30 gennaio 2022

Land Art e Arte Pubblica, per un documento di orientamento sul territorio

di

Otto tavoli di confronto per un Documento Programmatico di Orientamento sulla Land Art e l’Arte Pubblica, per riflettere sul rapporto tra arte e territorio. E agire di conseguenza

Raffaele Vitto "Human Obstacles", per Land Art 50 presso Fondazione Casa Rossa, Alberobello

Land Art e Arte Pubblica, due ambiti che spesso si incrociano, che sempre riguardano direttamente il territorio e le comunità e che, alla luce degli ultimi avvenimenti, quasi mai lo fanno in maniera neutrale. Nell’ambito del progetto Land Art 50, promosso da UnconventionArt per l’Arte Mai Vista con la direzione artistica di Carlo Palmisano e sostenuto dalla Regione Puglia, sono stati riuniti online otto tavoli di confronto, per discutere delle varie declinazioni di questo argomento complesso, al fine di redigere un Documento Programmatico di Orientamento sulla Land Art e l’Arte Pubblica. Tale documento sarà presentato ufficialmente il 31 gennaio durante il VI tavolo online nell’ambito del convegno “Arte e Spazio Pubblico”, progetto a cura della DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC – Ministero della Cultura e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, che si pone come occasione di riflessione sulle più attuali questioni sull’arte contemporanea nello spazio pubblico. Per informazioni su come partecipare potete cliccare qui.

Il documento approfondisce diverse tematiche legate alla Land Art e all’Arte Pubblica grazie all’esperienza e alla visione dei molti relatori che hanno partecipato ai tavoli, coordinati dal Direttore del Servizio II Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiC Fabio De Chirico, dallo storico dell’arte Giuseppe Capparelli, dal Presidente della Fondazione Gianfranco Dioguardi Francesco Maggiore e dall’artista visiva Ilaria Lupo.

Antonio Marras, “L’amico ritrovato”, per Land Art 50 presso Fondazione Casa Rossa, Alberobello

Tra i punti critici evidenziati, «La necessità di attivare un rapporto tra la destinazione pubblica degli interventi e la loro capacità di lavorare sulla identità dei territori e delle comunità e di modificare le relazioni sociali e culturali che insistono sugli stessi», nonché «La conservazione, manutenzione e valorizzazione delle opere di Land Art». Da un lato, dunque, si mette in luce la necessità di identificare protocolli condivisi nel rapporto pubblico e privato nella progettazione di tali interventi; d’altra parte, è necessario anche curare gli aspetti di conservazione e valorizzazione delle opere. Perché ciò avvenga, «È necessario prima identificare le opere come beni comuni in quanto beni pubblici», secondo Stefania De Notarpietro, funzionaria della DGCC, «È fondamentale stimolare la conoscenza e favorire l’educazione dal basso attraverso strumenti di corretta narrazione per istituire dialoghi corretti con chi amministra il territorio e chi permette la realizzazione di tali interventi».

Antonio Marras, “L’amico ritrovato” e “Attraversami il cuore”, per Land Art 50 presso Fondazione Casa Rossa, Alberobello

Problematica comune è anche la sostenibilità della ricerca e della produzione artistica. In questo senso, per Barbara Oteri di FARE, Associazione delle residenze artistiche italiane, è necessario un nuovo approccio alla questione, «Finanziando la ricerca a prescindere dal progetto finale, anche attraverso il sistema delle residenze, svincolando l’artista dall’onere di partecipare a bandi e dover così tenere conto della necessità di dichiarare gli output a monte per ottenere fondi, attingendo al modello delle residenze dello spettacolo che hanno solo il vincolo di una ”prova aperta”». Sullo stesso tema, secondo Ledo Prato, Segretario Generale di Mecenate 90 e dell’Associazione CIDAC Città d’Arte e Cultura, risulta a questo scopo «Necessario sviluppare di concerto con le amministrazioni la possibilità di erogare finanziamenti per progetti pluriennali o di sostegno alle organizzazioni affinché le stesse possano programmare nel lungo periodo, semplificare il sistema della rendicontazione e puntare sulla valutazione di impatto sociale, fondamentale per evidenziare i cambiamenti strutturali attuati nel contesto». Per Prato, inoltre, sarebbe necessario favorire la programmazione sul lungo periodo, spostando risorse dal finanziamento dei progetti al finanziamento delle organizzazioni.

Vincenzo D’Alba, “Obelisk I”, per Land Art 50 presso Comune di Monte Sant’Angelo

Secondo l’opinione dell’artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Bari Nico Angiuli, «Manca inoltre il riconoscimento istituzionale della figura dell’artista e della pratica artistica come ricerca, che è imprescindibile per porsi in dialogo su un piano pubblico». La Land Art e l’Arte Pubblica risultano inoltre un forte strumento di co-generazione di buone progettualità in favore del paesaggio, come testimoniato da Gianluca D’Inca Levis, curatore del progetto Dolomiti Contemporanea. Florinda Sajeva, fondatrice di FARM CULTURAL PARK, sottolinea come «le problematiche che si evidenziano sono riferibili alle questioni normative e al dialogo con gli enti: dall’occupazione di suolo pubblico alla richiesta di autorizzazioni e permessi per installazioni, al pagamento di oneri per le opere».

Vincenzo D’Alba, “Obelisk II”, per Land Art 50 presso Comune di Monte Sant’Angelo

Si ripropone poi il problema della manutenzione dell’opera medesima, come sottolineato da Francesca Regorda, curatrice dell’archivio Giuliano Mauri. In generale, le opere sottoposte a maggiore rischio risultano quelle realizzate all’esterno ed esposte a maggiore fragilità. A questo proposito, secondo lo storico dell’arte Giuseppe Capparelli, fondamentale sarebbe estendere l’efficacia del Pacta, protocollo per la cura e la tutela delle opera di arte contemporanea indirizzato a musei statali e pubblici, anche rispetto a opere di arte ambientale. Anche Federico Bomba, presidente di Sineglossa, mette in luce la necessità di un nuovo processo di produzione artistica, in cui competenze eterogenee vengono messe assieme per produrre innovazione. Fondamentale ripensare al ruolo dell’arte contemporanea e alla sua capacità di innescare processi e network all’interno di comunità locali anche rivisitate in chiave internazionale, come sottolineato da Francesco Scasciamacchia, critico e curatore, phd alla Queen Mary University di Londra, cofondatore di Cijaru ad Otranto.

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