01 novembre 2012

Il grande volo dell’arte

 
L'artista argentino Tomás Saraceno regala un sogno: volare, fluttuare nel vuoto, cadere, rialzarsi e galleggiare di nuovo. Questo è quanto è accaduto alle migliaia di visitatori che negli ultimi giorni si sono affollate all'Hangar Bicocca. Vincendo finalmente la pigrizia verso un luogo "lontano". Perché il richiamo della favola, del tornare bambini, è più forte. Ma solo se c'è la complicità della scienza

di

Quando la scienza e l’ingegneria diventano ancelle dell’arte, allora lo stupore e l’utopia sono di scena. E tutto può accadere, anche di volare, o di camminare a 24 metri d’altezza su una membrana elastica trasparente, fluttuando in una “biosfera artificiale”. Per calpestare un’isola volante senza pagare il biglietto, occorre andare all’Hangar Bicocca (in quattro giorni dall’apertura del 25 ottobre l’hanno già fatto oltre 6mila persone), fucina milanese stavolta di novità ipertecnologiche stupefacenti, da vivere più che da raccontare, dove Tomás Saraceno (1973) presenta On Space Time Foam. Un’istallazione  site-specific simile a un enorme “lasagna”, così l’ha definita il curatore Andrea Lissoni presentandola nella conferenza stampa.

L’artista argentino è già noto per installazioni e sculture sospese tra terra e cielo, prima di occupare con la sua creatura fluttuante il capannone industriale della Pirelli, si era cimentato con il roof garden del Metropolitan di New York, regalando ai visitatori una prospettiva a volo d’uccello su Central Park e lo skyline della Grande Mela. All’Hangar Bicocca ha realizzato un’opera monumentale con tre membrane trasparenti agganciate alle pareti di 400 metri quadrati, con la collaborazione degli ingegneri della Lindstrand Technologies, azienda leader nella produzione di mongolfiere e veicoli spaziali.

Camminare sospesi nel vuoto non è così semplice, provateci a stare in equilibrio nel mezzo di dune d’aria che reagiscono al peso del corpo, mentre si muovono e pare che respirino, poi di sicuro vi sentirete più consapevoli delle vostre possibilità motorie. Fare questa esperienza stupirà voi e quelli che, dal basso, vi guardano curiosi gattonare o aggirarvi divertiti sulle superfici trasparenti, in cui tutto dipende dalla vostra abilità di cavalcare le onde d’aria.

L’arte di Tomás Saraceno fa tornare bambini, con gli entusiasmi e le paure del caso, perché in molti arrivano all’Hangar Bicocca ma non tutti tentano l’avventura di scorrazzare nel vuoto, per compiere la quale occorre tuttavia firmare una liberatoria, togliere scarpe, depositare borse, bracciali e cinture negli appositi armadietti e attraversare le scalette da piscina imbottite. E non solo: per fare l’esperienza più visionaria che l’Hangar e Milano abbiano mai offerto, bisogna essere maggiorenni e non pesare più di 100 kg.

Questa architettura, in parte è un sogno, ma dall’atro è un anticipo di ciò che la scienza sta già elaborando, poiché sperimenta una possibilità di progettare universi paralleli. Queste sono le tematiche sperimentali di Saraceno invitato al nuovo Center for Art, Sience &Technology del MIT di Boston. Alla fine della mostra (3 febbraio), la “zattera” volante dovrebbe essere trasportata alle Maldive. Saraceno, dalla personalità scoppiettante, ottimista, volto da eterno Peter Pan, capelli arruffati e dalla parlata veloce, è un concentrato di energia, figlio di una biologa e di un agronomo, mentre il fratello e lo zio sono fisici.

L’artista insegue l’utopia di una città nelle nuvole, che piacerebbe a Calvino, ispirata alle teorie dei Quanti ed alla Teoria delle Stringhe che descrivono il livello primordiale dell’esistenza, il regno subatomico di Planck. Vive e lavora a Berlino, ha studiato a Francoforte con l’architetto radicale Peter Cook (1936), fondatore del gruppo Archigram, che già negli anni Sessanta ha progettato strutture urbanistiche visionarie, rivoluzionando il concetto stesso di città, di un’attualità sconvolgente. Saraceno ha partecipato al programma spaziale Space Studies della NASA (2009), l’anno in cui ha vinto il Calder Price. I suoi riferimenti culturali sono Yona Friedman (1923), architetto, designer e urbanista noto per le sue  teorie di “architetture  mobili” e di “mobilità dell’abitare”, Buckminister Fuller (1895-1983), ingegnerie, inventore , designer di soluzioni abitative, spesso utopiche, pensate per migliorare la condizione umana, lo studio di  design Archizoom (1966), promotore della “architettura radicale” e Bruno Munari (1907-1998).

On Space Time Foam dà il via anche alla nuova programmazione delle attività per adulti e bambini. Oggi, 1 novembre, alle ore 21.00, c’è la proiezione del film Elegy of a voyage per la “Rassegna d’autore – I film scelti da Tomás Saraceno”; sabato 3 e domenica 4 novembre, è la volta dei bambini e ragazzi con le iniziative creative (su prenotazione). Ma all’Hangar aggiratevi anche tra le Torri celesti di Kiefer (opera permanente, prevista una visita guidata domenica pomeriggio 4 novembre), l’installazione dai grafismi ottico-cinetici di Carsten Nicolai (fino al 2 dicembre) e chiudete in bellezza con il “miracolo aerospaziale” di Saraceno. Realizzato da uno staff di venti tecnici, fisici e architetti, dimostra che l’arte e la scienza materializzano sogni e trasformano gli spettatori in un’opera relazionale.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui