28 agosto 2012

Sankt Moritz, il lusso dell’arte

 
Noia? Fascinazione irresistibile? Fatto sta che anche la celebre meta svizzera di vacanze vip vara un programma di arte contemporanea. Dedicato al Brasile e non solo. Con interventi site specific tra chiese, banche e hotel a cinque stelle, talks e workshop. Insomma, tutto quanto può offrire il fantastico mondo dell'arte. Guai a esagerare, però. Perché l'omologazione è in agguato, anche (o specie) nella mondanità [di Jacqueline Ceresoli]

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Sankt Moritz è sinonimo di lusso, mondanità e luogo cult per la ricerca non tanto delle bellezze paesaggistiche dell’Engadina, di cui è rimasto ben poco a causa di un eccesso di cementificazione, bensì di eventi, feste e di un presupposto d’incontro per sfuggire dall’accidia di molti ricchi, qui di casa. SAM, acronimo di “St. Moritz Art Masters” è un festival dell’arte e della cultura aperto a tutti, giunto alla quinta edizione, ideato da Monty Shadow e curato da Reiner Opoku, di successo perché punta sul binomio arte e territorio. Lo scopo del festival è offrire l’opportunità per far scoprire la città a un pubblico eterogeneo e a curiosi di ogni età,  attratti, oltre che dal mito di St. Moritz, anche dalla bellezza della montagna.

Grazie a 35 esposizioni, gratuite, di oltre 40 artisti di fama internazionale partecipanti, si può godere di uno spettacolo cultural-mondano quest’anno dedicato al Brasile, Paese vitalissimo che rappresenta il nuovo mercato nell’era globale, cui si aggiunge un omaggio all’architetto brasiliano Oscar Niemyer che ha realizzato una casa sulle sponde del lago di St. Moritz. Il padrino d’eccezione è lo scrittore Paulo Coelho, che avvalora il festival inscenato in un luogo all’ombra delle Alpi e bagnato dal lago increspato dal vento già settembrino.

SAM è l’ennesimo esempio di mostre diffuse nella città (sul modello del Salone del Mobile milanese), in cui 42 artisti, tra cui otto brasiliani, hanno esposto opere in spazi pubblici e privati nel centro storico di St. Moritz, Dorf, Zuoz e dintorni. Il percorso espositivo si snoda dal centro alle zone limitrofe e inizia nel Parkhaus Serletta, la galleria all’imbocco della scala mobile, situata dopo il parcheggio sotterraneo, dove il visitatore è invitato ad interagire con l’installazione site-specific multimediale, dal titolo Mediamorphose, del brasiliano Roberto Cabot. Provare per credere, e come souvenir vi portate a casa la vostra foto che immortala l’istante in cui calpestate l’Eldorado svizzero.

All’imbocco del centro storico vi dà il benvenuto l’anomalo pinguino in bronzo Tai Chi Penguin (2012) di un altro artista brasiliano: Saint Clair Cemin. Poi passerete davanti all’opera Miffy Fountain (2008), scultura giocosa, ispirata al mondo di Hello Kitty dell’irriverente e ironico Tom Sachs. Entrate senza imbarazzo nel prestigioso Badrutt’s Palace Hotel, il Ritz dell’Engadina, dove tutti almeno una volta nella vita vorremmo cenare o bere un aperitivo, davanti alla celeberrima veduta lacustre. Qui troverete due sedie in bronzo del designer israeliano Ron Arad, una di forma organica e l’altra squadrata-geometrica, situate nella sala d’incontri destinata a personaggi importanti e di grande fascino e la sedia “Rio” di Paolo Sergio Niemeyer.

Usciti dal Plaza, a malincuore, dirigetevi verso il “Julius Bar Art Loungue Posthaus”, centro di informazioni e base operativa del festival, situato nell’ex palazzo delle poste, dove troverete oltre a cibi e bevande raffinatissime, le mappe, i cataloghi e il calendario di eventi che impegnerà gli addetti ai lavori per un tour de force di quindici giorni con lo scopo di intrattenere il turista assetato anche d’arte contemporanea. Questo bar merita attenzione per l’interior design ideato dall’architetto Norman Foster. Munitevi di una mappa della città e seguite i percorsi indicati, alla ricerca del tesoro, qui rappresentato dalle opere di artisti anche svizzeri, come nel caso del duo di pittori Lutz&Guggisberg, esposti nella Bank Julius Bar e in altri luoghi.

Ma cercate opere d’arte anche dentro banche, gallerie, altri hotel extra lusso e la chiesa protestante a pochi passi dalla piazzetta, dove troverete Verso (2008), l’imperdibile installazione di Vik Muniz, “artistar” brasiliano, composta da 21 dipinti incorniciati e rivolti verso il muro che mostrano il dorso, il lato “B” delle opere di maestri del passato del XIX e XX secolo, tra cui Les Demoiselles d’Avignon di Picasso e A Sunday on La Grande Jatte di Seurat. Muniz ha riprodotto nei dettagli nomenclature, numeri, codici e autentiche dell’opera, da considerare come una carta d’identità dei capolavori per mercanti, collezionisti e conservatori museali, relegando l’immagine in secondo piano. Muniz, pop-concettuale, è un talento garantito, un investimento sicuro per i collezionisti, già noto per opere polimateriche, di cioccolato, di zucchero e diversi materiali, anche di scarto recuperati nelle favelas. Ma espongono opere altri brasiliani, tra gli altri: Adriana Varlejo, nella chiesa francese, Pedro Wirz nella galleria di Jean David Cahn e nella Chiesa Planta di Samedan.

Poi conquistatevi la vetta di St. Moritz, dove fa capolino Heremit di Thiago Rocha Pitta: un rifugio per i cultori del paesaggio per godere dello spettacolo naturale dell’Engadina. La rassegna fotografica intitolata “The Expression of Identity” presenta numerose opere fotografiche di Cheyco Leidmann, Occhiomagico (Giancarlo Maiocchi), Albert Waston, Bettina Rheims, Yossi Loloi, Matteo Basilè, Lucien Clergue, Jock Sturges, è ospitata nel Kempinski Grand Hotel Des Bains. Naturalmente il tema è la bellezza e l’armonia del corpo femminile, da sempre fonte d’ispirazione per l’arte di ieri e di oggi. Parallelamente al percorso espositivo che vi porterà fino all’Hotel Castell di Zuoz, dove c’è Skyspace-Piz Uter, l’intervento di James Turrell realizzato nell’agosto del 2005: apertura di una cupola sul cielo che toglie il fiato perché mette a fuoco la variabilità luministica ed atmosferica dell’aria, più impressionistico di molte opere di Monet. Altri progetti interessanti site-specific li trovate fra la Chiesa Colani, che ospita il lavoro di Letizia Cariello The Wind is blowing in my direction e la chiesa Merleda di La Punt, in cui si espone un lavoro di Hamish Fulton, noto walking artist che ha trasformato il camminare in atto simbolico dal valore artistico.

La parte più vitale del festival è nella possibilità di confronto diretto tra i visitatori e gli artisti, grazie ad una serie di incontri “Artist Talk” in programma fino al 2 settembre. Tra le altre iniziative collaterali, segnaliamo il workshop (a pagamento) di fotografia tenuto da Steve McCurry, Jock Sturges e Amedeo Turello.

Arte e mondanità, lo sappiamo, è una politica di marketing culturale che funziona sempre. Ma, attenzione, andare troppo sulle certezze non porta lontano e a volte è necessario rischiare un po’ di più per scoprire il nuovo quando, e se, c’è.

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