28 dicembre 2021

EDI Global Forum: nuovi orizzonti per la didattica museale

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Fondazione Morra Greco ha lanciato il primo appuntamento di EDI Global Forum: abbiamo intervistato Alessandra Drioli, responsabile del Dipartimento Educativo, per farci dire di più

Fondazione Morra Greco ha lanciato il primo appuntamento di EDI Global Forum, un ciclo di webinar e workshop online della durata di tre giorni. Un coro di voci di portata internazionale ha affrontato le possibili vie da percorrere per incrementare accessibilità, inclusività e sviluppo sostenibile nei settori dell’arte e dell’educazione. L’obiettivo è stato quello di connettere diversi dipartimenti didattici e progetti per sviluppare nuovi strumenti di mediazione artistica e promuovere il ruolo sociale del museo. Nel corso di questa prima sessione sono intervenuti più di 40 educatori, curatori, artisti e operatori culturali, che parteciperanno ai sei webinar, tre workshop e al tour digitale proposti. Abbiamo intervistato Alessandra Drioli, responsabile del Dipartimento Educativo della Fondazione Morra Greco, per farci dire di più.

Alessandra Drioli

Come è strutturata la sezione didattica della Fondazione Morra Greco? Quali sono i suoi obiettivi?

«Il Dipartimento Educativo della Fondazione Morra Greco nasce strettamente correlato a quello curatoriale nella forte convinzione che le due funzioni debbano essere naturalmente integrate fin dalle prime fasi di ideazione, progettazione e realizzazione di mostre, eventi e attività. La vocazione stessa con cui anni fa è nata la Fondazione è quella che anima oggi il Dipartimento Educativo: fare del linguaggio universale dell’arte uno strumento che possa contribuire al benessere collettivo, partendo dal territorio campano, aprendosi contestualmente alla scena nazionale e internazionale e facendo da ponte osmotico tra il contesto locale e globale.

La Fondazione nasce a Napoli nel 2003 per volontà del medico Maurizio Morra Greco con un programma di residenze in cui artisti di tutto il mondo vengono invitati a produrre progetti come risultato della loro esperienza a Napoli in un dialogo con il territorio e la comunità che lo abita, come luogo di relazione, rigenerazione, inclusione e integrazione.

Al centro della ricerca-azione del Dipartimento c’è l’experential learning, con un approccio laboratoriale innovativo, che consente di sviluppare un approccio costruttivo e critico, stimolando l’abilità creativa e in cui anche la prospettiva del digitale diventa cruciale con nuovi codici e tecnologie, per un prolungamento dell’attività nel contesto reale.

Questo ultimo anno di pandemia ha contribuito a modificare totalmente e a tutti i livelli i paradigmi della socialità, della interazione e della relazione sociale, tanto più nel mondo della didattica. Si è assistito ad un mutamento e, spesso purtroppo, impoverimento di queste che sono dimensioni fondamentali per un buono e sano apprendimento, così come lo è la dimensione emozionale, a cui la relazione e l’interazione sono strettamente connesse. La Fondazione Morra Greco si sta concentrando su questi temi per favorirne e stimolarne una nuova e rinnovata pratica.

Centrale è anche il recupero di una dimensione sensoriale e di un rapporto con l’ambiente. Entrambi questi elementi devono essere fortemente stimolati per tenere sempre vivo e sensibile il rapporto dei partecipanti all’esperienza con il contesto reale in tutta la sua essenza. Lo sviluppo di modelli di didattica multidisciplinare e multisensoriale, seppure così importanti, spesso sono fortemente sacrificati. È solo così facendo che si potranno concretamente affrontare le grandi sfide globali che una società della conoscenza oggi si trova davanti, come ad esempio quelle ambientali».

Quanto è importante facilitare il dialogo tra responsabili politici, educatori d’arte, curatori, artisti e un’ampia gamma di pubblici? Quali potrebbero essere i benefici concreti?

«Favorire un dialogo tra tutti i soggetti, dai responsabili politici a tutti i protagonisti dell’ecosistema dell’arte, da curatori, artisti, operatori didattici, tutti i pubblici, è l’unica strada per poter concretamente operare, in quanto musei, come soggetti che contribuiscono alla trasformazione e al benessere sociale. In assenza di un processo naturale di connessione e condivisione, l’ecosistema viene meno e così la sua reale possibilità di incidere sul reale».

Come è possibile promuovere la collaborazione attiva, la co-creazione e il rispetto per la differenza, tramite l’arte?

«Possono essere tantissimi i modi per promuovere una partecipazione attiva del pubblico ed è proprio questo uno degli obiettivi principali che ci prefiggiamo in Fondazione quando lavoriamo all’ideazione di un nuovo progetto. Faccio un esempio: “About Almost Home” è il progetto che, attraverso un intenso percorso laboratoriale, ha portato alla realizzazione di uno short film presentato dedicato ad “Almost Home. The Rosa House Project”, l’installazione dell’artista Ryan Mendoza di cui la Fondazione Morra Greco ha organizzato e curato l’esposizione dal 15 settembre 2020 nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale di Napoli. Lo short film è nato dalla collaborazione con un gruppo di ragazzi stranieri coinvolti nelle attività artistiche degli atelier di Arti Visive nello spazio di Officine Gomitoli, Centro Interculturale per l’incontro e la convivenza tra differenze, della Cooperativa Dedalus.

Obiettivo era narrare attraverso gesti e azioni la loro integrazione, ponendola in dialogo con il vissuto e l’esperienza di Rosa Parks, la giovane sarta afroamericana che il primo dicembre 1955 a Montgomery, in Alabama, rientrava dal lavoro in autobus e decise di sedersi in un posto riservato ai bianchi. Conosciamo bene quello che accadde dopo. Malgrado l’invito ad alzarsi e a cedere il posto, Rosa quel giorno decise che non avrebbe rispettato le regole ed oppose un no determinato. Per quel “no” Rosa fu arrestata e portata in carcere ma fu anche un “no” che diede avvio ad un grande movimento di protesta e di difesa dei diritti civili. L’artista Ryan Mendoza ha ricostruito, la casa di Rosa Parks collocata originariamente a Detroit, salvandola così dalla demolizione a cui era destinata ed è da lì che siamo partiti per un lavoro intenso di collaborazione e co-creazione con i ragazzi di Dedalus per raccontare storie contemporanee della nostra città.

Alla proiezione del film, tenutasi proprio nel Cortile d’Onore di Palazzo Reale, hanno poi partecipato rappresentanti del mondo della politica e della cultura in un momento di confronto e di dialogo tenutosi lo scorso settembre».

È possibile (ri)pensare al museo nel suo ruolo sociale, come strumento di benessere e partecipazione culturale?

«Non solo è possibile ma è necessario pensare al Museo nel suo ruolo sociale. Il Museo assume oggi una nuova centralità e sta ridisegnando la sua natura, le sue finalità, i suoi ruoli e il suo rapporto con i territori e con le comunità. I musei del XXI secolo devono essere partecipativi, inclusivi, accessibili, collaborativi e polifonici, configurandosi come delle vere e proprie piattaforme di cittadinanza attiva e democratica.

Dobbiamo guardare al museo oggi come un vero e proprio concentrato di realtà, che come tale si pone come luogo di relazione e innovazione sociale. Sempre più dobbiamo anche parlare di musei digitali, in cui le nuove tecnologie entrano in modo pervasivo nei vari ambiti di attività. Ed oggi proprio per questa complessa identità che hanno assunto, i musei rappresentano ecosistemi professionali sempre più dinamici, in cui professionalità diverse sono chiamate a collaborare per poterne riscrivere obiettivi, modelli di gestione e capacità di impatto. In questo nuovo scenario, nelle politiche museali più innovative, la dimensione educativa e partecipativa occupa un ruolo centrale, anche perché, in una società della conoscenza, assume sempre più rilievo il tema dell’educazione permanente.

Il riconoscimento della necessità di fruizione del patrimonio come diritto di partecipazione dei cittadini alla vita culturale, così come previsto da sempre nella nostra Costituzione, dà un impulso determinante alla ricerca didattica attraverso esperienze multidisciplinari e multisensoriali capaci di coinvolgere la dimensione emotiva, cognitiva e sociale di tutti i pubblici. Il progetto EDI Global forum for Education and Integration, promuovendo per l’appunto la collaborazione attiva, la co-creazione e il rispetto per la differenza, promuove esattamente questo: il ruolo sociale del museo come strumento di integrazione e di trasformazione per il benessere sociale, che deve formare menti creative e libere, capaci di relazionarsi con la complessità del contemporaneo».

Qual è il bilancio del primo appuntamento di EDI Global Forum?

«Il bilancio è ottimo. Arriviamo a questa fine d’anno con già tanti nuovi progetti e obiettivi per i prossimi mesi. Il Symposio online, tenutosi dal 14 al 16 dicembre 2021, ci ha visti impegnati in tre giornate di workshop con 45 relatori provenienti da cinque continenti che hanno portato e condiviso le loro esperienze e punti di vista, stimolando un dialogo più profondo tra responsabili politici, rappresentanti del mondo della didattica museale, accademici e ricercatori, artisti, curatori e rappresentanti di istituzioni culturali. Accanto ai tantissimi rappresentati internazionali, tante sono state le istituzioni italiane presenti, tra cui il Maxxi di Roma, Palazzo Strozzi di Firenze, la Gamec di Bergamo, la Guggenheim Collection di Venezia, il Museo Egizio di Torino, il Madre di Napoli, il Meet Digital Culture Center di Milano, la Cooperativa Dedalus di Napoli, università di varie regioni d’Italia e una vasta gamma di pubblici. EDI infatti parte da Napoli, dalla Campania in un progetto che non ha confini e vuole abbattere tutte le possibili barriere geografiche, culturali, sociali.

Faccio un passo indietro e spiego meglio cos’è EDI.  EDI Global Forum for Education and Integration è un hub della ricerca didattica dell’arte a livello internazionale dove c’è la possibilità di approfondire, condividere esperienze, confrontarsi e acquisire conoscenze grazie a anche ad una piattaforma digitale online, ediglobalforum.org, che connette realtà di ogni parte del mondo. È un programma realizzato dalla Fondazione Morra Greco con il contributo della Regione Campania.

La piattaforma di EDI, ediglobalforum.org, è ora online, aperta a tutti. Nel prossimo anno poi organizzeremo anche un Global Forum for Education and Integration in presenza qui a Napoli. In pochi giorni, nel frattempo, la piattaforma è già crescita moltissimo e siamo sicuri che nei prossimi mesi continuerà ad arricchirsi di tante nuove esperienze e partners, mettendo in rete i dipartimenti e le iniziative di innovazione didattica di tutto il mondo non solo attraverso gli incontri che avvengono nell’area agorà, ma anche attraverso l’archivio in cui sono presenti casi di studio di istituzioni ed esperti che descrivono programmi e strumenti educativi con materiali multimediali.

Il Laboratorio di Ricerca, la terza area funzionale della piattaforma, sarà attivo già da gennaio con forum dedicati ai temi dell’accessibilità, dell’inclusione e dello sviluppo sostenibile con risorse e materiali bibliografici specifici per supportare il confronto e l’approfondimento di questi temi. A seguire se ne aggiungeranno tanti altri di temi, selezionati dalla stessa community che sta crescendo intorno ad EDI e che è accomunata dalla convinzione che i linguaggi dell’arte possano contribuire fortemente alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo, del benessere sociale con la realizzazione delle pari opportunità in tutte le sue accezioni: di censo, di genere, provenienza, attivando percorsi virtuosi di inclusione, di incontro tra differenze e di lotta verso tutte le forme di discriminazione».

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