24 febbraio 2021

Riscarti Festival. Intervista a Francesco Saverio Teruzzi e Fabio Ferrone Viola

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Un festival di riciclo creativo, tra le politiche del Green Deal e del Nuovo Bauhaus Europeo: ne parliamo con Francesco Saverio Teruzzi, coordinatore del Rebirth Forum, e Fabio Ferrone Viola, artista vincitore di Riscarti

Make art not war, di Fabio Ferrone Viola

Riscarti è il festival dedicato al tema del riciclo creativo, realizzato nella sua ottava edizione tra novembre e dicembre 2020 presso le vetrine della Galleria Alberto Sordi di Roma. Ideato con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini alle tematiche ambientali, il progetto si inserisce coerentemente nell’ambito delle recenti politiche europee del Green Deal e delle istanze del Next Generation EU, basate sui concetti di sostenibilità, biodiversità, innovazione ed economia circolare. In questa cornice di impegno etico nasce l’idea del Nuovo Bauhaus Europeo, l’ambizioso progetto interdisciplinare sostenuto da Ursula von der Leyen che affida una particolare rilevanza all’arte contemporanea nel costruire un futuro “sostenibile, inclusivo e bello”.

Parliamo di tutto questo da due diversi punti di vista. Nella prima parte dell’intervista, Fabio Ferrone Viola, vincitore di Riscarti con l’opera Make art not war, esprime la visione di un artista che fa del riciclo creativo un paradigma della sua poetica. Nella seconda parte, Francesco Saverio Teruzzi ci racconta obiettivi e nuove proposte green in relazione al programma progettuale del Rebirth Forum di Cittadellarte, di cui è coordinatore e rappresentante.

Intervista a Fabio Ferrone Viola

La tua opera intitolata Make art not war si è aggiudicata il primo premio del festival Riscarti 2020. Raccontaci di questa installazione.

Fabio Ferrone Viola «L’installazione consiste di due parti: un cannone e una tanica di benzina ricoperti da tappi e involucri di scarto e completamente dipinti d’oro, e una maschera antigas sulla testa di un manichino. L’idea è nata nell’ambito della mia ricerca sugli oggetti di rifiuto e sulle armi da guerra. In questo caso ho impiegato un vero cannone, che ho trovato in un robivecchi, utilizzato durante la Seconda guerra mondiale dagli americani per sconfiggere i Panzer tedeschi. L’opera esprime il parallelismo tra  l’invasione militare di una nazione impazzita e l’invasione materiale dei rifiuti provocata negli ultimi anni dall’intera umanità. Questo messaggio negativo viene completamente sovvertito dalla scritta “love”: “Make art not war”, infatti, è un messaggio di amore, di pace e di speranza, valorizzato dai materiali di scarto dorati che rappresentano la moltitudine di persone che partecipa attivamente alla questione ambientale».

riscarti festival
Foto credits: Angela Lucari (CSF Adams).
Premiazione della direttrice del festival Marlene Scalise a Fabio Ferrone

Il riciclo è sempre creativo, perché si basa su un’inesauribile trasformazione e ri-creazione di materiali e significati. In un momento storico segnato dall’emergenza ambientale, esso è entrato a far parte dell’immaginario dei cittadini. Cosa significa per te riciclare e qual è il valore etico ed estetico di questo processo?

FFV «Io provo una sensazione di profondo sconforto quando getto via gli oggetti ancora utili, perché penso sempre a quanto le nostre scelte influenzino in modo irrimediabile il futuro del pianeta. La plastica monouso è un problema enorme soprattutto perché impedisce di riflettere sulle infinite possibilità offerte dal reimpiego dei materiali di scarto. Quando realizzo un’opera con dei tappi, delle lattine o delle bottiglie di plastica, io vedo il singolo frammento di scarto come il rappresentante di un’identità e credo che dentro ciascuno di quei rifiuti rimanga fisicamente una storia legata alla persona che li ha utilizzati. Nella mia arte il concetto di moltitudine è sempre presente: la collettività entra a far parte dell’opera e viene ricostruita dai suoi materiali».

Secondo l’idea di base del Nuovo Bauhaus Europeo, la creazione e la fruizione dell’arte alimentano un processo virtuoso che genera benessere sociale. Cosa ne pensi e quale credi sia il ruolo di voi artisti in questa prospettiva?

FFV «L’arte, in assoluto, è la gemella della vita. Le opere d’arte rappresentano un metodo di comunicazione e, soprattutto, un metodo di riflessione: sono lo specchio dell’anima delle persone che vivono quel momento storico. Non è un caso che moltissimi artisti stiano affrontando il tema del riciclo: siamo tutti talmente afflitti dal problema dell’inquinamento ambientale che inevitabilmente esso catalizza le nostre ricerche. Credo sia fondamentale immaginare una piattaforma attiva a livello europeo che sostenga questi discorsi e veda nell’arte una via d’uscita. Da circa un secolo l’arte si è enormemente diffusa, è arrivata a esprimere le sensazioni delle persone ed è diventata così un metodo di cura, una portatrice di benessere. La creazione è la forza dell’essere umano e la creatività ha un valore essenziale nella risoluzione dei problemi della vita, nella consapevolezza di sé e nel rispetto delle diversità».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

FFV «In questo periodo sto cercando di allargare i miei raggi d’azione: ho iniziato a confrontarmi con il design e a stampare le immagini delle mie opere su alcuni oggetti per me insoliti. Il mio obiettivo è quello di realizzare delle opere d’arte in scala gigante e sto cercando degli spazi adatti a questi progetti. Mi piacerebbe ricoprire dei veri aerei con materiali di scarto e vorrei creare un’enorme sfera con le tonnellate di plastica recuperate negli oceani».

Intervista a Francesco Saverio Teruzzi

Raccontaci del festival Riscarti e di questa insolita ottava edizione.

Francesco Saverio Teruzzi «Sono stato contattato da Marlene Scalise, ideatrice e direttrice del festival, in un momento in cui le istituzioni museali erano chiuse al pubblico. La Galleria Alberto Sordi ha offerto l’imperdibile opportunità di aprire le proprie vetrine all’arte e Marlene è riuscita a riunire un folto gruppo di artisti al fine di re-instaurare un contatto, da molto tempo interrotto, tra l’arte e le persone. Le opere, realizzate con materiali di scarto recuperati, ponevano l’attenzione sui temi del riciclo, della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare nelle immediate vicinanze di Palazzo Chigi e Montecitorio, i luoghi decisionali del Paese».

Omaggio a Michelangelo Pistoletto, di Davide Carnevale, Sebastiano Pelli e Francesco Saverio Teruzzi

Tra le opere in mostra figurava anche Omaggio a Michelangelo Pistoletto, simbolo del Terzo Paradiso teorizzato dal maestro. In effetti, l’iniziativa persegue gli ideali del Rebirth Forum e dall’intero programma progettuale di Cittadellarte, che fa propri gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. In che senso l’arte contemporanea può contribuire a perseguire questi obiettivi?

FST «Dovremmo chiederci se, in arte, possa esistere estetica senza etica: su questo quesito potremmo costruire intere conferenze. Il punto è che quando si parla di arte si può parlare di qualsiasi cosa e in questi anni la questione della sostenibilità si impone quale vera e propria emergenza. Gli obiettivi dell’ONU non sono altro che un’estensione delle idee per le quali operiamo da sempre. La metodologia del Rebirth Forum, infatti, sperimentato per la prima volta nel 2015 a L’Avana e giunto a Roma alla sua quinta edizione, si basa sul punto 11 dell’Agenda 2030, “Città e comunità sostenibili”: un obiettivo che connette gli artisti e Cittadellarte con ben 89 organizzazioni che rappresentano le diverse comunità romane. L’idea fondamentale è che l’arte sia un linguaggio universale capace di mettere in relazione persone, settori e organizzazioni completamente diversi tra loro. In quest’ottica, che l’arte parli di temi politici, riguardanti la polis, è la cosa più naturale del mondo».

Gli obiettivi di Riscarti e di Cittadellarte coincidono con quelli delle recenti politiche europee del Green Deal e del Next Generation. Nel nostro Paese, la nuova denominazione del Ministero della transizione ecologica sembra delineare un cambiamento di prospettiva nella stessa direzione. Al fine di realizzare gli obiettivi di cui abbiamo parlato, perché è importante costruire una rete di collaborazione continua tra l’arte, le istituzioni e le comunità locali?

FST «La nuova denominazione del Ministero esplicita una questione urgente, già affrontata a livello mondiale e che forse in Italia era stata tralasciata. Il punto non è salvare il pianeta: dobbiamo occuparci di salvare l’umanità, perché le nuove generazioni, sempre più sensibili ai problemi ambientali, possano godere di un mondo che noi abbiamo iniziato a rendere migliore. A tal fine, la metodologia fondamentale di Cittadellarte consiste nel pensare a livello globale e agire a livello locale: partiamo dalla cellula organizzativa, quella familiare, e operiamo sempre immaginando di rivolgerci all’ONU. Parliamo di “Demopraxia”, in cui al potere del popolo si sostituisce la pratica del popolo: un concetto attraverso il quale entriamo direttamente in contatto con le comunità. Il quinto Rebirth Forum, infatti, organizzato presso la Galleria Nazionale di Roma e interrotto a causa della pandemia, è rimasto continuamente attivo in quelli che noi chiamiamo i cantieri, i veri fronti operativi dell’arte sul territorio».

Parliamo del Nuovo Bauhaus Europeo, progetto transnazionale che coniuga l’arte e la cultura con la sostenibilità e l’inclusione. La sua seconda fase prevede l’implementazione di progetti pilota e la creazione di una rete di cooperazione tra gli Stati membri. Cosa pensi di questa idea innovativa e quali saranno le iniziative di Cittadellarte?

FST «Tra i nostri progetti c’è sicuramente la prosecuzione del Rebirth Forum, in realizzazione a Cuba, a Melbourne, a Singapore, a Milano e a Roma e poi anche a Parigi e a Quito, in Ecuador. Ben venga il Bauhaus europeo, perché noi ci siamo dentro e ci rispecchiamo totalmente nelle sue indicazioni. Cittadellarte è stata creata da Michelangelo Pistoletto negli anni Novanta, quando insegnava a Vienna e aveva ben presente l’idea di un’ampia comunità europea. Da sempre esiste tra i cittadini dei diversi Paesi un movimento collettivo, essenzialmente globale e necessario, perché gli esseri umani vivono di connessioni e di condivisioni».

Grazie al Rebirth Forum del 2019 al Macro Asilo di Roma è nato il progetto “100 Panchine per Roma”, che vede nei cittadini i partecipanti attivi di un processo economico, ecologico e culturale collettivo. Parlaci di questa iniziativa.

FST «“100 panchine per Roma” è nato intorno ai tavoli del Terzo Paradiso con l’idea di creare delle azioni, svolte direttamente dai cittadini, che potessero trasformarsi in atti pubblici che influissero sulla città. Così è nata la scelta delle panchine: un oggetto semplice, che non implica un’attività di tipo economico ma è destinato al riposo e alla socialità. Si è scelto di realizzarle in plastica riciclata e completamente riciclabile: un materiale particolarmente significativo in termini di sostenibilità ambientale ed economia circolare. Dapprima, le panchine formeranno delle installazioni temporanee all’interno del sito archeologico di Gabi e a piazza di Siena, a Villa Borghese, in occasione di “Back to Nature”. Presso il sito di Gabi ogni weekend verranno organizzati percorsi all’aperto grazie al coinvolgimento del Municipio VI, la Soprintendenza Speciale ai beni archeologici e l’Università di Tor Vergata. Quindi, le cento panchine saranno donate alla città di Roma e dislocate in cento luoghi diversi della capitale e il prossimo anno scolastico verranno proposti dei laboratori gratuiti di educazione civica e cittadinanza attiva rivolti alle scuole e alle associazioni del territorio. L’adozione, il cui termine è fissato al prossimo 31 marzo, può avvenire in modo diretto, con la possibilità di inserire una dedica e seguire la vita della propria panchina sul sito internet del progetto, oppure attraverso un crowdfunding collettivo. In questo modo, nascerà un processo circolare non solo economico, ma anche culturale, che si svilupperà nel corso di due anni».

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