-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Nel progetto di Giuseppe Di Liberto a Taranto, il mare è un archivio vivente
Progetti e iniziative
Nel programma regionale di Residenze artistiche di arte contemporanea 2025 in Puglia promosso da Galattica – Rete Giovani Puglia, un’iniziativa della Sezione Politiche Giovanili e dell’Agenzia per la Tecnologia e l’Innovazione – ARTI in collaborazione con Puglia Culture, il Nodo di Taranto (Galattica è una rete digitale e di luoghi fisici, i Nodi, distribuiti in varie località) ha attivato il primo dei due progetti previsti in città, con l’artista Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996), proposto e curato dall’associazione Archivio RitrovaTA nella persona di Giovanni Talamo.
Le acque che vidi non saranno più le stesse è un lavoro sul campo, esperienziale, a puntate, a cui l’artista e il curatore in maniera duale si sono dedicati nelle settimane di residenza estiva, prevedendo diversi affondi esplorativi e appuntamenti di scambio, come i laboratori aperti per pratiche partecipative Archivi Viventi e Visualizzare la memoria, che conducono fino alla mostra conclusiva di prossima inaugurazione a metà ottobre 2025 nella sede del Nodo Galattica MuDiT – Casa Viola.

La prima restituzione del periodo di residenza è stata un suggestivo intervento urbano, pietra miliare del percorso, con cui si è presentata l’opera video prodotta da Di Liberto, che confluirà poi in mostra e nel fondo dell’Archivio, dedicata al recupero di testimonianze storiche abbinate a girati inediti.
Una ricerca volta a registrare nello specifico il rapporto della comunità cittadina col mare, dai punti di vista paesaggistico e urbanistico, etnografico e massimamente culturale, che già dal titolo, un esercizio poetico sull’impermanenza, annuncia un apporto critico che tiene in conto dell’impatto congiunto dell’inquinamento, dell’incuria umana, dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento eccessivo delle risorse sull’ambiente marino, sfide evidentemente glocali.

Palermitano d’origine e di stanza a Venezia, Di Liberto guarda al mare come un comune denominatore e nel progetto con Talamo continua a portar avanti la sua pratica multidisciplinare e multimediale che si lega agli sviluppi socio-antropologici dei concetti di disastro apocalittico e di morte, focalizzandosi sulle culture del Mediterraneo.
Taranto contemporanea – agli onori e i disonori della cronaca principalmente a causa di una complessa e prolungata crisi ambientale e sanitaria, lavorativa e sociale, oggi interessata a difendersi da possibili ulteriori provvedimenti coatti sul territorio – fonda la sua ripartenza su uno spirito resiliente, sulla memoria collettiva e si nutre del paesaggio, quale città che «Brilla sui due mari come un gigantesco diamante in frantumi» – scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1959 – eletta a simbolo di una crisi più diffusamente planetaria, laddove le acque non sarebbero comunque più le stesse considerando anche solo i vari indicatori del surriscaldamento globale, senza tralasciare i reati contro il mare e le coste, denunciati, per esempio, da Legambiente nel report Mare Monstrum 2025, in cui si contano in Italia quasi 70mila violazioni.

Sulle rive delle Ionio nello scenario culturale tarantino, si inserisce il bel lavoro dell’Archivio RitrovaTA, l’archivio di filmini di famiglia in Puglia, che sulla scia del primo in Italia Fondazione Home Movies di Bologna, si occupa di recuperare, digitalizzare, valorizzare e conservare pellicole e videocassette amatoriali con storie familiari private, così fissate nel tempo, salvate dal dimenticatoio affinché costituiscano un patrimonio storico, pubblico, comunitario.
Oltre al recupero di filmini d’epoca, Super 8, 8mm, VHS, l’artista ha effettuato nuove riprese, già patinate da un filtro sentimentale-nostalgico, realizzando il video che si intreccia anche ai risultati dei laboratori in cui la cittadinanza ha potuto condividere impressioni e rielaborare ricordi. L’opera a due canali, come i mari, i due seni del Mar Piccolo, come la presentificazione del passato che si confronta con la rappresentazione del presente, è costituita da accostamenti visivi, stridenti e dolorosi, originali e vivaci, che danno senso all’indagine sulle relazioni tra memoria, corpi e città, vecchi e nuovi riti nel contesto di Taranto, dove il fattore di contatto col mare si raddoppia ed enfatizza.

Nell’happening di presentazione è stata installata come una doppia videoproiezione in simultanea in una location esclusiva, nelle acque del Mar Piccolo sul versante nord dell’isola della città vecchia, approfittando di una struttura per l’attracco in disuso che si staglia nello skyline industriale. Sonorizzata da Cristiano Viola con il contributo vocale di Anna Rita Leone, riprende con taglio audiovisivo il considerevole lascito culturale dello studioso Alfredo Majorano (Taranto, 1902-1984), che aveva condotto il suo studio antropologico nella provincia jonica anche prima di Ernesto de Martino, d’ispirazione per Di Liberto. Accompagnato nelle nuove registrazioni anche dal sodale collega Lorenzo Montinaro, l’artista lascia una traccia della percezione attuale dei cambiamenti, fisici e climatici oltre che emotivi, immergendosi, letteralmente, nella tarantinità.
Con la pratica di Di Liberto ribadiamo il monito «Nulla permane tranne il cambiamento» che, da Eraclito a Platone alle scienze, ci costringe giornalmente a pensare e ripensare con maggiore, sfrenata, sensibilità al nostro tempo.














