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L’Adorazione dei Magi
Il programma di restauri della Galleria degli Uffizi di Firenze prevede – ora che sono conclusi i restauri dell’Annunciazione e del Battesimo di Cristo di Leonardo da Vinci – un delicato intervento sulla tavola dell’Adorazione dei Magi, una delle migliori opere giovanili dell’artista toscano. Il dipinto, realizzato ad olio, fu commissionato a Leonardo dai monaci di San Donato a Scopeto, ma rimase incompiuto quando l’artista partì per Milano, lasciandolo nella casa di Amerigo Benci. Il tema dell’Adorazione dei Magi è molto presente nella pittura fiorentina della seconda metà del Quattrocento, grazie ad un richiamo diretto alla filosofia neoplatonica, allora molto diffusa, che riconosceva nella venuta del Messia l’atto iniziale della crisi del mondo pagano, vinto dalla nuova era cristiana: per questo sul fondo sono rappresenti edifici romani in rovina e cavalieri in lotta. La rappresentazione, appena abbozzata, di Leonardo da Vinci è mossa da una grande tensione drammatica, con figure che emergono dal buio, contorcendosi in maniera convulsa. Il colore chiaro dei personaggi in primo piano, con l’adorazione dei Magi e la serena maestà delle figure sacre, aumenta involontariamente, con il forte contrasto, la tensione della rappresentazione.
Le polemiche
La necessità di intervenire su un’opera delicata come l’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci ha suscitato vivaci polemiche: in prima fila contro il restauro si sono schierati il professor James Beck della Columbia University di New York e la storica dell’arte Mina Gregori che ha richiesto la nomina di una Commissione di esperti in grado di valutare la reale necessità di un restauro e la portata dei rischi cui si va incontro approvando l’intervento. Tra storici dell’arte, studiosi ed esperti di restauro sono state già raccolte trenta firme contro l’intervento: la protesta parte dall’idea che l’opera di Leonardo sia troppo preziosa per correre il rischio di essere danneggiata da un restauro: lo stesso ragionamento che ha portato il Museo del Louvre a rinunciare al restauro della Gioconda, opera troppo fragile al livello della superficie pittorica per essere sottoposta all’aggressione di un intervento. La Galleria degli Uffizi conferma intanto la piena fiducia al restauratore al quale ha affidato l’incarico di intervenire sull’opera – Alfio Del Serra, che ha già curato il restauro della Venere di Botticelli – considerato che i risultati delle analisi realizzate consentono di procedere con una certa tranquillità al restauro; esso interesserà il supporto ligneo, che sarà opportunamente consolidato per evitare cedimenti dannosi per la superficie pittorica, e le vecchie vernici, sporche ed ossidate, che saranno rimosse.
A cura di
[exibart]
Sembra cosa di routine: consolidamento e pulizia, ma a cosa si va incontro? Anche la Cappella Sistina era un lavoro di pulizia però senza tener conto del fatto che un pittore, un artista come Michelangelo, calcolava anche gli effetti del tempo sull’opera,(per inciso il risultato della Sistina non mi è piaciuto).
L’Otttocento ha fatto un sacco di danni con le verniciature, ma oggi se ne fanno di più con le puliture: non sempre, beninteso. Mi piacerebbe sentire il parere di restauratori, se conoscono il collega, le sue modalità di lavoro. Comunque ha ragione Mina Gregori a richiedere la nomina di esperti, speriamo tra essi non ci sia chi ha restaurato il Battistero di Parma.
Io sono favorevole al restauro, avendolo visto da vicino pare proprio che un intervento possa di sicuro salvaguardare la sua integrità, come sempre sarà un lavoro difficile … ma anche non intervenire…. mi pare peggio… o no?
Io sono per un restauro conservativo. Tuteliamo l’opera da ulteriore degrado senza interventi radicali. Tuteliamo l’originale vinciano.
Alfio Del Serra e’ sicuramente tra i migliori e piu’ esperti restauratori a cui si potesse affidare il restauro.
Qui non e’ specificato per quale motivo e’ stato deciso il restauro dell’opera; probabilmente, essendo un dipinto su tavola, ci saranno dei motivi strettamente conservativi (tarlature ecc.) che lo impongono al fine della sua conservazione>
Per quanto riguarda la commissione di esperti, mi fido piu’ del restauratore che di tutti i “cosiddetti” esperti storici dell’arte che spesso non hanno la minima cognizione pratica di cosa e’ un restauro e come si esegue. A meno che, gli storici lavorino insieme ad esperti del settore (quali altri restauratori, chimici ecc.) con i quali almeno anche chi restaura possa avere un dialogo reale, con persone che lo capiscono concretamente quando spiega l’intervento. Purtroppo questo avviene di rado e si preferisce sempre scegliere gli “esperti” della commissione, guarda a caso, proprio tra coloro che hanno provocato la polemica, senza preoccuparsi poi di allargare la scelta ad altre persone qualificate anche in altri campi.
Cara Luisa grazie dell’intervento!
Quello che dici conforta e sconforta nello stesso tempo: perché non si può intervenire e trovare il modo di cambiare la situazione delle nomine? Com’è l’attuale procedura? Si fonda tutto sulla prassi e la discrezione di chi ha un potere o ci sono delle direttive stabilite da seguire? Come si può far sì che diventi invece normale ( e quindi normativo) il riferirsi a tecnici di diverse discipline?
Su questo sono ignorantissima e chiedo a te.