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Greg Jager e la diserzione digitale: l’installazione immersiva tra Roma e la Danimarca
Progetti e iniziative
di redazione
Nell’epoca della sorveglianza digitale, fuggire – o sfuggire – può diventare un atto politico. Con Uncharted Zone, Greg Jager dà forma a questa tensione: il progetto sarà presentato a Roma, dal 23 al 30 maggio presso Studio Drang, e ad Aarhus, in Danimarca, dal 13 al 15 giugno, durante Juxtapose, a cura di Hidden Garage, in un doppio movimento tra spazi indipendenti che riflette su fuga, liminalità e controllo.
Al centro del progetto, la figura di un avatar disertore: un’entità digitale che si sottrae alle regole imposte dal metaverso Voxels – la controparte tridimensionale del pixel ma anche nome proprio di un mondo virtuale basato su blockchain Ethereum – spingendosi oltre i limiti del codice, fino a cadere in una zona “fuori mappa”, instabile, opaca, senza coordinate. Da questo bug sistemico nasce un’installazione ambientale composita, che combina performance, video, suono ed elementi scultorei, dando vita a un paesaggio post-cartografico che interroga il buio come luogo di dissenso, dove l’invisibilità può trasformarsi in atto generativo e il glitch, l’errore, in un moto dell’animo non previsto dall’ordine precostituito.
La prima tappa romana, curata da Studio Drang, prende forma su due livelli, tra materia e digitale. L’opening del 23 maggio includerà una performance video-sonora dell’artista e un dj set a cura di Wedding Scammer. Curata da Hidden Garage, spazio con base a Bologna e Copenaghen, la seconda tappa ad Aarhus farà parte del network internazionale di Juxtapose, piattaforma dedicata agli spazi indipendenti, nota per la sua vocazione transnazionale e sperimentale.
Concepito come intervento artistico e gesto di diserzione, Uncharted Zone è dunque anche un progetto di rete, nato dalla collaborazione tra due realtà indipendenti, Studio Drang e Hidden Garage, impegnate nella costruzione di circuiti autonomi per pratiche artistiche radicali. Una forma di resistenza curatoriale e politica che valorizza la mobilità, l’interdipendenza e l’autonomia nella produzione culturale.
Nella sua ricerca Greg Jager, artista visivo con base a Roma, lavora con installazione, suono, video e pubblicazioni, portando avanti una pratica radicata nelle sottoculture urbane e nelle estetiche della rovina. Tra filosofia e tecnologia, immagina ambienti in cui il buio e la soglia si fanno dispositivi poetici e politici. Negli ultimi anni ha collaborato con realtà come il MACRO, la Galleria d’Arte Moderna di Roma, il Divago Festival e Hidden Garage.