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Popsophia, a Pesaro si esplora il concetto della soglia, tra filosofia e visioni digitali
Progetti e iniziative
di redazione
Dopo un anno di pausa, Popsophia è tornato a Pesaro e il pubblico ha accolto l’edizione 2025 con entusiasmo, affollando la Chiesa del Suffragio, sede del primo incontro del festival dedicato alla filosofia, raccontata in chiave pop e contemporanea, con linguaggio accessibile ma mai superficiale. «Siamo felici perché questo dimostra quanto la città avesse bisogno di Popsophia. Ora vogliamo renderla una presenza stabile nel calendario culturale pesarese», ha dichiarato il sindaco Andrea Biancani, scusandosi con i numerosi spettatori rimasti in piedi o impossibilitati a entrare.

«Il festival dimostra ogni anno di sapersi adattare e fondere con la città, portando in scena temi che anticipano i dibattiti culturali più urgenti», ha aggiunto l’assessore alla Bellezza Daniele Vimini. E in effetti, il tema scelto per questa edizione, quello della “soglia”, attraversa filosofia, antropologia, letteratura e cultura digitale ed è stato interpretato dalla direttrice artistica Lucrezia Ercoli come «Uno spazio di trasformazione, un confine che si gonfia», citando Walter Benjamin.

La serata inaugurale ha visto un dialogo tra arte, filosofia e tecnologia, con la partecipazione di Federico Pazzagli, direttore generale di exibart, e della giornalista culturale Maria Letizia Paiato, moderati da Ercoli. Al centro della discussione, la questione dell’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità digitale, anticipazione del progetto espositivo MeGa, la meta gallery del festival. Allestita con visori VR nella corte di Palazzo Gradari, la mostra è stata curata da Evio Hermas Ercoli, che ha creato un percorso in sette stanze virtuali per un «Flâneur contemporaneo», alla scoperta delle soglie esistenziali e artistiche, dall’antichità alla contemporaneità.
La riflessione sulla soglia ha preso corpo anche grazie all’intervento del filosofo Davide Susanetti, che ne ha proposto una lettura come spazio di discontinuità, una zona da abitare piuttosto che un limite da oltrepassare. Un tema, quello del confine, che ha trovato declinazioni diverse in ciascuna delle giornate del festival.
Sabato, la soglia dell’adolescenza è stata al centro del programma: negli spazi del Centro Arti Visive Pescheria, Annalisa Di Nuzzo ha esplorato l’antropologia dei riti di passaggio, Noemi Serracini ha analizzato la musica come linguaggio adolescenziale, mentre Diego Castelli ha proposto un viaggio nei teen drama, da Beverly Hills 90210 a Sex Education. In serata, il philoshow inedito in Piazza del Popolo, firmato da Simone Regazzoni, Lucrezia Ercoli e la Band Factory, ha proposto un mix di pensiero e spettacolo sull’età incerta e potente dell’adolescenza.

Domenica, invece, l’attenzione si è spostata sulla soglia estrema, quella tra vita e morte. Il tanatologo Davide Sisto ha parlato di memoria digitale e dell’abitudine, ormai diffusa, di interagire con i profili social dei defunti. Lo scrittore Filippo La Porta ha rievocato le figure letterarie di traghettatori dell’aldilà, da Dante a Dylan Dog, mentre Giorgiomaria Cornelio ha affrontato il tema della perennizzazione delle immagini nell’era del web: la de-estinzione simbolica che trasforma le tracce digitali in fantasmi permanenti.














