20 dicembre 2010

SCENT OF A WIEN

 
L’inverno viennese è (quasi) tutto al femminile. Quanto meno nell’arte. Cos’è? Un’arcana e seduttiva combinazione astrale o un traumatico groviglio di rimozioni da adagiare sul lettino di Freud? Fate voi. Certo è che l’estetica e l’erotica vanno sempre di pari passo, nel desiderio come nell’immaginario...

di

Una delle ultime grandi mostre ad aprire i battenti a Vienna, giusto
una decina di giorni fa e precisamente al Mak, è stata una personale dedicata a
Eva Schlegel, 50enne di origine
tirolese, molto apprezzata come artista e non solo, tenuto conto che alla
prossima Biennale di Venezia sarà la curatrice del padiglione austriaco. E
proprio in questi giorni, poi, il Kunstforum Wien – spazio espositivo di Bank
Austria, in realtà Unicredit – ha inaugurato una corposissima retrospettiva
della viennese Birgit Jürgenssen
(1949-2003), personalità artistica raffinata e di grande rilievo
dell’avanguardia femminista.

Tutto
qui? Niente affatto. Fra attualità e storia, una rimarchevole coincidenza di
date espositive fa sì che la ribalta viennese, in questo momento, sia dedicata
quasi esclusivamente ad artiste, tutte di notevole carattere, appartenenti a
varie generazioni.

Una
collettiva in corso alla Kunsthalle Wien (MuseumsQuartier), intitolata Power up – Female Pop Art, ricostruisce
i linguaggi propri della Pop Art al femminile attraverso opere e materiali vari
di nove protagoniste di spicco. Le loro tematiche si distinguono dalla coeva
corrente Pop di matrice “maschile” per il palese intento di sviluppare, su un
piano poetico d’avanguardia, situazioni riguardanti la specificità di genere e
di ruolo prendendosi gioco dei consueti stereotipi sociali ed erotici. Rosalyn Drexler - Marilyn Pursued by Death - 1963 - courtesy The Pace Gallery, New York - photo Ellen LabenskiSono Evelyne Axell, Sister Corita, Christa Dichgans,
Rosalyn Drexler
, Jann Haworth, Dorothy Iannone, Kiki
Kogelnik
, Marisol, Niki de Saint Phalle.
The next
great moment in history is ours!
“, inneggiava con ottimismo Dorothy
Iannone, una di loro.

Classe 1979, Sofia Goscinski
vive a Vienna. Anche lei trova spazio alla Kunsthalle, ma il suo lavoro non è
improntato all’ottimismo, piuttosto a frustrazioni, mitigate qua e là da
risvolti ironici. La sua mostra s’intitola Disorders:
materiale fotografico e video, impregnato di un forte contrasto bianco/nero,
elaborato in riferimento alle più frequenti perturbazioni della mente, non
senza conseguenze sul piano esistenziale.

C’è, sostanzialmente, un cordone ombelicale che unisce molte delle
artiste di questa ribalta. È, in qualche modo, proprio la città di Vienna, “una capitale europea che artisticamente non
è mai stata una città qualsiasi”
, come è stato sottolineato in occasione
della mostra intitolata, appunto, Vienna,
in corso a Roma. E questo è anche il caso del vincitore, o meglio, della
vincitrice del Preis der Kunsthalle Wien
2010
. Monika Piorkowska è nata a
Cracovia nel 1977, si è diplomata all’Accademia di Belle Arti della sua città,
ma poi si è trasferita a Vienna, vi ha compiuto ulteriori studi all’Università
delle Arti applicate e dal 2003 ci vive. Time
Boxes
è il titolo dei lavori che le hanno fatto vincere il premio e che la
Kunsthalle espone al pubblico esattamente a cavallo tra il vecchio e il nuovo
anno nel bel padiglione di vetro di Karlsplatz. Sono scatole in cui vi si
sedimentano momenti differenti di vita vissuta dell’artista

Maria Bussmann - Long Beach, NY - veduta dell’installazione presso Secession, Vienna 2010 - photo Jorit Aust
Si cambia sede. Con una installazione di 20 metri, Maria Bussmann, artista nata a Würzburg
nel 1966, occupa il Gabinetto della Grafica all’interno della storica residenza
della Wiener Secession. A Vienna lei ha compiuto studi d’arte e di filosofia e
in parte ci vive, ma molto del suo tempo lo impegna a New York, tant’è che
l’opera qui esposta s’intitola Long
Beach, NY
. Il lavoro è concepito come un “viaggio” in forma di disegno,
realizzato utilizzando un rullo di carta da telex. Per la sua intrinseca
conformazione, tale supporto informatico ormai in disuso ha consentito
all’artista di registrare lo sviluppo lineare della costa di Long Beach, tra
sabbia e risacca marina, con tutto quello che la marea e l’uomo possono
depositarvi. Immancabilmente, il viaggio si tramuta in un cammino meditativo
sulle tracce di un senso profondo da dare alle cose, all’esistenza, e all’opera
d’arte stessa: un implicito riferimento all’”errare” di Heidegger, uno dei
filosofi che, non a caso, ha plasmato la sfera concettuale dell’artista.

Nasce a Linz nel 1940, poi anche lei si trasferisce a Vienna.
Storicamente, Valie Export tra gli
anni ’60 e ’70 incarna una solitaria figura femminile che ingaggia il proprio
corpo in azioni e performance oltremodo rischiose, come il rendere
pubblicamente disponibile allo sguardo e al tatto la propria sessualità: un
gioco insolente e seduttivo che mette in questione consuetudini e
stereotipi dei ruoli sociali. Valie Export - Hyperbulie - 1973 - body performance - courtesy Archivio Valie Export - phooto Hermann HendrichNegli anni successivi e fino ad oggi, il suo
lavoro si basa sull’uso della fotografia, del video e dell’installazione,
offrendo scenari di forte impatto per aggredire la passività dello spettatore,
sviluppando temi sulla sofferenza fisica e psicologica quale prodotto di talune
strutture su cui si fonda la società contemporanea. Ottima la grande retrospettiva
che il Belvedere le sta dedicando sotto il titolo Zeit und Gegenzeit; non solo: parallelamente a questa mostra
viennese, anche la città di Linz, nel Lentos Museum, aderisce con una
retrospettiva dal medesimo titolo alla celebrazione dell’artista per il suo 70esimo
compleanno.

Eva Schlegel al Mak, dicevamo inizialmente. Titolo: In Between. Se fosse una sfida diretta
con Valie Export, probabilmente la perderebbe. Ma in realtà c’è spazio per
entrambe, posizionate ognuna su estetiche differenti ma non in contrapposizione.
Il senso dell’effimero, della precarietà, dell’evanescenza esibiti da Eva
Schlegel sono soggetti di irresistibile attenzione per il pubblico. In questo
senso, è notevole, nonché allusiva a un utopico Yves Klein, l’installazione di tre rotori bersagliati da proiezioni
video, che sembrano poter dare al corpo umano equilibrio e stabilità nel vuoto.
Tentativo ovviamente illusorio e vano di realizzare l’antico sogno di volare.

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Vienna, artisti viennesi a Roma

franco veremondi


dall’otto dicembre 2010 al primo
maggio 2011

Eva Schlegel – In Between

MAK

Stubenring, 5 – 1018 Vienna

Info: tel. +43 171136229; fax
+43 171136227; presse@mak.at; www.mak.at

dal 16 dicembre 2010 al 6 marzo
2011

Birgit Jürgenssen –
Retrospective

Kunstforum

Freyung, 8 – 1070 Vienna

Info: tel. +43 15373326; fax +43
15373318; office@bankaustria-kunstforum.at; www.bankaustria-kunstforum.at

dal 5 novembre 2010 al 20
febbraio 2011

Power Up. Female Pop Art

dal primo settembre 2010 al 31
gennaio 2011

Sofia Goscinski – Disorders

Kunsthalle Wien

Museumsplatz, 1 – 1070 Vienna

dal 15 dicembre 2010 al 9
gennaio 2011

Monika Piorkowska – Time Boxes

Kunsthalle Wien – Project space

Trietlstrasse, 2 (Karlsplatz) –
1040 Vienna

Info: tel. +43
15218933; fax +43 1521891217;
office@kunsthallewien.at; www.kunsthallewien.at

dal 26 novembre 2010 al 13
febbraio 2011

Maria Bussmann – Long Beach, NY

Friedrichstrasse, 12 – 1010
Vienna

Info: tel. +43 15875307; fax +43
1587530734; office@secession.at; www.secession.at

dal 16 ottobre 2010 al 30
gennaio 2011

Valie Export – Zeit und
Gegenzeit

Unteres Belvedere

Rennweg, 6 – 1030 Vienna

Info: tel. +43 179557200; fax
+43 179557121; info@belvedere.at; www.belvedere.at

Ernst-Kofer-Promenade, 1 – 4020
Linz

Info: tel. +43 73270703600; fax
+43 73270703604; info@lentos.at; www.lentos.at

[exibart]

 

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