09 dicembre 2020

I sogni dell’epoca Covid entrano nella collezione del Museum of London

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Da Sigmund Freud alla pandemia, Guardians of Sleep è il nuovo progetto del Museum of London: collezionare i sogni dei londinesi durante la crisi del Covid-19

This miniature bed is taken from the attic servants' bedroom of the dolls' house originally owned by Lady Anne Blackett. Copyright Museum of London

Cosa avete sognato negli ultimi mesi? Per qualcuno i sogni sono qualcosa di insignificante, per altri, invece, possono farci comprendere cose che da svegli non possiamo percepire. La pandemia ha cambiato radicalmente il nostro stile di vita quotidiano e il modo di relazionarci con il prossimo. Lo stress, l’ansia e le preoccupazioni portate dalla pandemia globale vanno a influire sulla qualità del nostro sonno e, inevitabilmente, anche sui nostri sogni. Partendo da questa considerazione, il Museum of London ha lanciato Guardians of Sleep, un progetto nato con l’obiettivo di collezionare i sogni nell’era del Covid-19. Il progetto fa parte all’iniziativa Collecting COVID, promossa del museo londinese, in collaborazione con il Museum of Dreams della Western University in Canada.

Come nasce Guardians of Sleep

La curatrice digitale del Museum of London, Foteini Aravani, ha dichiarato di aver avuto l’idea di Guardians of Sleep dopo che amici e colleghi le hanno raccontato di aver fatto sogni più vividi durante il lockdown. Il progetto nasce con la volontà di comprendere in che modo la pandemia da Covid-19 ha influito sulla salute della nostra mente, andando a ricercare nel subconscio e nei nostri sogni. Sharon Sliwinski, il creatore del Museum of Dreams della Western University in Canada, ha spiegato che il progetto prende ispirazione dal “guardiano del sonno” di Sigmund Freud e che la ricerca mira a dare maggiori strumenti nella comprensione dei sogni anche in questi momenti di crisi.

Aravani ha ricordato che tradizionalmente i musei che hanno collezionato sogni lo hanno sempre fatto sotto forme artistiche/visuali, con disegni e dipinti, finendo per dissociare il sogno dal sognatore. «Voglio avere la voce dei sognatori nella nostra collezione», ha sottolineato Aravani. Infatti, i sogni verranno raccolti sotto forma di storia orale, senza un’analisi psicologica o interpretazione, e messi a disposizione dei ricercatori.  I partecipanti verranno invitati, a febbraio 2021, a raccontare i loro sogni via zoom ad un team di esperti del museo.

Non ci resta che aspettare il nuovo anno per scoprire quali strani sogni possano aver fatto i londinesi; il progetto ha tutte le carte in regola per diventare un interessantissimo spaccato psicologico e sociale del periodo storico che stiamo vivendo, da tramandare ai posteri. Nel frattempo, vi chiediamo: voi che avete sognato stanotte?

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