10 settembre 2008

DINAMO FORLÌ

 
Massima visibilità, massima flessibilità e diversificazione dell’offerta. Un nuovo museo nel cuore della Romagna, voluto dalla Fondazione Dino Zoli. Partito dal moderno, ma pronto al grande balzo verso l’arte contemporanea. Un coinvolgimento graduale. In attesa della collezione permanente...

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Un luogo che nasce come riflesso di un’esigenza territoriale: stabilire e instaurare col pubblico un rapporto che accresca la cultura dell’arte moderna e contemporanea. È il Museo Dinamico di Forlì, nato grazie alla Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea. Un grande centro di millecinquecento metri quadri inaugurato lo scorso maggio e costato quasi nove milioni di euro: una palazzina a due piani di recentissima costruzione, novecento metri quadri adibiti a superficie espositiva, con un bookshop, un lounge bar, una zona per uffici e un’area servizi, non molto distanti dal centro storico. Mostra d’esordio Baldessari e Depero. Futurismi a confronto, curata da Maurizio Scudiero e conclusasi il 13 luglio. Un “dialogo” che segna l’inizio di una serie di esposizioni che vedranno, in futuro, una retrospettiva su Mario Schifano e una rassegna sul Gruppo Forma1 e l’Astrattismo Italiano. Per saperne di più, “Exibart” ha intervistato Dino Zoli, fondatore e promotore del centro, e il suo direttore Maurizio Vanni.
Dino Zoli
Zoli, cosa vuol dire per lei “promuovere” l’arte?

Vuol dire esserne emotivamente coinvolto, e non solamente disposto a investire. Io stesso sono un collezionista curioso e ritengo che, per entrare nel mondo dell’arte contemporanea, si debba prima di tutto percepire questa forte emozione che produce l’arte e che a partire dalla stessa restituisce sensibilità. L’arte mi ha sempre affascinato per la capacità di darmi una forza interiore che riesce ad esprimere e a muovere altre energie, per me incomprensibili…

Come si è arrivati all’avvio della Fondazione Zoli?
Vengo da esperienze frammentarie. Anni fa ho provato ad aprire una galleria, ma il mio socio di allora mi fece capire che gli spazi limitati di una vetrina non erano all’altezza del progetto che avevo in mente. La brutta esperienza iniziale, però, non mi ha mai frenato: mi era rimasta la voglia di questa iniziativa, ma avevo bisogno di persone affidabili, che avessero lo spirito giusto per entrare in sintonia con la mia idea, che avessero la mia voglia di conoscere l’arte e, anzi, la ampliassero. Cercavo qualcuno di serio e non di inarrivabile, se la sfida era quella riguardante la costituzione di un nuovo museo, proprio qui a Forlì, lontano fuori dai grandi poli dell’arte. Cercavo un direttore, un museologo sul quale fare affidamento a lungo termine. Dunque, forse, la vera prima tappa di questa fondazione è avvenuta un paio di anni fa, quando ho incontrato Maurizio Vanni.

Come mai, per l’apertura, è stata scelta l’arte moderna?
Ho scelto la mostra su Baldessari e Depero e la scultura di Franco Scepi posta in maniera permanente all’ingresso della Fondazione, quasi entrambe rappresentassero il motore, la benzina di questa attività. Grazie al Museo Dinamico, alle sue collezioni e alle attività collegate sarò in grado di portare avanti più liberamente una collaborazione da anni intrapresa con l’Associazione dei Nobel per la Pace di Mikhail Gorbaciov, la cui madrina è la sorella dell’attuale Dalai Lama. Trovo che il loro comitato organizzativo e i gruppi di lavoro che di volta in volta si formano per realizzare dei progetti internazionali siano tra i migliori che abbia incontrato… E non è detto che un domani non li vedremo gravitare intorno al Museo. La stessa Rita Levi Montalcini, che organizza seminari per questa associazione, potrebbe spuntare qui da un momento all’altro…
Il bookshop
Maurizio Vanni, il futuro del Museo Dinamico?

Stiamo per proporre un biennio con nomi di grosso calibro. Abbiamo intenzione di promuovere un’azione di comunicazione che legittimi l’esistenza del museo e che richiami un ampio spettro di visitatori, attraverso attività con le scuole, conferenze, workshop per anziani. L’intento è quello di fidelizzare e accogliere il pubblico, proponendo autori e artisti che vadano al di là delle mostre di arte antica conosciute sul territorio. Quest’apertura in realtà è frutto di molte ricerche, effettuate per conoscere i destinatari di riferimento e la struttura sociale che li vede protagonisti.

Perché Museo Dinamico?
Forse conviene dire innanzitutto quello che il Museo non è. E cioè non è un mero museo. È uno spazio che non si ispira a nessun modello e non ambisce a diventare come altri musei d’Europa. Senza alcuna presunzione, con i suoi servizi vuole colpire il sistema percettivo del visitatore, promovendo gradualmente anche allestimenti museali e mostre che diventeranno via via più specifiche. Ecco perché “Dinamico”: perché deve offrire la massima visibilità e la massima flessibilità nella gestione delle metrature, facendo attenzione a variare e a mischiare l’offerta di servizi con la produzione culturale. Dunque, abbiamo iniziato con questa mostra sul Futurismo, epoca in cui il dinamismo e l’idea di cambiamento rappresentavano un balzo verso la novità. In secondo luogo riteniamo che il pubblico debba essere sensibilizzato per gradi all’arte contemporanea.

Maurizio VanniCome verranno sviluppati i progetti di arte contemporanea?
In questo biennio gli spazi del museo saranno utilizzati e sfruttati al meglio, non solo per mostre temporanee, ma anche per eventi ispirati dall’arte: cene a tema, conferenze, laboratori, tavole rotonde. Poiché riteniamo che per arrivare alla comprensione del contemporaneo, e alle sue “impressioni”, si debba prima passare attraverso un percorso, è necessario programmare una sequenza di passaggi da attraversare nell’arte. Bisogna stabilire una sorta di scala intuitiva che porti a comprendere meglio i valori della rappresentazione. Il fine ultimo è quello di sensibilizzare l’occhio e l’orecchio del pubblico, cominciando lentamente. Durante alcuni appuntamenti legati al moderno cominceremo a creare in parallelo eventi, magari anche piccoli, come aree di discussioni o invitando giovani artisti, per riuscire a introdurre le tematiche del contemporaneo.

Vorreste collaborare con chi?
Ho in mente molti nomi, ma mi limito, conoscendo il territorio e le sue risposte all’arte, a pensare a opere quasi esclusivamente site specific di Francesco Vezzoli, magari di Marina Abramovic o, perché no, di Debora Hirsch. Il museo poi ha intenzione di creare, tramite acquisti, una collezione permanente.

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Baldessari e Depero alla Fondazione Zoli

a cura di ginevra bria

*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 51. Te l’eri perso? Abbonati!


Fondazione Dino Zoli Arte Contemporanea
Viale Bologna, 288 – 47100 Forlì
Orario: da martedì a venerdì ore 10-19; sabato, domenica e festivi ore 10-20
Info: tel. +39 0543755770; info@fondazionedinozoli.com; www.fondazionedinozoli.com

[exibart]

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