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Si apre la nuova edizione di BACS – Biennale d’Arte Contemporanea Sacra
Progetti e iniziative
di redazione
Con quasi 200 artisti, provenienti da 28 paesi, testimoni di una vocazione internazionale e inclusiva, la Biennale d’Arte Contemporanea Sacra (BACS), ideata e diretta da Liana Marabini, torna ad aprire i suoi battenti confermandosi un appuntamento unico nel panorama artistico internazionale.
Il Palace des Ambassadeurs, sede del Museo Marabini-Martac, da oggi oggi e fino al 31 ottobre si offre come palcoscenico per la manifestazione che quest’anno porta con sé un tema umanamente fondamentale: Il Perdono. Spiega, Liana Marabini: «Questa mostra non è semplicemente una serie di immagini o opere allineate una dopo l’altra. È un percorso, un invito alla riflessione, uno spazio in cui l’arte afferma la sua vocazione più essenziale: essere libera. L’arte deve rimanere libera. Libera di attraversare i confini, libera di staccarsi dalle bandiere, libera di parlare quando le parole si infrangono. È quel respiro comune che attraversa lingue e popoli, che dà all’umanità uno specchio e un orizzonte. È quella luce fragile che accendiamo nella notte, per dire ancora una volta: esistiamo, condividiamo, speriamo».

La Presidente ci fa riflettere: «Ciò che minaccia l’arte oggi non è solo la censura ufficiale, ma queste insidiose esclusioni che si stanno moltiplicando. Qui, attori israeliani messi a tacere durante un festival internazionale; là, un maestro russo il cui concerto viene improvvisamente cancellato. Non a causa della loro opera, ma a causa della loro nazionalità. Come se un dipinto, una voce o una sinfonia potessero essere colpevoli. Come se la creazione potesse essere confusa con la politica. Questa logica è una doppia ingiustizia. Colpisce innanzitutto gli artisti, privati del loro diritto fondamentale di esprimersi e condividere. Ma colpisce anche il pubblico, privato di un’esperienza estetica e umana. Perché ogni opera vietata, ogni palcoscenico chiuso, ogni voce messa a tacere, ci priva collettivamente di un incontro, di un’emozione, di una verità. L’arte non deve mai trasformarsi in un campo di battaglia. Non deve servire a escludere o dividere, ma a connettere. La sua forza non risiede nella vendetta, ma nell’apertura. La sua grandezza sta nel ricordarci, anche nell’oscurità, che un’altra strada rimane possibile».

Tra gli artisti che partecipano alla BACS – vero e proprio modello di filantropia pura, che pone al centro la creazione e la valorizzazione di chi partecipa – figurano i nomi di Alessandro Sciaraffa, Algarco, Kim Boulukos, Frédérique Nalbandian, Drew Tal, Brian Finch, Fabrizio Dotta, Patricia Salles, Pari Ravan. E’ interessante anche la presenza della Scuola di arte del vetro “Abate Zanetti” di Murano, con una selezione di opere realizzate dagli studenti della scuola.
Sul tema del perdono Liana Marabini, che con questa Biennale ha creato uno spazio privilegiato per la riflessione artistica sul sacro, aperto a linguaggi e sensibilità diverse, ci racconta che «Non un perdono facile o ingenuo, ma quel movimento interiore che consiste nel dire: “Rifiuto l’odio come orizzonte”. Il perdono non nega le ferite; le trasforma in passaggio. Non cancella le offese; le attraversa per consentire l’incontro. Allo stesso modo, l’arte non nega la violenza del mondo, ma piuttosto lo abita, lo rende visibile e lo trasfigura in bellezza. Ogni opera qui raccolta è una mano tesa. Non chiede allo spettatore: da dove vieni? Qual è il tuo passaporto? Chiede solo: vuoi guardare, vuoi ascoltare, vuoi condividere? L’arte non ha confini, perché il perdono non ne ha. Entrambe aprono strade che la politica spesso chiude. Entrambe ci ricordano che l’umanità non si riduce mai alle sue affiliazioni o ai suoi conflitti, ma che può sempre rinascere attraverso l’incontro. Visitare questa mostra significa quindi sperimentare una libertà e una promessa. La promessa che l’arte non svanisce, anche quando cerchiamo di imbavagliarla. La promessa che il perdono rimane possibile, anche nel cuore delle divisioni più profonde. La promessa che l’umanità, attraverso la creazione, può ancora trovare un respiro comune. Che queste pagine risuonino di una certezza: l’arte non sarà mai una bandiera sventolata contro l’altro, ma un respiro offerto a tutti. Non è un caso che il tema di questa edizione del BACS sia “Perdono”. Perché dove l’arte è libera, il perdono diventa possibile».















