17 giugno 2011

Il teschio che ha fatto girare la testa a Firenze

 
L’opera più famosa al mondo, il sacro teschio di sir Hirst, sloggia da Palazzo Vecchio a Firenze. Un sisma contemporaneo per dire "adieu" al venerato capolavoro. Opera culto del panorama artistico mondiale è divenuta un autentico idolo per un pubblico che ha raggiunto cifre a tre zeri. Numeri da capogiro…

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A quanto pare la Mecca si è teletrasportata a Firenze per un anno. I dati alla mano sono impressionantemente spettacolari. 222.335 visitatori, “a botte” di 1000 al giorno, come zelanti pellegrini avrebbero reso omaggio al teschio tutto tempestato di diamanti di Damien Hirst (Bristol, 1965) durante il suo soggiorno a Palazzo Vecchio (dal 27 novemrbe fino al 12 giugno).

For The Love of God, l’opera-provocazione dell’osannato artista esponente massimo della Young British Art, che sborda tra icona kitch e reliquia religiosa, ha detto addio allo Studiolo di Francesco I de’ Medici che l’ha custodito per quasi un anno. Un vero e proprio “tesssoro”, di tolkieniana memoria, per ghermirli tutti. Accecati dai potenti bagliori del teschio i visitatori terranno memoria del capolavoro di preziosità con i suoi 8.601 diamanti purissimi, e il diamante rosa centrale detto “Stella del Teschio”. 

Un grande successo di pubblico e di critica anche internazionale, che ha consentito al  comune di Firenze di registrare un incremento netto del 13,5% di pubblico rispetto allo storico di Palazzo Vecchio degli ultimi tre anni. Un “ospite d’eccezione” che sembra aver dato un nuovo impulso alla culla del rinascimento. Firenze ha salutato la partenza dell’opera con l’evento For the Love Of Contemporary una 12 ore non stop tenutasi sabato 11 giugno che ha trasformato il capoluogo toscano nell’epicentro sinaptico dell’arte contemporanea.

Cosa è successo? Oltre a segnare un nuovo record di visite, 4.000 solo nella giornata di sabato 11 giugno, in cui era possible ammirare gratuitamente fino alle 2.00 di notte il teschio di Hirst, Palazzo Vecchio è stato palcoscenico, nella Sala dei Dugento, di una serie di interessanti conferenze e di momenti di dialogo con una affluenza di pubblico esponenziale.

Collezionismo al maschile da Francesco I de’ Medici a François Pinault, tra i temi più curiosi affrontati con il pubblico nei dibattiti condotti dai principali artisti contemporanei fiorentini. E poi temi più attuali con un approfondimento sull’impatto delle nuove espressioni del web nel mondo dell’arte con Alessio Bertini di CCC Strozzina.

Sull’arte pubblica nelle città?

Insostituibile propositore, l’Assessore alla Cultura e alla Contemporaneità, Giuliano da Empoli. Chimeglio di lui poteva promuovere una tavola rotonda su questo tema dopo il recente tam tam mediatico scaturito dall’opposizione di da Empoli all’installazione di alcune sculture di Rabarama nelle piazze di Firenze?

Gli ospiti? Più che illustri. Da Arabella Natalini, curatrice dello spazio fiorentino EX 3, a Valentina Gensini, curatrice dell’ultima Notte Bianca fiorentina, Alberto Salvadori, direttore artistico del Museo Marini Marini e direttore dell’Osservatorio per le Arti Contemporanee dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Mario Cristiani, fondatore della storica Galleria Continua di San Gimignano.

Fuori dal Palazzo, un tourbillion di eventi hanno invaso la città, con proiezioni di film, come quello di Heinz Peter Schwerfel, The World According to Kapoor, e l’apertura fino a tardi di moltissime gallerie, musei e istituzioni.

Ciliegina sulla torta l’incontro tra Francesco Bonami, curatore di FOR the LOVE of GOD di Damien Hirst, e Hans-Ulrich Obrist, codirettore della celebre Serpentine Gallery di Londra nella splendida cornice del Salone dei Cinquecenti, con blitz a sopresa dell’ospite inatteso, Luigi Ontani.


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[exibart]

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