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Nicolas Winding Refn e Hideo Kojima in dialogo da Prada Aoyama a Toyko
Progetti e iniziative
Nicolas Winding Refn e Hideo Kojima sono rispettivamente un regista danese e un designer di videogiochi giapponese. Refn non parla il giapponese né Kojima l’inglese, eppure la loro particolare amicizia si è tradotta negli anni in diverse e stimolanti collaborazioni. Tra queste, la più recente per il rivoluzionario videogame dal taglio cinematografico Death Stranding, in cui Refn interpretava uno dei personaggi e il cui seguito vedrà protagonista l’attore italiano Luca Marinelli. D’altra parte, lo stesso Kojima è comparso per un cameo in Copenhagen Cowboy, l’onirica serie Netflix diretta da Refn. I due visionari creatori saranno protagoniti di un nuovo progetto a quattro mani: dal 18 aprile al 25 agosto 2025, la sede di Prada Aoyama, a Tokyo, ospiterà, al quinto piano dell’edificio, la mostra Satellites, ideata dallo studio creativo byNWR.

Il celebre edificio progettato da Herzog & de Meuron si farà dunque scenario di un progetto che, come già sottolinea il nome, richiama subito l’idea di due entità distinte ma che orbitano attorno agli stessi concetti, in un movimento di attrazione e repulsione che ha scandito tanto la produzione cinematografica di Refn quanto l’approccio narrativo videoludico di Kojima. Una mostra che metterà in luce le affinità elettive fra i due, provando ad abbattere il confine tracciato fra i media e quello dettato dalle barriere linguistiche.

La collaborazione fra Nicolas Winding Refn e Hideo Kojima va avanti ormai da un decennio e questo progetto permette al visitatore di attraversare fisicamente questa connessione artistica, di renderla tangibile. La mostra traccia le coordinate di uno spazio comune, reso possibile da una tecnologia – quella odierna – che per entrambi ha il potere di avvicinare e sovrapporre il mondo del cinema e quello dei videogiochi, nell’ottica di una convergenza, della possibile creazione di una dimensione digitale condivisa.+

Ad accogliere il visitatore, sarà una scenografia ispirata ai set cinematografici e alle immagini sospese di Refn e Kojima che discutono sulle molteplici sfumature della relazione umana e sul suo significato universale. L’allestimento si articola attraverso una struttura bipartita. La prima sezione della mostra catapulterà il visitatore in un appartamento degli anni Cinquanta formato da una camera da letto e meticolosamente ricostruito in ogni suo dettaglio. L’ambiente è dominato da un fascino anacronistico e popolato da oggetti di uso quotidiano – un divano, un letto, una lampada e un telefono, che sembrano appartenere a un’altra epoca – e allo stesso tempo figurano sei televisori progettati come astronavi retrofuturistiche, i cui pannelli aperti svelano un contorto intreccio di componenti elettrici, cavi e circuiti.

Saranno proprio questi dispositivi a generare un dialogo visivo tra i due autori, proiettando le immagini sospese di Refn e Kojima impegnati in una conversazione introspettiva e meditativa. Il suono delle loro voci, rispettivamente in inglese e in giapponese, guida il visitatore in un’esperienza immersiva che indaga temi universali come l’amicizia, la collaborazione creativa, l’impatto delle nuove tecnologie, l’identità, la comunicazione e anche il mistero della morte.

Il secondo ambiente espositivo si articolerà nel camerino adiacente all’appartamento e vedrà un lettore di musicassette circondato da pile di nastri con brani audio e colonne sonore cinematografiche, che si combinano a versioni della conversazione tra i due autori tradotte in diverse lingue attraverso sistemi di intelligenza artificiale. Il visitatore diventa a questo punto il protagonista, chiamato in prima persona a navigare fra le diverse lingue e a cercare la propria, creando una versione unica e personalizzata del dialogo e richiamando significativamente le modalità operative proprie del medium videoludico, con un’esperienza che si fa essa stessa gioco e narrazione. La parola accoglie il visitatore, lo accompagna nel percorso e finisce per diventare l’elemento di interazione.

Il concetto delle orbite dei satelliti, alla base dell’intero progetto, si manifesta nelle visioni creative di entrambi gli autori: nella poetica cinematografica di Refn, in cui le relazioni interpersonali assumono frequentemente connotazioni oniriche e trascendentali; nei mondi di gioco ideati da Kojima, dove la connessione tra luoghi e individui ridefinisce in maniera innovativa l’esperienza ludica.

Satellites articola dunque una riflessione sul futuro della creatività mediale dal tono nostalgico e avanguardistico al contempo. La rilevante scelta di ambientare un’esposizione legata al mondo della tecnologia e alle sue potenzialità in un appartamento degli anni Cinquanta e, allo stesso tempo, di adoperare un medium analogico come la videocassetta, contrasta e dialoga con gli elementi totalmente innovativi che caratterizzano l’installazione. Si va così a generare una polarità, una tensione temporale che pedissequamente riflette la tensione creativa tra il linguaggio cinematografico di Refn, aggrappato a una tradizione visiva ma costantemente alla ricerca di nuove forme, e quello videoludico di Kojima, pioniere di narrazioni interattive che affondano le loro radici nella grammatica del cinema e ne attingono liberamente.