13 febbraio 2019

“Facce” da Sugimoto

 
Allo Château de Versailles ancora una manciata di giorni per ammirare gli scatti del fotografo, che rivede grandi maestri e storia di Francia

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Hiroshi Sugimoto (1948, Tokyo) apre l’undicesima edizione dedicata all’Arte Contemporanea allo Château de Versailles, con la mostra Surface of Revolution nella più discreta tenuta del Trianon, lontano dal fasto della reggia. Da Jeff Koons, a Xavier Veilhan, a Joana Vasconcelos, Giuseppe Penone, Lee Ufan, Anish Kapoor e a Olafur Eliasson, è dal 2008 che il Domaine de Versailles accoglie annualmente artisti viventi che propongono rinnovati dialoghi con personalità del periodo barocco legate al sito storico, dagli architetti Jules Hardouin-Mansart, Jacques-Ange Gabriel e André Le Nôtre, padre del giardino à la française, al pittore Charles Le Brun. Curata da Jean de Loisy e da Alfred Pacquement, la mostra propone una ventina di opere del fotografo e architetto nipponico, per lo più di serie arricchite o rivisitate per l’occasione. Troviamo presso il Belvedere, un tempietto neoclassico sito su una collina che domina un laghetto, la scultura in alluminio e acciaio Surface of Revolution (2018), che rivisita l’opera Hypersphere: Constant Curvature Surface Revolution of Hyperbolic Type del 2012. La scultura è il risultato di uno studio su modelli matematici trasformati in oggetti tangibili, che si ispirano a soggetti fotografati da Man Ray all’istituto Henri Poincaré di Parigi. Il castello del Petit Trianon riprende la nota serie fotografica di personalità politiche e artistiche, dal ritratto di Diana (Princess of Wales, 1999) e di Elisabeth II (1999), per passare davanti a quello di Salvator Dalì (1999) o di Norma Shearer (1994) nelle vesti di Marie Antoinette di Francia, fino a quello magnifico di Louis XIV (2018). 
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Hiroshi Sugimoto, Surface of Revolution, 2018, aluminium, acier. Courtesy de l’artiste
Sono ritratti in bianco e nero, in cui la luce domina con eleganza senza prevaricare, mentre le figure sono restituite da linee ricercate e leggere come se fossero state tracciate col pennello. La distanza tra lo spettatore e il soggetto della foto è marcata dalla posa di quest’ultimo e da un’aura di sacralità restituita dallo scatto fotografico. Da dove vengono i ritratti di Sugimoto? Si tratta di fotografie di statue di cera realizzate dagli artigiani del museo Madame Tussauds, che rimandano dunque al concetto di ritratto realistico e alla questione dell’autenticità. Il Pavillon français accoglie invece tre personaggi legati alla Rivoluzione francese, quali Benjamin Franklin, Napoleone Bonaparte e Voltaire: sono ritratti realizzati nel 1999, a partire da sculture di cera di Marie Grosholtz, più nota come Anne Marie Tussaud (1761-1850). Il Grand Trianon accoglie Breathing (2018), un video proiettato su sette schermi, che vede la ballerina francese Aurélie Dupont, étoile e direttrice di ballo dell’Opera di Parigi, danzare tra mare e cielo. Sono immagini che rievocano la serie Seascapes, le cui foto hanno per soggetto l’aria e l’acqua, clin d’œil all’origine della vita e al viaggio. Il teatro della Regina, unico teatro francese del XVIII secolo intatto e ancora funzionante, accoglie la foto Petit Théâtre de la Reine (2018), che si riallaccia alla serie del 1976 sui teatri. Sugimoto ritrae in un solo fotogramma un intero film, ottenendo così uno schermo bianco di sola luce, lavorando per questa occasione con il lungometraggio di Sofia Coppola, Marie-Antoinette (2006). 
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Cérémonie de thé à la Glass Tea House Mondrian, Bassin du Plat-Fond, Versailles, 2018 Tea Master So’oku Sen of Mushakoji Senke Invité : Hiroshi Sugimoto Assistant : Yu Mayuyama Production : Odawara Art Foundation & Château de Versailles Spectacles ©Courtesy de l’artiste

Ricordiamo che la stessa operazione è stata realizzata in Italia, tra l’altro, al teatro Scientifico del Bibiena a Mantova (2015) con I Vitelloni. Nel bassin du Plat-fond si erige The Glass Tea House Mondrian, un’installazione commissionata da “Le Stanze del Vetro” e presentata durante la Biennale di Architettura del 2014. “Mi piace pensare che questa casa sia stata costruita da Mondrian dopo aver sentito Sen no Rikyū che gli parlava attraverso il canto degli uccelli” ha spiegato Sugimoto rispetto al progetto che s’ispira al monaco buddhista Sen no Rikyū, noto riformatore della cerimonia del tè giapponese, e a Mondrian, per un’evocazione poetica dello spazio. Un percorso artistico che si disloca in un’area naturale e architettonica unica, e che Sugimoto trasforma in un magico e rivoluzionario viaggio nel tempo tra miti ed eroi. La mostra chiude il 17 febbraio.
Livia De Leoni

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