20 dicembre 2020

“Sala di Attesa”, il nuovo progetto di Alessandro Roma. Intervista all’artista

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Con "Sala di Attesa. Resistenze d’asporto" Alessandro Roma e il club Clandestino di Faenza hanno dato vita a un progetto artistico generato dal bisogno di condividere desideri e speranze

Alessandro Roma, installation view ClanDestino, courtesy l'artista

A Faenza “Sala di Attesa. Resistenze d’asporto” di Alessandro Roma, «aperto lo scorso 28 novembre 2020 al Clandestino, è un progetto artistico generato dal bisogno di condividere desideri e speranze in questo tempo segnato da lontananze e da mondi fisicamente inaccessibili».

«Nato dall’incontro di Morena, fondatrice dello storico club Clandestino di Faenza, con l’artista Alessandro Roma, “Sala di Attesa” è un sodalizio insurrezionale e uno spazio di resistenza dove l’espressione artistica ritrova corpo: due grandi sculture in ceramica, realizzate dall’artista per la 61ma edizione del Premio Faenza – manifestazione annullata a causa dell’emergenza sanitaria – accolgono gli amanti della cucina gourmet di Arbusto, ristorante veg del club faentino, in attesa del loro pasto d’asporto», si legge nel comunicato stampa.

«Ad accompagnare questa attesa un libro d’artista con disegni e parole realizzato da Alessandro Roma per il Clandestino, che prenderà la forma di una fanzine a tiratura limitata: le copie, distribuite con il menu di Arbusto, si arricchiranno nel tempo con i contributi di altri artisti, scrittori, poeti, fotografi e artigiani locali; una chiamata alla armi, quella di Morena e Alessandro, al mondo della cultura e non, un invito a resistere e a portare avanti a ‘oltranza’, ciò che si ama fare, perché “non c’è spazio di attesa senza uno slancio in avanti”(A. Roma)».

Alessandro Roma, installation view ClanDestino, Courtesy l’artista

Le parole di Alessandro Roma

Come sono nati il progetto “Sala di attesa. Resistenze d’asporto” e la collaborazione con il club Clandestino di Faenza?

«La cancellazione della 61ma edizione del Premio Faenza mi ha spinto a reagire contro una evidente difficoltà delle istituzioni nel saper accogliere, ora più che mai, le voci degli artisti. Da qui, anziché accettare e forse subire la macchinosità in cui il sistema dell’arte contemporanea si è richiuso, ho voluto aprirmi a una realtà esterna. Morena, che da più di trent’anni dà vita al ClanDestino con una attenta e visionaria ricerca musicale, era la persona giusta con cui condividere questa mia necessità».

Nel comunicato stampa si legge che “Sala di Attesa è un sodalizio insurrezionale e uno spazio di resistenza dove l’espressione artistica ritrova corpo”, puoi spiegarci in che termini “insurrezionale” e in che senso “’dove l’espressione artistica ritrova corpo”?

«Ci tengo molto a sottolineare che Sala di Attesa non vuole essere una mostra ma si avvicina di più a un’idea di Manifesto. Le due sculture in ceramica in esposizione, selezionate tempo fa per il Premio Faenza, ristabiliscono l’importanza dell’opera e il suo ruolo centrale nell’attivare relazioni con il pubblico; allo stesso modo, i pensieri e le immagini della fanzine sono un invito a scavalcare le barriere del web per un ritorno alla realtà e alla ricchezza dell’esperienza, e non solo quella artistica, nonostante il momento di grande incertezza che tutti stiamo vivendo. L’accoglienza di Morena al Clandestino è quindi la testimonianza di una forma di resistenza e mostra come, attraverso l’arte, ci sia sempre spazio per l’inaspettato».

Alessandro Roma, installation view ClanDestino, courtesy l’artista

Nella prima parte di questo progetto è esposta una selezione di opere tue, come le hai scelte e come si collocano nella tua ricerca?

«Non parlerei di selezione e nemmeno di parti, ma la considererei una necessità che vuole dar vita a un flusso. L’attesa, in fondo, non è solo sospensione ma può essere un momento di ripensamento per tornare all’azione. Ecco come è avvenuta la scelta».

Nella prosecuzione del progetto coinvolgerai altri artisti. In che termini pensi questo tuo doppio ruolo di curatore e artista? Come hai scelto gli artisti che inviterai?

«Nessun doppio ruolo. Sto facendo quello che un artista, ma anche ognuno di noi, può provare a fare in momenti di crisi: semplicemente aprire delle altre vie. Infatti i contributi per la fanzine, oltre gli artisti, coinvolgono alcune persone che hanno nel loro fare un forte desiderio che li guida, e questo è quello che a me più interessa. Che siano artisti, artigiani, commercianti, insegnanti non ha importanza».

Sala di Attesa, courtesy Alessandro Roma

Puoi già anticiparci i nomi di alcuni dei prossimi artisti invitati e che cosa vedremo nei prossimi appuntamenti? 

«Tutti i contributi verranno stampati nei prossimi numeri della fanzine Sala di Attesa che si può richiedere inviando un messaggio all’account Instagram @saladiattesa e qui, scoprire presto tutti i partecipanti». 

Quali progetti hai per i prossimi mesi / a quali progetti stai lavorando?

«Il progetto a cui sto lavorando è accogliere questa attesa per essere pronto allo slancio».

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