francis Greenburger, fondatore e presidente del comitato direttivo, al quale negli anni si sono unite in collaborazione varie fondazioni internazionali e nazionali. Vi do un paio di esempi. Quest’anno iniziamo una collaborazione con Darat al Funun, una fondazione per l’arte contemporanea in Giordania, che garantirà la possibilità per un artista del Medio Oriente di partecipare alla nostra residenza. Da molti anni, invece, continuiamo una collaborazione a noi molto cara con la Dena Foundation, per assicurare che un artista italiano partecipi al programma. Abbiamo collaborazioni con fondazioni da vari Paesi del mondo che ci aiutano ad assegnare residenze ad artisti che non avremmo altrimenti modo di raggiungere. A questi si uniscono una serie di contributi privati che, entusiasti della nostra missione, sostengono i nostri programmi con donazioni annuali: un metodo di sostegno molto in uso qui negli Stati Uniti, visto che le donazioni alle fondazioni senza scopo di lucro sono deducibili dalle tasse. Per una lista dei nostri sponsor, visitate il website.
Gli artisti al lavoro: Seeman Ho
Quali nuovi obbiettivi ti poni, essendo appena arrivata alla direzione della sezione international artists residency?

Arrivo in una situazione già ben collaudata, ma in continuo cambiamento e crescita. Abbiamo sempre più artisti in residenza, al momento 32 artisti e 2 critici per sessione, e cerchiamo sempre di raggiungere nuovi artisti in Paesi lontani, poiché crediamo che la nostra opportunità possa avere ancora più valore per un artista che vive dall’altra parte del mondo e che non avrebbe altrimenti modo di raggiungerci o anche solo di sapere del nostro programma. Quindi, outreach è una costante nella mia filosofia nella direzione del programma. In secondo piano, ma certo non meno importante, è da tener in conto l’economia nazionale, purtroppo ultimamente molto preoccupante, che ci porta a escogitare sempre nuove vie di sostentamento. Come tutte le organizzazioni senza scopo di lucro, noi investiamo negli artisti, ma non abbiamo un ricavato economico: gli artisti non pagano per partecipare. Quindi una mia grande occupazione come direttrice di Art Omi è di trovare sempre nuovi sponsor che credano nel nostro progetto e soprattutto nei nostri artisti, e che partecipino sia con contributi generali o, il più delle volte, con contributi speciali per artisti provenienti da una specifica regione geografica.

Quali sono il livello di carriera e la provenienza degli artisti scelti?
La residenza è aperta a tutti. Tutti possono fare domanda. La maggior parte dei nostri artisti ha già alle spalle qualche anno di esperienza espositiva, ma di solito sono ancora emergenti. Ci tengo a precisare che emergenti non significa giovani nel senso anagrafico.

Com’è quindi scandito il tempo degli artisti durante la loro permanenza?
I tre pasti giornalieri sono l’unica lancetta dell’orologio. Come organizzare il resto della giornata è a totale discrezione degli artisti.

Avete trenta artisti ogni anno. Ma i curatori in residenza -uno all’anno e appena una quindicina in tutto dall’inizio nel 1992- cosa sono invitati a fare?
Per molti anni abbiamo avuto solo un critico-in-residenza. Quest’anno, per la prima volta, ne abbiamo invitati due: Micaela Giovannotti e Martha Schwendener, entrambe da New York. I critici sono una presenza fondamentale per la residenza. Aiutano a incanalare i giusti pensieri in un turbinio di idee che è, felicemente, il “caos” che regna all’inizio della residenza.
Gli artisti al lavoro: Myung Jin
In passato anche Carlos Basualdo e Dan Cameron sono stati curatori in residenza ad Art Omi. Cosa farai durante la tua presenza qui?

Micaela Giovannotti: Con Claudia Cannizzaro e Martha Schwendener, l’altra critic-in-residence con cui condividerò oneri e onori, abbiamo organizzato una serie di incontri molto stimolanti con professionisti che arriveranno da NYC per conoscere gli artisti di quest’anno. Quindi dovremo fare in modo che questo segmento del programma si svolga al meglio. È una parte fondamentale. Una volta sul posto, saremo entrambe a disposizione per studio visit e feedback, ma senza una struttura predefinita: decideremo secondo le esigenze di ciascun artista. Sono contenta di non esser l’unica critic-in-residence come succedeva in passato e di avere un partner come Martha con cui confrontarmi: renderà l’esperienza più interessante e produttiva.

Quale funzione rivestono in questo momento in America i curatori?
Le opportunità per i curatori sono sicuramente in crescita sia qui che altrove. Basta pensare a tutti i programmi culturali promossi dalle varie fiere che fino a qualche anno fa non esistevano. Oppure a tutti i festival e alle biennali che s’inaugurano in ogni angolo del mondo. Il ruolo del curatore museale e del curatore indipendente è, senza ombra di dubbio, in totale trasformazione. Ce ne renderemo conto meglio tra qualche anno. Lo dico perché sto leggendo una pubblicazione di apexart, la storica non profit di NY, Cautionary Tales: critical curating, che esamina attraverso i testi di operatori illustri queste tematiche. La consiglio a chi vuol avere idee più chiare sulle varie prospettive e avere punti di vista diversi.

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a cura di mariella rossi


Omi International Arts Center
59 Letter S Road – 12075 Ghent (NY)
Omi International Arts Center
55 Fifth Avenue, 15th Floor – 10003 New York
Info: www.artomi.org

[exibart]

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