26 settembre 2017

Vamos a Madrid!

 
Una rotta significativa, un impegno lungo mezzo secolo, e la riprogettazione di un modello in una Capitale europea: a margine della nascita di Fundación Sandretto al Matadero

di

Madrid è bellissima. “Sai che scoperta”, direte voi.
Eppure questo è uno dei motivi scatenanti che hanno portato Patrizia
Sandretto Re Rebaudengo
a prendere in considerazione, ieri
ufficializzata alla stampa, di aprire qui una terza sede della sua
istituzione, dopo Guarene e Torino. L’altro motivo, ci dice la Presidente, è la voglia di espandersi in
una Capitale europea dove gli sforzi degli ultimi 20 e passa anni in
Piemonte possano trovare un nuovo respiro. Torino, senza se e senza
ma, resterà la base di FSRR, ma quel che si doveva dimostrare lo si
è già fatto egregiamente, insomma.

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Patrizia Sandretto Re Rebaudengo davanti alla Nave 9 del Matadero Madrid

E allora si prende il volo, come vi abbiamo già raccontato, non in
uno spazio qualsiasi, ma al Matadero, l’ex mattatoio cittadino,
situato alla fermata della metropolitana di Legazpi (zona sud ovest),
e che miete numeri che si aggirano intorno ai 3 milioni di visitatori
l’anno, stando a quanto ci racconta la direttrice, Carlota Alvarez
Basso
. Quel che è altresì vero, è che qui non è così facile
contare gli ingressi, perché trattasi di una piazza pubblica e
aperta, inclusiva, che durante i week end è addirittura
sovraffollata. Anche questo lato ha colpito Sandretto Re Rebaudengo,
al di là dell’apertura di sinergie, scenari e possibilità di scambi
con la realtà dell’arte contemporanea cittadina, con la prospettiva
di gettare ponti anche su quell’America Latina di cui qui si sente
prossima la vibrazione e l’energia, nonostante vi sia un oceano di
mezzo. Gli altri numeri del Matadero, invece, sono abbastanza chiari: per
ora nel vecchio macello sono occupati 10 spazi: 6 in mano a privati e
4 gestiti dalla municipalità. Ogni spazio, dalla Casa de Lector alla
Cineteca, alla Naves Matadero per le arti live, ha un direttore
artistico indipendente, che lavora in autonomia sulla propria
programmazione. Al Matadero (dove vi sono anche 2 ristoranti) dal
2007, anno della sua inaugurazione, sono stati investiti qualcosa
come 111 milioni di euro (per oltre 160mila metri quadrati), dei
quali meno del 30 per cento impiegati dal comune di Madrid, e i
restanti ad opera di privati o finanziamenti ottenuti con bandi
europei. 

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Douglas Gordon- Philippe Parreno, Zidane. A 21st Century Portrait, 2006  Collezione Sandretto Re Rebaudengo

Dal Matadero, seguendo in bicicletta o a piedi il corso del Rio, si
arriva al Palazzo Reale; al Matadero, per studiarne il modello, vi è
una visita istituzionale a settimana. E Patrizia Sandretto racconta
anche che, quando si è diffusa la notizia del suo arrivo, più di
qualcuno ha pensato bene di presentare il proprio progetto per la
Nave 9, lo spazio che ospiterà parte della collezione permanente e
le cui caratteristiche avete letto ieri. Una scelta, quella di sbarcare qui, ponderata negli ultimi due anni e
molto, molto, sentita e voluta. Tanto che, ancora Sandretto durante
la conferenza stampa, ha dichiarato di considerare la Spagna il suo
secondo Paese. Al di là delle scelte romantiche è però anche presente un gesto di
rottura nei confronti dell’Europa dell’arte anglocentrica,
all’altalenante sciovinismo francofono, distanziandosi dall’idea
della novità portoghese di Lisbona come nuova Mecca del
contemporaneo. L’arrivo della collezione Sandretto e della sua lunga
progettualità legata alla promozione, alla cura, alla mediazione e
alla didattica dell’arte, potrà permettere di aprire una nuova
dimensione sulla fruizione del contemporaneo nella Capitale spagnola
dove, bisogna pur ricordarlo, il museo ufficiale dedicato al
contemporaneo è il Reina Sofia che, senza nulla togliere, così
improntato alla promozione dell’arte di oggi non è, anzi. Mentre lo
è, ufficialmente, il complesso Matadero. Spalleggiata dall’attuale sindaco di Madrid Manuela Carmena
Castrillo, donna dall’aspetto di “nonnina” che si rivela
essere un bulldozer parlando dell’importanza, per i cittadini, della
conoscenza di una bellezza che faccia rima non solo con estetica ma
anche con “etica”, Patrizia Sandretto sembra lanciare un
altro sasso nello stagno dell’immobilismo, scuotendo le acque e
premendo l’acceleratore in una direzione inattesa.

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Manuela Carmena Castrillo, sindaco di Madrid e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Un’operazione curiosamente “in rosa” anche questa, data la
fortissima componente di personaggi femminili presenti sulla scena,
che coincide con l’opening della collezione della gallerista Soledad
Lorenzo
, paladina delle “arti libere” durante e dopo il franchismo
con la sua galleria Theo che ha concesso la propria raccolta (di
artisti spagnoli) proprio al Reina Sofia, e che probabilmente resterà
donata al museo. Ma i ringraziamenti, per questa operazione che
somiglia alla volontà di Monsieur Pinault di portare la sua
Fondazione anche a Parigi alla Bourse de Commerce, passano anche per
il Segretario di Fondazione Sandretto, Carmelo di Gennaro (Ex
direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Madrid), o per Isabela
Mora
, collezionista madrilena, che hanno permesso l’attivazione delle
sinergie per la nascita della Fundación Sandretto Re Rebaudengo
Madrid. E la Fundación si occuperà in toto del ripristino completo dalla
Nave 9 (riservata in origine alla macellazione del pollame), con una
concessione demaniale cinquantennale rispetto a questo progetto.
Forse non sarà l’eternità, ma di questi tempi non ci sembra poco,
specialmente quando trattasi di un progetto a 360 gradi e che da qui
al 2019, anno di apertura della sede, promette già di movimentare
l’atmosfera: installazioni site specific, performance, incontri. E
Madrid, come ha ricordato in conferenza il coordinatore generale del
Comune Luís Queto “Non ha fatto alcun regalo”, mentre
Sandretto sicuramente alla città castigliana qualche cosa porterà.
Speriamo che i torinesi non se ne abbiano troppo a male.

Matteo
Bergamini

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