22 settembre 2021

Le assassine di Elena Pizzato sulla nuova exibart digital gallery

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L'universo di exibart si espande con la digital gallery, una nuova piattaforma espositiva online: primo appuntamento, la mostra "Serialmirrors" di Elena Pizzato

Elena Pizzato, Madame Popova, specchiera antica d'ottone, pelliccia sintetica rosa antico, cinghie in pelle, borchie acciaio, ovatta, 2020

In “Serialmirrors”, mostra di Elena Pizzato visitabile sulla nuovissima piattaforma espositiva online exibart digital gallery, l’artista, attraverso nove specchi feticcio, ci racconta la storia di donne assassine che, in epoche passate, hanno catturato l’attenzione del pubblico e, in molti casi, dato vita a vere e proprie leggende e a favole oscure, come scrivevamo anche nel focus dedicato ai partecipanti a exibart prize. Tutte le storie provengono dalla cronaca nera. Tutte tranne una: quella di Beatrix Kiddo, l’assassina impersonata da Uma Thurman e protagonista dei film della serie Kill Bill, che proviene dall’immaginario cinematografico di Quentin Tarantino ma che racchiude tutti gli elementi narrativi affrontati da Pizzato: primo tra tutti, il concetto che ogni donna deve e può fare male, se necessario. E di certo questa affermazione non può essere interpretata come il perdono della violenza. Ma come il diritto di essere cattive e spietate nella difesa della propria libertà, della propria unicità, dei propri sogni.

Scegliere di essere: la ricerca di Elena Pizzato

Elena Pizzato nasce a Bassano del Grappa nel 1979. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia con lode, sviluppa la sua ricerca sul corpo e sulle modificazioni artificiali, sperimentando molteplici materiali e media. Frequenta assiduamente Amsterdam, dove attraverso mostre e residenze approfondisce i concetti di feticcio ed estetica inorganica, ispirandosi al trattato di Mario Perniola “Il Sex appeal dell’inorganico”.

Spaziando dall’estroflessione alla scultura fino all’installazione e al video, l’artista rivela un sottomondo popolato di bambole spogliate delle loro rassicuranti crinoline e rivestite di latex, specchi che alludono a segreti inconfessabili più che alla matrigna di Biancaneve, tirapugni trasformati in dondoli, corsetti imprigionati in quadri di pvc e borchie, presine all’uncinetto realizzate dalla nonna 93enne con scritte trasgressive. Favola nera e realtà contemporanea si intrecciano con ironia, rivelando la sua impronta femminile ed esoterica.

Il tratto che attraversa il lavoro dell’artista è quell’indole chiara alla ribellione ai ruoli assegnati. Qualsiasi essi siano. La sua donna non è mai imprigionata in schemi consueti. Le Ketra Dolls sono in pieno contrasto con le bambole utilizzate per formare l’equilibrio mentale e l’educazione di bambine su misura alla vita che non sceglieranno. Anche le presine da cucina Grandmother Fucker secondo l’artista diventano pretesti per decontestualizzare, per non stare alle regole, per essere quello che si vuole. Le sue “presine”, dunque, smettono di essere poveri oggetti da cucina, per rappresentare la realtà del mondo fetish.

Il dondolo girlpower è immaginato e costruito sul design di un tirapugni. Perché ogni cosa nel mondo di Elena Pizzato potrebbe scegliere di esserne un’altra. È una scelta continua, quella delle donne, di poter continuare a scegliere. Finanche diventando assassine, come nelle opere della serie serialmirrors, dove scopriamo, attraverso degli specchi feticcio, la possibilità delle donne di essere “cattive”. Non oggetti del femminicidio ma soggetti assassini. Questa inversione è espressa anche in utereyes: un utero con gli occhi che smette di essere un elemento che subisce le scelte altrui e diventa senziente. E può scegliere.

È la scelta, il segno a cui l’artista provoca le sue opere. È la scelta di essere lei.

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