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«Spazi in cui l’arte possa crescere libera»: la residenza d’artista secondo Nicoletta Rusconi
Progetti e iniziative
di Zaira Carrer
Fondata da Nicoletta Rusconi nel 2017 con l’obiettivo di promuovere gli artisti in un contesto svincolato dalle dinamiche commerciali, Cascina I.D.E.A. è oggi una residenza d’artista indipendente immersa nella campagna piemontese: ad Agrate Conturbia, per la precisione. In questo dialogo, Rusconi ripercorre con noi le origini del progetto, nato da un’esigenza personale di vicinanza all’arte autentica, e condivide la visione di un luogo in ascolto, aperto al cambiamento e votato alla sperimentazione, che permette agli artisti di sfuggire al caos quotidiano.
Ci racconta com’è nato il progetto di Cascina I.D.E.A. e quale visione lo ha guidato fin dall’inizio?
«Molto prima che Cascina I.D.E.A. aprisse le sue porte, avevo già chiaro quale fosse il mio obiettivo: promuovere gli artisti, stare accanto a loro, vivere da vicino il processo creativo, al di fuori delle logiche del mercato. All’inizio mi è sembrato più semplice aprire una galleria – e così è stato – ma, dopo dieci anni, mi sono resa conto che non era quella la mia strada. Ho sempre cercato un modo per sostenere gli artisti in modo autentico, senza le logiche imposte dal sistema. Per qualche anno ho esplorato il rapporto tra arte e impresa, ma non era abbastanza.
Il vero cambiamento è arrivato quando, lasciando Milano, mi sono trasferita in campagna e ho trovato questa grande cascina. Lì ho capito cosa volevo davvero: invitare gli artisti, offrire loro uno spazio dove potessero staccare la spina, rallentare, immergersi in un contesto fertile per sperimentare. La residenza è nata così, dal desiderio di costruire un luogo di confronto, di crescita, di libertà. Penso a Igshaan Adams, ad esempio: le sue “nuvole” sono state presentate per la prima volta proprio qui, dopo due residenze, una in cascina e una in Salento. Sono esperienze irripetibili, che solo un contesto così può offrire».

Come viene costruito il dialogo tra gli artisti in residenza e il territorio (sia in termini di comunità che di paesaggio) e in che modo questo si riflette nelle opere prodotte?
«Il territorio è importante, ma non chiediamo agli artisti di “lavorare sul posto”, piuttosto offriamo carta bianca. Alcuni, naturalmente, si lasciano ispirare dal contesto: Daiga Grantina ha lavorato a un progetto legato al lago d’Orta, Christiane Löhr ha tratto ispirazione dalle architetture religiose del Piemonte per creare le sue “cattedrali”. Ma ogni progetto nasce dal confronto, dalle relazioni, dallo stile e dalla sensibilità di chi è in residenza. È un terreno fertile per la sperimentazione».
Cosa cercano oggi gli artisti in un’esperienza come questa?
«Credo che una residenza sia prima di tutto un momento di riflessione. Una pausa dal caos quotidiano, un’occasione per interrompere la continuità e rigenerarsi. Ed è per questo che gli artisti arrivano da ogni parte del mondo, attratti non solo dalla bellezza del luogo, ma anche dalla sua energia. Siamo in un contesto affascinante, a metà strada tra Milano e Torino, circondati dalla quiete e dall’ispirazione dei laghi d’Orta e Maggiore, ma con un’identità tutta sua. Gli artisti cercano nuove realtà, nuovi stimoli, e qui trovano un ambiente in cui sperimentare senza pressioni».
Come si immagina il futuro di Cascina I.D.E.A. in relazione alle sfide del mondo dell’arte contemporanea?
«Cascina I.D.E.A. è sempre stata un luogo libero. Non mi sono mai fatta guidare da logiche esterne o scadenze imposte. Abbiamo sempre ospitato due residenze all’anno, ma senza schemi rigidi. La mia priorità è restare indipendente, cercare artisti e curatori con cui costruire dialoghi autentici, condividere riflessioni. Dopo la pandemia ho capito quanto sia importante restare in ascolto dei cambiamenti – ed è anche per questo che abbiamo portato la mostra a Milano nello spazio C&C Milano Brera. Così com’è già accaduto in passato, I.D.E.A. potrebbe anche diventare itinerante, aprendo nuovi scenari e portando lo spirito della residenza in altri luoghi. Voglio che la cascina continui a essere un luogo vivo, capace di evolversi restando fedele alla sua visione: creare spazi in cui l’arte possa crescere libera».
