04 marzo 2002

Sullo stato della critica

 


Sul numero del ‘Giornale dell’Arte’ ancora per qualche giorno in edicola, un lungo articolo di Andrea Bellini analizzava, in maniera necessariamente parziale, il panorama della critica d’arte nel nostro paese. Le conclusioni hanno suscitato la reazione del critico Marcello Carriero: il dibattito è aperto...

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(20.II.2002) Marcello Carriero. Caro Andrea, ho letto il tuo articolo sul Giornale dell’arte contemporanea (supplemento al Giornale dell’Arte, n. 207, febbraio 2002) come si trattasse di una galleria d’uomini illustri recanti ciascuno un cartiglio con il proprio motto. Notabili della critica, attenti a non valutarsi ma a valutare il sistema dell’arte, esponevano un sunto del loro pensiero stimolando in me consensi e dissensi. Sed tertium non datur, poiché non parli di qualcosa che aleggia nell’aria da qualche tempo, mi riferisco alle ruvide note polemiche apparse in alcuni editoriali di Giorgio Bonomi sulla rivista Titolo, o alle considerazioni sulla condizione dell’arte e della critica da parte di Roberto Lambarelli negli ultimi due numeri di Arte & Critica, considerazioni, tra l’altro, che anno suscitato la reazione “epistolare” di Michelangelo Pistoletto. Con ciò intendo sottoscrivere la tua istanza di chiarezza e la preoccupazione per quello che ritieni essersi trasformato in un’industria dell’intrattenimento e, io aggiungo, in una ricerca spasmodica di consensi. In Italia, purtroppo, non si leggono molto i quotidiani, tanto meno le “terze pagine” e la critica d’arte che, forse per emergere dai propri elitari isolamenti, ha smesso da qualche tempo di dirigere i gusti per spingere le masse alle esposizioni. I critici allora cosa fanno? Promuovono se stessi attraverso la scelta dei titoli delle mostre, alcune volte persino copiandosi l’un l’altro (lo scorso anno ho contato diverse Ipernature ed alcune Supernature) oppure si sottomettono direttamente allo sponsor. E gli artisti?
Si illudono di far parte di filoni più o meno internazionali, o di sfruttare chissà quale strategia di mercato anziché sostenere o aderire ad un’idea.
Sono comunque soddisfatto dell’affresco da te eseguito, caro Andrea, anche se mi piacerebbe sapere che fine ha fatto, ad esempio, Massimo Carboni e tutta quella critica che si occupa di estetica. Forse il patto tra critica e mercato non prevede ragionamenti sul senso dell’arte, molto ottiene invece dall’arte dei sensi. Davanti a quest’orizzonte paralizzante tu hai auspicato che il discorso critico debba essere mediatore di contenuti, io aggiungo: l’arte deve tornare ad avere dei contenuti.

(23.II.2002) Andrea Bellini. Caro Marcello, dato che esprimi un sostanziale accordo nei confronti delle mie tesi non so bene come risponderti.
Naturalmente avrei potuto citare gli editoriali di Lambarelli, così come i testi di Lea Vergine, Robert C. Morgan, e molti altri saggi usciti sull’argomento. Tuttavia lo spazio per l’articolo era limitato ed io ho preferito sviluppare un mio discorso. Per problemi editoriali mancano alcuni nomi nella lista; per altro quell’elenco di critici curatori non pretende assolutamente di essere completo, come è chiarito nell’editoriale. So che leggi sempre con attenzione i miei articoli, e questo ti assicuro mi fa molto piacere.

[exibart]

5 Commenti

  1. L’articolo è veramente irritante:
    1) cita di continuo i testi pubblicati dal proprio editore
    2) è presuntuoso, supponente e superficiale (la solita aria fritta venduta come se si fosse fatta chissà quale scoperta)
    3) non tiene conto delle peculiarità del mondo dell’arte in Italia (è ovvio che in Uk o in USA tutto è diverso, più soldi, più pubblico, più lettori…Channel 4 ad esempion sponsorizzava Il Turner prize….non vedo realtà paragonabili in Italia), ma questo non è necessariamente un elemento da cui trarre chissà quale coclusione sul piano della qualità intellettuale o della serietà dei critici italiani presentati fondamentalmente come frustrati, insipienti e cialtroni.
    Ma da quale pulpito insomma viene la predica???
    In Italia non si distruggono le mostre dei colleghi per chissà quale giro di interessi?
    La verità è che non c’è spazio nei giornali….ma dico signor giornalista li sfogli i quotidiani? Sei mai entrato in una galleria italiana a comprare un’opera?
    Fallo e vedrai qual’è la situazione, altro che speciosi moralismi.
    Il tuo articolo ha tolto spazio ad una decina di critici bravi che magari i lettori di GDA avrebbero avuto piacere di leggere.

  2. Caro Carriero, tu dici che il vero dibattito culturale si svolge su Teziocchi, Titoli, Arti e Critichi…ma non ti rendi conto che ormai esiste anche Internet? Guardacaso QUESTO dibattito si svolge qui…guarda un po’

  3. La mostra “Supernatura” è stato il titolo di fortemente voluto dai tre artisti che esponevamo in quella sede (Pareja, Tringali, Chau-Huu), Sala 1 di Roma.
    Per quanto riguarda l’esposizione “Iper Natura” ,a cui io stesso ho partecipato, la sceltà del titolo è stata solo una pura coincidenza , provato dai tempi dell’organizzazione. Come vede ci fermiamo a due similitudini e
    di una delle due la critica non è responsabile. Le rispondo per “dovere di cronaca” e senza alcun intento polemico.
    Anche perchè credo che la sostanza del suo articolo rimanga invariata.
    Distinti saluti.

  4. ma di quale tesi si parla ?
    della tesi di andrea bellini o di quella di fanelli?
    siamo finalmente tutti d’amore e d’accordo?
    buono a sapersi

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